Sotto protezione, sesta parte

Disclaimer:I personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.

Deja Vù
Il rumore dei macchinari li costringeva ad urlare per riuscire a comunicare, c’erano due operai all’interno di una specie di sauna, solo che non erano lì per un trattamento in una qualche SPA, ma stavano sistemando del materiale che doveva prendere la giusta dose di umidità per passare alla lavorazione successiva.
Camera umidificatrice era il nome tecnico, La Sauna per gli addetti ai lavori.
“SPINGILO A DESTRA, QUI NON C’È PIU’ SPAZIO!”
Ad un certo punto la porta venne chiusa, il più anziano dei due mandò l’altro ad aprirla, ansioso ed irritato per quello che sembrava uno scherzo sciocco.
L’uomo, Tony, sui venticinque anni capelli neri portati lunghi fino alle spalle, poco più di un metro e settanta, fisico asciutto, si diresse con decisione alla maniglia di emergenza, pensava anche lui allo scherzo di un collega con un pessimo senso dell’umorismo.
“Quando Elias uscirà da qui ti farà a striscioline, chiunque tu sia, io non mi spavento così facilmente, ma a lui le coronarie stanno per cedere”.
Credeva che appena avesse aperto il portone si sarebbe trovato davanti Rupert, capelli biondi alla paggetto l’aria perennemente sbarazzina e quel non so che di malandrino che faceva sopportare le sue freddure perenni.
Avrebbe dovuto essere in pausa mensa, ottimo momento per tirare loro uno scherzo dei suoi.
Tony afferrò la maniglia, avevano fatto svariate volte le prove nel corso degli anni, per la sicurezza, e sapeva bene come aprire dall’interno.
Un semplice scatto all’indietro e la ruota che stava in cima avrebbe fatto da perno permettendo all’aria di entrare.
Ma la porta non si apriva.

Elias, sulla cinquantina capelli corti e grigi, basso e tarchiato, l’opposto fisico del collega, gli gridò di spicciarsi, sentiva già l’aria venirgli meno, lì dentro a porta chiusa si mancava di poco il 100% di umidità e il caldo era superiore di svariati gradi a qualsiasi temperatura estiva.
Era una cosa sopportabile per pochi minuti alla volta, e con la porta aperta.
Andò verso il giovane collega, era convinto che lui e Rupert gli stessero giocando qualche scherzo e che stesse solo facendo finta di aprirla.
“Allora, la smettete, apri quella dannata porta o ti piglio a calci da qui a S.Diego”.

Tony si voltò verso di lui, visibilmente spaventato.
“Ci sto provando, Rupert basta con lo scherzo, non è divertente!”
Elias cerco a sua volta di forzare la maniglia.
Sentirono un mugolio di dolore provenire da dentro la camera.
Si avvicinarono e videro steso tra i carrelli Rupert, si teneva la testa con una mano, tra le dita colavano delle gocce di sangue, i capelli biondi ne parevano intrisi.
Chiese loro cosa era capitato, con voce flebile.
E nessuno dei due ebbe una risposta, ma ad entrambi si disegno il panico sul volto.

“Se lui è qui… chi c’è li fuori?”
I due uomini sconvolti iniziarono a tempestare la porta di pugni e iniziarono a gridare.
Ma fuori il rumore dei macchinari li sovrastava, e non c’era nessuno, erano tutti in pausa mensa.
Nel locale adiacente davanti alla maniglia principale di quella porta c’era un pesante carrello che la bloccava, rendendo vani i tentativi di aprire dall’interno.
Le grida andarono avanti per alcuni minuti, poi il silenzio, forse avevano capito che non poteva sentirli nessuno, forse avevano perso conoscenza…o peggio.

