Sotto protezione, quinta parte

Disclaimer:I personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.

Doppio gioco

Un mattino Hotch avvisò che non sarebbe stato al lavoro, Dave e Derek fecero in modo che l’intero ufficio ascoltasse per caso una loro conversazione in cui nominavano un posto dove potevano essere Haley e Jake.
Non lontano da dove poteva essere precipitato l’aereo, con il dettaglio che c’erano solo feriti e non vittime.
Così la talpa avrebbe pensato che non li avevano ancora rintracciati con sicurezza e che se avvisava Foyet lui avrebbe potuto precedere gli agenti, avendo dei dettagli in più.
Dettagli forniti da Garcia, che si sarebbe fatta sfuggire inavvertitamente dove secondo lei dovevano cercare, ma l’area era vasta diversi chilometri e lei aveva lasciato intendere che dal cellulare di uno degli agenti di sorveglianza si poteva risalire alla posizione precisa.
Ma lei non conosceva tutti gli agenti incaricati.

L’esca era pronta, ora dovevano solo aspettare che il pesce abboccasse.

Nessuno dagli uffici usò il telefono, ma se il complice era furbo non lo avrebbe fatto dall’interno.
Ma qualcuno spulciò i tabulati telefonici dell’agente che sarebbe dovuto essere sull’aereo con Haley e Jake, non scoprirono chi era stato, fino a che non arrivo una chiamata.
Diversi impiegati avevano lasciato gli uffici verso mezzogiorno, uno di loro fece sapere che si era sentito male e chiese di poter restare a casa.
Rossi e Derek si scambiarono un occhiata eloquente ed avvisarono Hotch.
Hotch era nella zona in cui avevano predisposto la trappola, alcuni rottami ed una tenda d’emergenza, come se il pilota avesse approntato un minimo di sicurezza contro il maltempo, dopo un atterraggio d’emergenza andato a buon fine.
E il cellulare di quell’agente all’interno della tenda.

Passarono alcune ore ed un uomo con indosso un’incerata si diresse sul sentiero reso scivoloso dalle piogge, aspettarono che si avvicinasse, poi la trappola scattò.
L’uomo fu colto di sorpresa e tentò la fuga verso la gola, nella corsa perse l’equilibrio e scivolo lungo il canyon.
Videro il corpo sbattere contro le rocce, avrebbero dovuto scendere a recuperarlo per assicurarsi della sua identità.
Hotch chiamò JJ e le chiese di far diramare un comunicato stampa in cui si affermava che Foyet “Il Mietitore” era caduto in un imboscata dell’FBI.

La donna eseguì il comando, stupita della facilità con cui era caduto in trappola.
Disse delle sue perplessità a Derek, che le rispose stando sul vago, con accenni al fatto che forse il vedere frustrati i suoi progetti di torturare a lungo Hotch lo avevano reso imprudente.

Alcune ore dopo Hotch andò alla sua auto, aveva lasciato gli altri sul campo a recuperare i resti dell’uomo.
Chiamò Rossi e gli fece sapere che intendeva dirigersi al più presto da Haley e Jake.
E si diresse con l’auto verso l’interno del parco.
Guidò per un pezzo, e si fermò davanti ad un capanno isolato.
Rimase per qualche istante sulla porta come indeciso, poi la aprì.
Mentre stava entrando qualcuno gli arrivò alle spalle e lo sbatté a terra.

“Credevi veramente di esserti liberato di me, agente Hotchner? Non sei stato capace di proteggere la tua famiglia, pensavi davvero che sarei caduto in quella stupida trappola? Il tuo ultimo pensiero sarà che loro sono morti e tu non li hai salvati”.
“È quello che credi tu!”

Con un calcio ben assestato fece cadere l’uomo che stava sopra di lui, stavolta il vantaggio della sorpresa era suo, sapeva che Foyet non doveva essere lontano, ma doveva farlo uscire allo scoperto.
E far credere che lo pensavano morto era un modo perfetto, per chi vuole vedere riconosciuta la propria grandezza criminale non c’era smacco peggiore che passare per uno che si fa fregare da una banale imboscata.
Non poteva tollerarlo e su quello Aaron aveva contato quando aveva dettato quel comunicato a JJ.

