Solo con te

O anche la parte mancante di Sotto protezione.

Autrici: Rabb-it/Sefoev
Genere: generale, romantico
Personaggi: Hotch/Haley
Disclaimer: I personaggi di Criminal Minds presenti in questa storia e il testo della canzoneSolo con te non appartengono a noi bensì agli aventi diritto. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Note: Il luogo e i momenti di questa song non esistono nella serie, ma solo all’interno della ff Sotto protezione per cui per capirci qualcosa, vi tocca leggerla.
Sono le scene tagliate, abbiamo mischiato un po’ le cose, sperando di divertirvi, come ci siamo divertite noi a farlo.

Solo con te

Da quando era arrivato nella casa protetta, lui e la sua ex moglie non avevano fatto altro che studiarsi per capire quanto dei giovani Aaron e Haley, due innamorati come tanti in un normale liceo cittadino, fosse rimasto dopo tutte le lacerazioni e le paure alle quali la vita li aveva costretti negli ultimi anni.

C’è qualcosa che non torna.
C’è qualcosa che non gira.
Tutto il giorno, tutta sera che ci penso su.

Il primo sguardo, in un misto di incertezza e angoscia, era stato sulla porta. Lui aveva bussato piano per non svegliare il bambino e lei era andata ad aprire con gli occhi grandi di paura, ma tutta l’ansia e l’inquietudine erano stati spazzati via quando lo aveva visto sull’uscio, con la testa piegata leggermente di lato come l’aveva guardato fare milioni di volte nei momenti in cui era incerto su qualcosa.
Lui non aveva sorriso, non l’aveva abbracciata, non era riuscito a fare altro che a pronunciare quelle poche frasi che avevano spiegato velocemente la fine dell’incubo.
“È tutto finito. È in carcere e non può più nuocere.”
Le parole erano uscite fredde dalle sue labbra e l’avevano fatto sembrare distante oltre il voluto.
Perché la realtà era che desiderava con tutto sé stesso poter a parlare con lei, chiederle come stava, discutere del loro scambio epistolare e anche domandarle perdono, per le scelte fatte e per averla messa in pericolo, ma si sentiva troppo stanco, dilaniato da quei giorni di uomo braccato, per tentare ancora di capire e spiegare.
Si era, quindi, limitato a chiedere di vedere suo figlio, l’unico punto fermo della sua vita, l’unico in grado di dargli serenità senza chiedere nulla in cambio.

Non è mica una scemata,
ma da quando sei andata,
c’è qualcosa che non torna, se non torni tu.

Non avrebbe voluto svegliare il piccolo, ma era bastato sfiorare le sue mani e lui gli era volato tra le braccia. Allora aveva chiuso gli occhi e lo aveva avvolto a sé in una stretta con cui aveva cercato di cancellare ogni minuto, ogni secondo che avevano dovuto passare lontani l’uno dall’altro.
Quando li aveva riaperti aveva incontrato di nuovo lo sguardo di Haley, leggermente annebbiato dalle lacrime che le scendevano lente e silenziose sulle guance, a mostrare una fragilità che non aveva mai visto in lei in tanti anni di vita insieme.
Aveva resistito con difficoltà all’impulso di allargare le braccia per contenere anche lei nella stretta, per farla sentire protetta e felice come quando si erano sposati, come anche lui si sentiva allora.
E un ricordo si fece strada prepotente: loro due a Roma, nel maggio di tanti anni prima, durante il viaggio di nozze.

Solo, solo con te.
Stavo bene con me.

Roma.
La bocca della verità, lui che imitava Gregory Peck in Vacanze Romane, fingendo che la sua mano fosse stata catturata dopo averle detto: “Non ti lascerò mai”. Mai scherzare su certe cose, anche se non era stato lui a lasciare lei, forse.Questione di punti di vista.
Le risate di lei mentre lo abbracciava e la passeggiata verso San Pietro, con quella cupola che diventava sempre più grande mano a mano che si avvicinavano.
Quella turista che, mentre si stavano fotografando a vicenda tra le colonne, aveva fatto loro segno per chiedere se volevano una foto insieme. Lui l’aveva guardata scettico, pensando che volesse derubarli, ma Haley le aveva messo la macchina fotografica in mano e si era stretta al suo braccio per mettersi in posa.
La turista aveva fatto loro un paio di scatti ed aveva ridato a lui la macchina, con un sorriso dolce come a dirgli: “Vedi, non sono una ladra!”. Glielo aveva letto dentro.
La vista dal Gianicolo, i piedi nella fontana per rinfrescarsi e quel vigile che si era avvicinato per dirgli che era proibito. Lui che si scusava in un italiano maldestro, mentre lei nascondeva il viso nell’incavo della sua spalla.

È proprio vero che a qualcuno tu,
Dai più importanza quando non l’hai più.
Lo sto imparando ora.