A Quantico…giorni dopo.
JJ e Derek stavano esaminando alcuni casi, lei ad un certo punto fissò il collega e gli disse che lei lo perdonava.
Lui le sorrise, sapeva che aveva sentito lo scambio tra lui e Penelope, uno scontro a dire il vero.
La donna gli aveva detto che le sarebbe occorso del tempo per perdonargli le lacrime versate e che lui e Rossi dovevano essere grati alla loro buona stella se lei rivolgeva ancora loro la parola.
Lui le aveva risposto che l’importante era che facesse il suo lavoro; tre secondi netti dopo averlo detto se ne era già pentito, ma era tardi per rimediare ed aveva allungato i tempi di una probabile riconciliazione con l’amica.
“Subito? Senza reprimende?”
“Ti stai già punendo da solo, non serve che mi ci metta anche io, avevi un incarico e lo hai portato a termine, andiamo oltre”.
“Perché Garcia non la vede come te?”
“Perché io mi sono sfogata con loro, un po’ con Will, ma mai con te. Se si esclude quella frase su Hotch che lavorava nonostante le brutte notizie.
Lei invece si era appoggiata anche a te, le ci vorrà più tempo, molto se continui a risponderle in quel modo. Prima di essere un capo sei anche un nostro amico, ogni tanto ricordatelo”.
“Magari avrebbe dovuto ricordarselo anche Hotch prima di andarsene in quel modo, mi ha lasciato una bella gatta da pelare”.
“Vedi? Tu sei arrabbiato con Hotch con quello che ha passato e non capisci la rabbia di Penelope?”
“Hai ragione…”
JJ guardò con un sorriso il collega e passandogli l’ennesima cartellina lo invitò a tornare a concentrarsi sul lavoro.

C’erano stati una serie di omicidi, che sulle prime erano passati per incidenti sul lavoro.
Ma l’ultimo caso non poteva davvero essere un incidente.
Sobborghi di S.Diego.
Tre uomini trovati morti all’interno di una cella per l’umidità forzata. Uno con un vistoso trauma cranico, gli altri… annegati nel vapore era il termine esatto.
Era stata una cosa lenta, degna di un sadico.
Che forse aveva già colpito, dopo quel caso gli agenti avevano indagato su incidenti simili ed avevano scoperto una traccia, ma non sapevano più che pesci prendere per andare avanti e l’unità analisi comportamentale era sembrata la sola soluzione.
A Derek sembrava qualcosa di già visto, ma non riusciva a centrare il bersaglio, riunì la squadra, insieme si ragiona meglio.
A volte.
Bisognava capire con che schema l’unsub(S.I. in Italiano) colpiva, perché la cosa evidente era che aveva un qualche schema in mente e quello era il modo per catturarlo, arrivarci prima.
Intanto era importante levare di mezzo quelli che erano sul serio incidenti sul lavoro, quelli a volte accadono e le misure di sicurezza a volte non bastano, a loro serviva fare il punto su quelli che erano stati presi per tali e non lo erano.

Quando Garcia mostrò loro le statistiche sui morti sul lavoro ebbero un attimo di sconforto.
“E io che credevo di fare un lavoro pericoloso…”
“Lo fai, statisticamente un poliziotto ha più probabilità…”
“Reid, lo so, ma guarda quei numeri… qualcuno fa un lavoro altrettanto pericoloso e sono in pochi a rendersene conto… gli serve proprio un pazzo che li prenda di mira, un poliziotto sa che deve sempre stare in guardia…”
Per un attimo il pensiero di Derek andò ad Hotch ed alla sua aggressione.
“…ma un operaio non si aspetta di certo di essere minacciato da qualcosa di diverso da… un rischio disoccupazione!”
“O da qualche malattia causata dal lavoro… Aspetta un disoccupato… un ex dipendente arrabbiato?”
“Gli incidenti sospetti sono in quattro fabbriche diverse, non credo sarebbe passato inosservato se fosse rientrato a far danno”.
“Intanto cerchiamo di capire dove agisce, se davvero lo ha fatto solo in quelle quattro fabbriche abbiamo già una destinazione, San diego”.

“Comunque molti di questi sono evidenti incidenti, niente che faccia pensare ad un piano criminoso.”
“Tu inizia a fare un profilo geografico di dove sono gli incidenti sospetti, forse è in attività da anni, magari si sposta mano a mano che cambia lavoro”.
“Il che sarebbe inquietante…”
“Ci capitano mai casi non inquietanti?”