Hotch fece fuoco, lo colpì ad una spalla.
Poi rimase per qualche istante pensare a come sarebbe stato facile liberarsi di lui per sempre.
Nessuno gli avrebbe mai contestato la legittima difesa, quello era un pericoloso serial killer.
Ma l’agente ebbe il sopravvento sull’uomo, come sempre.

Foyet tentò di provocarlo mentre lo ammanettava.
“Sei un vigliacco, non hai nemmeno il coraggio di finirmi”.
“Ci penseranno altri a decretare la tua fine!”

Arrivarono anche gli altri, allertati da Rossi si erano subito diretti sulle coordinate del gps del suv di Hotch, che aveva passato loro Garcia.
La trappola aveva funzionato.

Ma Foyet non aveva ancora finito di spargere veleno.
“Oh sai è stato divertente sfasciare la tua famiglia”.
“Tu non hai sfasciato niente, loro sono sani e salvi ben lontani da qui”.

Reid e Prentiss si voltarono verso Derek che volse loro i palmi in avanti come a dire che aveva le mani legate.

“Ma io non mi riferivo alla loro morte, io avevo capito che quella era una farsa, ma chiedi alla tua signora se conosceva l’agente che è precipitato in quel canyon, sai… era un pezzo che vi tenevo d’occhio e lui è proprio capitato nel momento giusto”.
Lo spinsero nell’auto e finalmente non dovettero più ascoltarlo.

Aaron rimpianse di non avergli sparato in piena fronte, cosa stava dicendo quel pazzo?
Che si era preparato anni prima della morte di Shaunessy a colpire proprio lui?
Che sapeva che lui era ossessionato a tal punto dalla sua cattura, fino dalla sua prima comparsa un decennio fa, che non si sarebbe mai dimesso dall’FBI fino a che non fosse tornato a colpire?
Troppe cose, tutte in una sola volta.
Mentre portavano via Foyet, Hotch consegnò distintivo e pistola nelle mani di Derek e chiese a Sam, che li aveva raggiunti, di portarlo da Jake e da Haley.

Derek rimase interdetto davanti al gesto di Hotch, e non gli venne niente da dire per fermarlo.
Anche gli altri restarono stupefatti dalla cosa e guardavano il distintivo di Hotch come se fosse stato un serpente pronto a morderli se avessero fiatato.
Hotch salì nell’auto a fianco di Sam e scambiò una sola occhiata con Rossi, che gli fece un cenno di assenso con il capo, e per la prima volta da mesi sul volto di Aaron si disegnò un vero sorriso, accompagnato da un lungo sospiro.

Reazioni
Rientrarono in ufficio un po’ sconvolti per come si era conclusa la situazione.
Reid mise al corrente JJ e Garcia della buona notizia su Haley e Jake.
Penelope guardò male Derek, lui non sostenne il suo sguardo, e si infilò in ufficio.
Seguito dalla donna.
Stava mettendo il distintivo e la pistola di Hotch in un cassetto della scrivania e lo chiuse a chiave, non dette il tempo a lei di dirgli niente.
“Dì agli altri che tra dieci minuti abbiamo una riunione, voglio parlare con tutti”.
“Ma…”
“Penelope, per favore…”
“Va bene”.

Garcia si diresse all’open space, dove c’era una strana atmosfera, felici per la conclusione di un incubo, sorpresi e tristi per la decisione di Hotch di dimettersi.
E forse anche un po’ feriti, per come erano stati tenuti all’oscuro, avevano capito tutti che qualcosa non quadrava, ma si erano fidati di Rossi e Derek su cosa stava succedendo.
Ed ora erano molto irritati con Rossi.
“Perché non ci avete avvisati almeno uno alla volta in privato?”
“Perché se dovevamo tendere una trappola ne conoscevamo solo una parte?”
“Lo sapevi dall’inizio?”