Jack aveva un mondo intero da raccontargli, erano successe un sacco di cose in sua assenza e il piccolo pareva deciso a riassumergli tutto in una volta.
Lui lo ascoltava attento, ma ogni tanto non poteva impedire alla sua mente di pensare a quanti momenti del suo bambino si era perso da sempre. E per sempre.
I primi passi di Jack scaricati sul pc per poterli vedere, dov’era quella volta?
Si ricordò di quando, il giorno del suo compleanno, era dovuto correre in ufficio per una chiamata di Gideon, mandando all’aria la festa che Haley e sua sorella gli avevano organizzato, per andare in Messico.
Jack tra le sue braccia che piangeva, la cognata che lo canzonava prendendolo in braccio e il piccolo che si calmava.
Haley con il telefono in mano: “È tua moglie!”
In quel momento aveva iniziato ad incrinarsi il suo rapporto con lei?
Era stata quella la prima avvisaglia da lui ignorata?
La sua esitazione nel chiamarla, Gideon che lo ammoniva sulla porta: “Hotch telefonale dalla macchina…”
Lui che si crucciava sul volo. Portando poi tutta la sua attenzione sul lavoro.
Jack all’ospedale, Haley arrabbiata perché lui se ne era dimenticato.
Un secondo segnale, più grave del primo, ma sempre ignorato.
Lei che lo spingeva al trasferimento, lui che le diceva: “Un ultimo caso!”
“E poi ce ne sarà un altro, ed un altro”.
La fine annunciata.

Solo, solo con te.
Ero sicuro di me.
Non lo sapevo ancora

La casa vuota al suo rientro, le carte per la separazione che non voleva firmare, ma non poteva più farci niente, lei aveva deciso che era finita e non se ne era reso conto in tempo, cosa gli aveva detto la cognata una volta? Proprio a quella festa di compleanno mancata… “Sei un ottimo profiler” Aveva colto il sarcasmo, ma forse avrebbe dovuto prenderla più sul serio.
Troppo tardi. Era giunto il divorzio e le visite settimanali al bambino, quasi.
Ma non era Haley ad impedirgli di vedere suo figlio, anche se si seccava un po’ quando passava la sera tardi.
I video che lei girava e gli passava. O quelli che qualche volta riusciva a fare lui per poi rivederlo, Jack sulla bicicletta e lui che, mentre lo stava guardando, veniva interrotto da una telefonata, lavoro, sempre lavoro.
Lo stesso che gli impediva di vederlo quanto avrebbe voluto.
Quello che lo aveva messo in pericolo.

Improvvisamente era ritornato con l’attenzione al discorso che stava facendo Jack e l’orso gli era sembrato decisamente più grande al secondo racconto della storia. Aveva idea che se ce ne fosse stato un terzo sarebbe stato più alto degli alberi e sorrise ad Haley, che sembrava aver notato il medesimo dettaglio.


Apro il frigo cosa cerco,
sfoglio un libro,ma non leggo.

Jack si era finalmente addormentato e lui aveva potuto spiegarle tutto quello che era accaduto negli ultimi giorni, omettendo le ultime parole di Foyet e la parte delle sue dimissioni, per evitare di turbarla senza ragione.
Dopo aver riso per uno sbadiglio uscito quasi all’unisono, un silenzio pesante, fatto di sguardi indagatori e di emozioni soffocate, aveva invaso la stanza. Era stato lui a romperlo e a ridurre la tensione con la gentilezza, dicendole che li avrebbe riaccompagnati con piacere a casa, la mattina successiva.
Ma quando lei si era alzata per andare a riposare nella sua stanza, non aveva potuto fare a meno di lasciare che il proprio sguardo scendesse sulle forme della sua ex moglie, evidenziate alla perfezione dalla camicia da notte leggera. Haley, imbarazzata dall’attenzione che le aveva rivolto, aveva stretto istintivamente a sé la vestaglia e lui si era ritrovato ad abbassare gli occhi sulle proprie mani maledicendosi, mentre la sentiva uscire dal salotto, per essersi quasi dimenticato che quella non era più sua moglie.
Non solo, era quasi sicuro che era stato sulla bocca di altri che Haley aveva scambiato respiri affannati ed erano altre le mani che l’avevano accarezzata e stretta nella passione e nella comprensione che lui le aveva negato nell’ultimo periodo del loro matrimonio. Era difficile da accettare, ma ormai era troppo tardi e il passato non si poteva cambiare. Aveva quindi smesso di torcersi le dita e si era preparato per dormire le poche ore che avrebbero portato la luce a cacciare le ombre della notte.

Cos’ho inciso su quel nastro
Non ricordo più.