Reid parve riflettere per un attimo sulla cosa.
“Ora che mi ci fai pensare…no!”
Derek fece un accenno di sorriso all’espressione perplessa del collega.
“Andiamo sull’ultima scena. Al jet tra mezz’ora”.

Deja Vù II parte
Derek stava parlando al telefono con Dave.
“No, va bene, avviserò il pilota”.
Quando tornò indietro dalla cabina di pilotaggio gli altri lo guardarono in maniera interrogativa.
Dave ed Emily erano stati assenti tutta la mattina e credevano li avrebbero trovati lì ad aspettarli.
“Sono un po’ in ritardo, partiremo appena arriveranno”.
“Ma dove erano andati, o è un altro segreto anche questo?”
Derek ignorò la nota di polemica che sentiva nella voce di Reid, da quando era successo di Hotch non si erano mai parlati da soli, ed anche ora c’era JJ.
Che con un occhiata gli ricordò la frase di poche ore prima: “sei anche un nostro amico”.

“Basta ragazzino, vediamo di chiudere qui ed ora questa storia.
Ho fatto quello che ho dovuto e non voglio passare i prossimi giorni a dovermi giustificare, né tantomeno lo deve fare Rossi, lui ed Emily sono andati a parlare con Foyet, ed ora concentriamoci sul caso”.
“Magari se avessimo saputo cosa stava succedendo avremmo potuto parlare con Hotch, impedirgli di andarsene, ma forse a te stava bene così! Saresti tornato un agente speciale e basta se lui restava”.
Derek guardò Reid come se lo vedesse per la prima volta.
Non riusciva a credere che pensasse realmente che lui non avrebbe voluto riavere lì Hotch.
Anche Reid aveva un aria spaesata, come se non si aspettasse di essere così arrabbiato con Derek.
“Io…”
“Tu…”

L’ingresso di Dave ed Emily sbloccò la situazione di stallo che si era creata,entrambi colsero subito la tensione nell’aria e guardarono verso JJ, lei elencò loro i dettagli di cui erano a conoscenza sul caso, passando le cartelline che aveva preparato quella mattina nel primo incontro, in loro assenza.
Derek andò dal pilota a dirgli di decollare, quando tornò comprese che Dave era stato messo al corrente dell’uscita di Reid, si era seduto di fronte a lui e gli stava dicendo qualcosa.
Lo lasciò fare, era l’agente con più esperienza, forse Reid a lui avrebbe dato retta.

Guardò Emily e le si sedette a fianco e le domandò come era andata da Foyet.
“Ha detto ben poco, ma da quello che ho capito teneva d’occhio la nostra unità da almeno tre anni.
Non aveva fretta, doveva aspettare che Shaunessy morisse per avere la nostra attenzione di nuovo.
Se la vendetta è considerato un piatto che va gustato freddo, lui aveva messo il piatto nel congelatore”.
“Per vendicarsi di chi? Di Hotch?”
“Di chiunque si mettesse sulle sue tracce, chiunque”.
“E in questo cosa c’entrava la talpa?”
“Non ne siamo ancora certi, credo che dovremo chiedere ad Haley per sapere se lo conosceva, se Hotch ce lo permetterà”.
“Perché non dovrebbe?”
“Perché forse per lui è più importante una riconciliazione con la sua ex, che non sapere tutta la verità”.
“Hotch vorrebbe sempre sapere la verità!”
“Ne sei veramente certo? Sempre e mai sono promesse difficili da mantenere, specialmente quando ti sono già costate una volta la famiglia”.
“Ne sono certo, ma ora… pensiamo al caso!”
Richiamò l’attenzione degli altri, quando incrociò lo sguardo con Reid egli tentò un sorriso e spalancò gli occhi come a chiedergli scusa, e lui non ce la faceva proprio a restare arrabbiato con quel ragazzino… che non era più tanto ino da un pezzo, ma ormai lo chiamava così da sempre e non gli andava di perdere il vizio.
Gli sorrise di rimando e la pace fu ristabilita.
Doveva ricordarsi di ringraziare Rossi.