“Ragazzi, Derek ci vuole nell’ufficio riunione tra dieci minuti, ci spiegherà tutto, credo”.
Rossi guardò con gratitudine la donna che lo aveva appena salvato da un linciaggio verbale.
Lei gli servì lo stesso sguardo astioso che aveva riservato a Derek, ricordava ancora molto bene come era stato duro nel descrivere cosa avrebbero dovuto fare, per vendicare la morte di Haley e Jake, sperava che lui e Derek avessero delle ottime scusanti per averla fatta stare così male.
Ad Hotch poteva perdonarlo, lui era sconvolto per la sua famiglia e per una volta nella vita li aveva messi davanti al suo lavoro, ma loro due no…
Come ha potuto Derek consolarmi in quel modo, sapendo che loro stavano bene.
Come mi ha potuto mentire così!

JJ ripensava ad una situazione avvenuta molti anni prima.
Lei era sconvolta per la morte di alcune donne, e faticava a concentrarsi sul caso, si sentiva troppo coinvolta.
Hotch aveva cercato di spiegarle che nel loro lavoro era normale sentirsi così, lei gli aveva risposto che a lui non succedeva di farsi coinvolgere, e la sua risposta era stata “E forse non è un bene!”
Stavolta è stato travolto, non solo coinvolto, l’espressione che aveva mentre consegnava a Derek il distintivo… non credo di averlo mai visto in quello stato.

Reid si domandava come aveva fatto a non capire cosa stava succedendo, aveva visto Hotch farsi distante con la squadra, ma lo aveva imputato allo stress, non ad una serie di cose fatte alle loro spalle.
Ma aveva ragione lui, ora Foyet è catturato ed è solo questo che conta.

Emily ripensava alle parole di Foyet, aveva iniziato da lontano a tormentare Hotch, il come era una delle cose che si ripromise di scoprire.
Non voglio che restino questioni irrisolte.

Chi è prudente, saggio e desideroso di stabile prosperità non lasci mai un resto, né di fuoco, né di debito, né di nemico.

Andarono nella saletta riunioni, Derek era già lì ad aspettarli.
Attese che fossero tutti seduti poi iniziò.

“Per quello che mi riguarda Hotch è in ferie, permesso speciale per stare un po’ con i suoi.
Non ho alcuna intenzione di accettare le sue dimissioni e gli lascerò un po’ di tempo per riprendersi dagli ultimi fatti, quindi evitiamo l’argomento della sua consegna di pistola e distintivo fuori da qui.
Garcia, fino a che non lo dirò io, al computer centrale non devono arrivare comunicazioni, nel caso Hotch mandi le dimissioni per e-mail”.

“Ti ficcherai nei guai con la Strauss”.
Era stato Rossi a parlare.

“Sono il caposquadra e fino a quando le cose non saranno appianate sono anche il superiore di Hotch, quindi posso farlo”.

“Intercettare le sue mail? Non credo proprio”.

“David, adesso basta! Voglio dare ad Hotch il tempo di riflettere sulla sua decisione, ha agito d’impulso, non è da lui!”

“Derek, c’erano delle cose che Aaron ha detto quella sera che non ti ho riferito, non è stata una decisione d’impulso. È stata una decisione sofferta, ma ci pensava da un po’.”

“Da quando era stato aggredito, dubito si possano considerare decisioni ponderate con calma.
Non intendo tornare sulle mie decisioni, voglio lasciargli del tempo e tu non me lo impedirai, chiaro!”

“D’accordo, capo”.

Gli altri osservarono quello scambio con la sensazione che la tensione tra i due potesse da un momento all’altro scatenare una tempesta elettrica dritta sulle loro teste.

Penelope si disse che impedire che le dimissioni divenissero effettive era un giochino già fatto e non vedeva la difficoltà di ripeterlo.
Anche lei come Derek riteneva che la decisione non fosse stata affatto presa con la calma che era necessaria, non gli era stato possibile.
Ora gli potevano lasciare del tempo.
Se poi fosse stato ancora della stessa idea, ne avrebbero preso atto.
Ma per il momento non era male considerarlo solo in permesso vacanze.
Dava il modo di riprendere fiato anche a loro.