Il respiro era ancora pesante per l’incubo e il brusco risveglio durante il quale si era ritrovato a stringere, decisamente troppo, il polso di quella che una volta era sua moglie.
La mano di lei, che prima gli aveva afferrato il mento per attirarne lo sguardo a sé, era scesa a sfiorare una cicatrice, ma lui d’istinto l’aveva fermata.
Nel farlo si era mosso verso Haley.
I loro visi così vicini, le sue labbra socchiuse, una calamita.
E niente gli era parso più giusto di essere lì in quel momento: era come tornare a casa dopo esserne stato lontano a lungo.
Le aveva messo le braccia lungo i fianchi e l’aveva stretta a sé, sfilandole con decisione la camicia da notte. Negli ultimi due anni c’erano state altre donne, ma quello che sentiva quando il suo corpo si intrecciava a quello di Haley non lo aveva mai provato con nessun’altra.
Dal momento in cui lei se ne era andata si era sentito incompleto e solo ora che l’aveva ritrovata riusciva ad ammettere con se stesso quanto le fosse mancata e quanto avesse bisogno di sentirla ancora vicina.
Semplicemente, senza farsi domande sul futuro.
E sperava che anche lei non se ne facesse.
C’erano solo loro due in quel momento.
Il resto del mondo, con le sue brutture e i suoi incubi, era fuori da quell’angolo di paradiso.
Lontano.

Tutta questa confusione
certo ha una spiegazione,
è una specie di disastro
se mi manchi tu.

Baciarla era stato come bere acqua fresca dopo aver attraversato il deserto, una sensazione conosciuta e naturale. Ma le labbra di lei non erano state sufficienti a dissetarlo, quindi era sceso con la bocca a coprirle il collo, lasciando baci infuocati che l’avevano fatta vibrare mentre la sdraiava lentamente e dolcemente sul divano letto.
Di colpo si era fermata a guardarla: la pelle bianca di lei rilucente dei raggi di luna che filtravano dalla finestra; la sua bocca socchiusa e invitante; di nuovo i suoi occhi negli occhi, ma questa volta senza dubbi né indecisioni.
Aveva ripreso a baciarla, dolcemente, esplorando con lentezza quel corpo già conosciuto e ritrovando sapori e sensazioni che, prepotenti, sostituivano nuovi ricordi al passato.
Le sue mani avevano preso ad accarezzare e tormentare il seno di lei, mentre il fiato si era fatto corto e il corpo chiedeva di più. I gemiti sommessi di Haley erano diventati un invito e la bocca aveva seguito le mani, che erano scese sensuali sul suo ventre e avevano ottenuto il permesso di andare oltre.
Il corpo di lei aveva reagito esattamente come lui ricordava, quindi al momento giusto aveva saputo fermarsi e risalire sulla sua bocca, aspirarne gli affanni mentre entrava nella sua femminilità e la faceva di nuovo sua. Movimenti dolci alternati a spinte profonde, mani intrecciate, sguardi di un intesa rinnovata e ancora forte, avevano accompagnato i loro corpi fino allo scuotimento dell’orgasmo, intenso e dirompente.


Solo, solo con te.
Stavo bene con me.
Incasinato io così non sono stato mai.
E l’ho capito dal momento in cui
sono rimasto solo.

Il mattino dopo con il risveglio era emerso l’imbarazzo di ritrovarsi abbracciati alla calda luce del sole che li costringeva a scoprire le carte e affrontarsi senza più la notte a nasconderli.
L’iniziale ritrosia era stata presto sostituita da sguardi ammiccanti, e Haley aveva ritrovato il coraggio e la decisione di un tempo invitandolo a fare insieme la doccia insieme, come spesso accadeva prima della nascita di Jack.
Un’intimità ritrovata?
Mille dubbi avevano affollato la sua mente, mentre le passava delicatamente la spugna insaponata sulla schiena e si beava delle risate maliziose che si lasciavano sfuggire. Ma guardando l’acqua che portava via i residui di sapone, aveva deciso di lasciare che anche i suoi dubbi scorressero lontano per lasciargli vivere il momento senza pensare troppo a quello che sarebbe stato.

E l’ho capito dal momento in cui
sono rimasto solo.
C’è qualcuno alla porta,
ho sentito dei rumori.
C’è qualcuno li di fuori,
vuoi vedere che…

In cucina lei aveva proposto quella inaspettata vacanza da trascorrere loro tre, insieme.
Si era preso un secondo per pensarci, ma si era reso conto subito di sentirne un immenso desiderio, esattamente come quella notte e quel mattino aveva desiderato lei.
Foyet e le sue minacce erano lontani, e non vedeva cosa di quello che lui poteva aver fatto anni prima potesse intromettersi.
Aveva ripensato al sospetto tradimento di lei e a quel telefono che aveva squillato nella sua borsa dopo che a lui non aveva risposto nessuno al telefono di casa. Ma ora non importava. Ora avrebbero passato sette giorni felici come quelli che avevano immaginato di poter vivere insieme quando si era giurati amore eterno. Era una sorta di ricompensa per tutto il male che era loro capitato e il resto sarebbe rimasto fuori del loro mondo per quella breve vacanza.
Al resto avrebbe pensato alla fine della settimana.


Vieni dentro non m’importa
Cosa. Quando. Dove. Come.
È stupendo stare insieme
Solo con te.

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