“Abbiamo quattro casi certi, in ognuno due o più vittime sono rimasti bloccati in luoghi insalubri, nei primi tre si era pensato a semplici incidenti dato che a parte la causa patologica della morte non c’erano altre tracce sulle vittime. Nell’ultimo caso qualcosa deve essere andato storto e ha dovuto colpire una delle vittime, rendendo evidente l’aggressione”.
“Che collegamento abbiamo tra gli altri tre casi e l’ultimo?”
“Una cosa che è stata notata solo nell’ultimo caso, gli operai uccisi erano gli unici presenti al lavoro gli altri erano in pausa, o per un cambio di turno o per la mensa”.
“Mentre in altri casi che abbiamo preso in esame c’erano diversi testimoni a poter confermare l’incidentalità del tutto, qui mancano totalmente: chi è presente, viene ucciso”.

Avevano parlato uno di seguito all’altro, poi Derek si era rivolto a Garcia che era ad ascoltarli dal suo fedele computer.
“Garcia controlla gli operai di ognuna delle 4 fabbriche, anche gli addetti alle consulenze esterne, magari ci sta un punto di contatto.”
“Consideralo fatto”.
“Grazie picc… Grazie Penelope”.

Rossi sorrise alla correzione di tiro da parte di Derek, l’abitudine che aveva di chiamare con dei vezzeggiativi Garcia sarebbe stata malvista dalla Strauss e l’unico modo per perderla era di non farlo più, anche quando era solo con loro che vi erano abituati.
Se fosse stato presente allo scontro e di quella mattina non avrebbe trovato la cosa divertente, ma lui non poteva sapere che i due avevano litigato, era giusto a conoscenza della discussione con Reid e solo perché era arrivato con Emily proprio al culmine.
E aveva scambiato due parole con Reid, giusto per chiarire al giovane che per quanto Derek potesse volere il comando, mai lo avrebbe preso a discapito di Hotch, e quello se lo doveva ficcare bene in testa o la loro squadra sarebbe andata a ramengo, con somma soddisfazione della Strauss, e di chi come lei vedeva come fumo negli occhi il fatto che la squadra di Hotchner fosse ancora unita.
Spencer pareva aver capito, e lui si augurava che presto la tensione scemasse.

Derek smistò la squadra, JJ e Reid sarebbero andati alla centrale di polizia a S.Diego per gli aggiornamenti e per terminare di stilare il profilo preliminare dell’SI, lui con Prentiss e Rossi si sarebbero diretti all’ultima scena del crimine per farsi un idea precisa di come aveva agito.
Una volta alla centrale JJ e Reid scoprirono come mai la polizia non aveva subito capito i collegamenti criminali tra gli omicidi, erano subissati di casi e gli incidenti sul lavoro rientravano nella sfera di competenza dell’associazione infortuni sul lavoro, ed altre società, i cui membri non erano di certo portati a pensare a folli criminali che nascondevano i loro delitti dietro l’apparenza dell’incidente.
Però fu proprio da una di quelle società, l’associazione sicurezza sul lavoro, che partì un primo profilo di Reid, dato che la medesima società si occupava di tutte e quattro le aziende.
Informazione arrivata fresca da Garcia, lo stesso consulente esterno per tutte e quattro le ditte.
Forse solo un caso, ma valeva la pena indagare più a fondo.

Deja Vù III parte

Derek, Dave ed Emily erano sulla scena, davanti a loro una grande camera, ora spenta, dove per terra erano evidenti i segni del passaggio delle unità di soccorso che avevano tentato di rianimare i tre uomini quando erano stati trovati dai colleghi.
Tubi per intubazione che parlavano di rianimazioni tentate, sacchetti per il ghiaccio secco ormai inutili che raccontavano di tentativi di abbassare la temperatura dei corpi.
E il carrello, un arnese alto almeno due metri che scorreva su delle ruote a bloccaggio, a detta dei testimoni era bloccato davanti alla maniglia in posizione tale da impedirne lo scorrimento.