Reid ripensò alle dimissioni di Gideon, repentine ed improvvise quanto quelle di Hotch.
Forse nemmeno lui sarebbe tornato sulle sue decisioni, Jason non lo aveva fatto, perché mai Hotch avrebbe dovuto?
Un’altra persona a cui teneva che se ne andava, cambiamenti.
Non era certo di come affrontare la cosa, andare da Hotch e dirgli che non doveva farlo?
Non sapeva se ne aveva il diritto.
Non sapeva se fosse giusto, sapeva solo che gli faceva male.

JJ rimase assorta, rivedeva i vari momenti in cui Hotch era stato il collante della squadra, quando era ritornato dopo che era stato cacciato dalla Strauss e Gideon si era dimesso.
Come era sempre stato presente al loro fianco, con Spence quando ne aveva avuto bisogno, con lei quando l’aveva rassicurata sulle normali preoccupazioni di un genitore, con Penelope quando era stata ferita, con Derek nel tenerlo in riga quando esagerava, o rimettere a posto Rossi quando appena rientrato voleva fare come ai vecchi tempi.
Il suo essere sempre ligio alle regole aveva permesso ad ognuno di loro di esserlo un poco meno.
Come avrebbero fatto senza di lui?
Sarebbero riusciti a restare uniti? Vedendo la lite tra Derek e Dave i dubbi erano legittimi.

Emily ricordò quando era arrivata nell’unità, Gideon e Hotch non ne erano stati avvertiti, e lui non la voleva tra i piedi, era stato categorico.
Poi le aveva concesso un’opportunità, e si era guadagnata la sua stima e il suo rispetto, anche per non aver tradito la squadra quando aveva scelto le dimissioni piuttosto che riferire alla Strauss dei problemi che c’erano.
Ora toccava a lei concedergli la stessa opportunità, di cambiare idea e tornare sui suoi passi.
Forse pensa che non gli perdoneremo le menzogne, ma si sbaglia.
Abbiamo bisogno di lui, deve saperlo.

Rossi lasciò scorrere lo sguardo sugli uomini e le donne della squadra, poteva immaginare cosa stessero pensando, e lui stesso sperava che Aaron cambiasse idea, che trovasse un equilibrio tra il lavoro e la famiglia, ma non voleva che si facessero illusioni.
Poteva non tornare mai come prima.
Ma loro avevano comunque un compito da svolgere, con o senza Hotch.

Derek imitò Rossi, e anche i pensieri erano ben poco dissimili, sapeva che Hotch non era tipo da decisioni impulsive, ma non voleva arrendersi, non ancora.
E voleva con tutte le sue forze che la squadra continuasse ad essere unita come lo era stata negli ultimi due anni.

Jake
Sam stava guidando da oltre mezz’ora quando si decise a parlare.
“Ho visto che hai consegnato pistola e distintivo, non è che sei stato troppo precipitoso?”
Hotch rimase assorto per qualche istante, poi gli rispose.
“No, nel momento in cui ho mentito alla mia squadra e li ho usati per far uscire allo scoperto Foyet e il complice senza renderli partecipi di quello che accadeva, ho capito che avrei dovuto dimettermi.
La fiducia è essenziale nel nostro lavoro.”

Sam si voltò per un istante a guardare il collega, l’espressione perplessa come se non credesse alle proprie orecchie.
Poi tornò a guardare la strada e aggiunse.
“Non potevi fare altrimenti, non ce ne è stato il tempo.”
Hotch scosse la testa piano, come se anche lui avesse difficoltà a credere a quello che stava per dire.
“Veramente di occasioni per metterli a parte di cosa stava succedendo ne ho avute, siamo andati a seguire dei casi, e mentre eravamo sul jet noi da soli sapevo che avrei potuto dir loro tutto, ma non ci sono riuscito, non ne ho quasi parlato nemmeno con Rossi e Morgan, che ne erano a conoscenza”.