Derek fece chiudere la porta, e una volta dentro gridò con quanto fiato aveva nei polmoni, aprì e chiese ai colleghi se avevano sentito qualcosa.
“Appena un po’” Fu la risposta di Emily.
Rossi fu meno sintetico.
“Poco, ed eravamo qui con le orecchie tese a captarti, e i macchinari sono spenti, con le macchine accese era impossibile sentire qualcuno gridare”.
“E lo sapeva, sapeva che per almeno mezz’ora nessuno sarebbe venuto a cercarli, nessuno sarebbe passato”.
“Ed è una cosa che questa scena ha in comune con le altre, solo che lì non era rimasto un carrello messo in maniera tanto evidente”.
“Perché questa differenza? Stavolta cosa lo ha disturbato?”
“Credo la stessa ragione per cui ha ferito una delle vittime, un imprevisto”.
“Lo deve aver sorpreso, ed ha pensato che poteva arrivare qualcun altro e se ne è andato senza rimettere a posto”.
“Magari tornando a mangiare tranquillamente con i colleghi”.
“Dici che l’SI è un collega? Ma Garcia ha escluso dipendenti in comune tra le quattro aziende, o no?”
“Magari gente assunta non in regola… non capita mai, vero?”
“Fermi… aspettate un attimo prima di prendere il largo!”

Emily aveva parlato con un tono che non ammetteva repliche, i due uomini la fissarono curiosi di sentire la sua opinione.
“Questo non è un operaio, lui li odia!”
“Capita a volte tra colleghi, lo avresti mai detto della nostra talpa? Avresti mai pensato che un agente potesse essere complice di Foyet?”
“Lascia stare Foyet, lui è un manipolatore ed ha trovato un agente con un problema di stress che era passato inosservato e lo ha manovrato. Questo SI detesta profondamente quelli che uccide, gli operai sono solidali fra di loro e quando si detestano si mandano all’inferno metaforicamente o si prendono a botte, non studiano metodi per accopparsi a tavolino, di norma”.
“Dimentichi quelli che fanno stragi con fucili a ripetizione?”
“Non rientrano nel profilo del nostro SI, sa quando sono isolati, sa quando non verranno soccorsi rapidamente ed ha sempre cercato di nascondere i delitti, non è il tipico stragista impulsivo, è troppo metodico”.
“Andiamo a sentire cosa ha Reid, magari possiamo già mettere insieme un profilo”.
Uscirono dalla camera, Emily si voltò un ultima volta, le sembrava di sentire le grida disperate di quegli uomini intrappolati, chiuse un istante gli occhi fece un profondo sospiro e seguì i colleghi fuori da lì.

Arrivarono rapidamente in centrale, Reid li mise al corrente di cosa aveva scoperto Garcia sulle ditte che verificavano la sicurezza e il tecnico che era stato in tutte e quattro.
Ma l’uomo aveva degli alibi inattaccabili, ogni volta che c’era stato un delitto lui era da un’altra parte a fare delle verifiche, quindi era da escludere.
Però il profilo corrispondeva, una persona magari malvista dagli operai, dovevano capire che molla lo aveva fatto scattare, anche se dovevano cercare un altro soggetto.
A Derek venne in mente di chiedere un’altra verifica a Garcia, verificare le ditte che svolgevano anche altri incarichi per le aziende in questione, tipo le imprese di pulizia.
Rossi gli chiese cosa avesse in mente.
E lui gli spiegò il suo punto di vista.
“Stiamo sbagliando. Non è qualcuno di cui gli operai si ricorderebbero, saprebbero di averlo visto in giro, è qualcuno a cui nessuno bada, gli invisibili, quelli che a volte nemmeno salutiamo se gli incrociamo tanto siamo abituati alla loro presenza”.

Penelope trovò un riscontro.
“C’è una ditta, si occupano della derattizzazione, e sono attivi in tutte e quattro le aziende colpite… oh mio Dio.”
“Penelope?”
“Due volte al mese va lo stesso addetto in ognuna di loro, ed ora sta andando in un’altra!”
“IL NOME GARCIA, IL NOME!”
La donna passò subito i dati, sia dell’uomo che dell’azienda dove si stava dirigendo, o forse era già al lavoro.
Mentre si dirigevano a sirene spiegate nel luogo indicato, ed una pattuglia più vicina era già stata allertata, lei li ragguagliò sull’uomo che avevano rintracciato.

L’uomo era rimasto vedovo da pochi mesi, la moglie e il loro unico figlio erano stati investiti da un ubriaco. L’ubriaco era tra le prime vittime.
“Perché non si è fermato una volta vendicata la moglie e il figlio?”
Fu la domanda che sorse spontanea a Garcia.
Fu Rossi a risponderle.
“Perché gli unici per cui non era un invisibile erano morti,e si sentiva morto anche lui dentro.
Vedeva quegli altri che continuavano a vivere e a ridere, non riusciva a tollerarlo, ogni volta che qualcuno di loro lo ignorava, lui poi veniva colto dal desiderio di ucciderlo. Una persona normale lo pensa solo, o al massimo lo scrive sul suo diario, una persona che ha subito un forte stress può impazzire e…”
“Ma erano anche loro padri di famiglia, figli, fratelli…”
“Piccola, lo fermeremo, non farà male ad altri, calmati!”
La voce di Derek che la chiamava piccola, un accenno di sorriso tra le lacrime si sentì nella risposta che la donna gli dette.
“Sì, capo!”

Derek potè mantenere la promessa, riuscirono a fermarlo prima che agisse di nuovo, mentre lo portavano via ammanettato continuava a chiamare la moglie ed il figlio, come se fossero lì davanti a lui.
Sul jet che li riportava a casa ognuno stava nel suo silenzio, il caso li aveva scossi, un padre di famiglia che impazzisce al punto da uccidere chiunque gli ricordi la persona che aveva ucciso i suoi cari.
Vedere due volte al mese la causa del suo dolore lo aveva fatto uscire di sennò, ogni volta che uccideva, uccideva di nuovo l’assassino dei suoi.

Il silenzio durò fino ad un uscita di Reid.
“Abbiamo risolto il caso anche senza Hotch!”

Derek trasalì.
Ecco cos’era quella sensazione di già visto, non era inerente al caso.
Era un legame con la situazione che ricordava di aver già vissuto, quando Gideon si era dimesso lui aveva avuto la medesima reazione di Reid, e ad Hotch aveva detto la stessa frase.
“Abbiamo risolto il caso anche senza Gideon!”
Erano passati due anni? Due anni prima Hotch non aveva avuto risposta da dargli, ma se lui avesse fatto passare la cosa sotto silenzio Reid avrebbe pensato che aveva ragione a dirgli che era felice di essere il capo.

“È solo in vacanza, e ne abbiamo risolti anche altri di casi, quando era in convalescenza!
Ah, a proposito, ne abbiamo persino risolti anche in tua assenza, ragazzino!”

L’ultima parola fu detta ridendo all’indirizzo di un Reid perplesso per la reazione a quello che lui considerava un complimento all’ottima direzione del caso da parte di Morgan.
Anche gli altri si misero a ridere all’ultima parola, e lui mise il broncio, almeno fino a che Rossi non gli diede di gomito per invitarlo a una partita a carte.

Derek si mise sotto a stilare rapporti, così da poter lasciare l’ufficio ad un orario decente, mentre JJ ed Emily si unirono a Rossi e Reid.
Penelope che aveva seguito buona parte dello scambio, felice di saperli in rientro, si mise a scrivere un messaggio:
Stiamo bene, ma tu ci manchi. Sappilo!

Premette invio, e sperò che il destinatario avesse il tempo di leggerlo e sentirsi almeno un pochino in colpa, solo un po’.

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