“Sapevano anche delle tue dimissioni?”
“Ho accennato la cosa a Dave, ma credo non ne avesse parlato a Derek”.
“No, vista la sua espressione direi proprio che non se lo aspettava, ma Rossi non ha tentato di dissuaderti?”
“Le mie decisioni le prendo da solo, non ho l’abitudine di farmi influenzare dagli altrui pareri”.
“Secondo me avresti dovuto parlare con loro, sapere come avevano preso la cosa, prima di decidere, sicuramente avranno capito”.
“Li ho dati per scontati. Ho dato per scontato che avrebbero capito. Ma non torno indietro, sapranno andare avanti anche senza di me. I cambiamenti a volte fanno bene”.
“Convinto tu…”

Hotch guardò Sam, aveva colto la sospensione del giudizio nella sua frase, e ne era infastidito, credeva veramente che la cosa gli piacesse?
Ma in fondo del parere di Sam poco gli importava, era più preoccupato da Haley.
Cosa intendeva Foyet con quell’ultima frase?
Forse per stasera poteva lasciar perdere, era solo l’ultima cattiveria di un verme, e non gli sembrava il caso di affrontarla subito.

L’arrivo alla casa protetta lo distolse dalle sue eculubrazioni.
“Forse dovrei andare in un motel e passare domani mattina, ora staranno dormendo”.
“A parte che credo che non veda l’ora di sapere che è tutto finito, la in fondo è la cucina e la luce è accesa, dubito che abbia mai dormito più di un paio d’ore per notte in questi mesi”.
“È vero, non vedrà l’ora di tornare a casa”.
Si avvicinarono, Hotch bussò piano.
Haley andò ad aprire ed appena vide l’ex-marito sulla porta sentì l’angoscia di quei mesi scivolarle via.
“È tutto finito, è in carcere e non può più nuocere.”
“”Tu come stai?”
“Non lo so ancora… posso vedere Jake?”
“Certo vieni!”
Sam spiegò che gli avrebbe lasciato l’auto di Haley per il rientro e se ne andò, lasciandoli soli.
Aaron si sedette sul bordo del letto del figlio, eccolo lì la sua ragione di vita, il motivo per cui si alzava la mattina, quanto era cresciuto in quei mesi, o forse era solo un impressione.
Il bambino si rigirò nel sonno e mormorò qualcosa.
Aaron guardò Haley, gli era parso che lo avesse chiamato, lei gli fece segno di coccolarlo un po’ per scacciare i brutti sogni, lui mise una sua mano sopra quelle piccole del figlio, forse la mano di Aaron era fredda, Jake aprì gli occhi di scatto.
“PAPA’, papà sei tornato!”
Gli saltò letteralmente al collo, lui lo tenne stretto a se.
Dave aveva ragione, poteva perdonarsi qualsiasi cosa mentre abbracciava suo figlio.
Haley piangeva dalla gioia davanti a quella scena, l’espressione sul viso di suo figlio era quanto di più bello avesse mai visto, gioia allo stato puro.
E il sollievo sul volto di Aaron, non ricordava di averlo mai visto così sereno.

Jake non ne volle sapere di tornare a dormire, volle raccontare al padre di tutte la cose che aveva fatto e visto in sua assenza, doveva dirgli dell’orso, Haley sorrise tra se a sentire come diventava più grande ogni volta che lo ricordava.
Lei preparò per Aaron il divano letto, lo aveva visto stanco e non credeva fosse il caso di dirigersi a casa senza che avesse almeno riposato un poco.
Quando Jake crollò per la stanchezza, lo misero a letto insieme.
E solo allora Aaron le spiego cosa era successo negli ultimi giorni.
Omise il dettaglio delle ultime frasi di Foyet, non voleva turbarla ci sarebbe stato tempo per chiarire i punti oscuri, non le parlò nemmeno delle sue dimissioni, non gli parve il caso.

Poi entrambi soffocarono uno sbadiglio e scappò loro da ridere.
Si scambiarono degli sguardi che parlavano di tutte le parole non dette.
Ma il momento passò nel silenzio.
Lui fu il primo a riprendersi.
“Domani mattina vi riporto a casa!”
“Grazie, per tutto!”

Lei uscì dal piccolo salottino ed andò a riposare nella sua stanza, forse stanotte avrebbe dormito.
Ed era la stessa cosa che stava pensando Aaron.
Stanotte niente insonnia, finalmente.

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