Vite parallele, testa o croce?

Iniziata a scrivere il:
Venerdì 6 maggio 2005

Una settimana fa andava in onda in USA l’ultima puntata di JAG, una delle prime immagini che ho potuto vedere è stata una monetina che girava in aria, chiudendo un ciclo.

E da li parte questa storia….

Forse farete un poco di fatica a seguire, ma con il solito impegno che vi mettono i lettori di ff so che ve la caverete alla grande, con una o due spiegazioni che chiariscono il percorso di lettura, se non metto commenti personali dentro le ff non son contenta, non lo avevate ancora capito?

Allora non avevate letto nulla di mio?!?

va bhe vi perdono!

Ma quanto son buona! 😀

Vi do un primo indizio, la ff potrebbe avere come sottotitolo Sliding Doors e con questo mi sa che ho chiarito già cosa sto per fare.

Pronti?

Attenti?

Via alla lettura!

DISCLAMERS: I PROTAGONISTI DI JAG CHE SONO PRESENTI NELLA STORIA SONO DI PROPRIETA’ ESCLUSIVA DI DONALD P. BELLISSARIO. L’AUTRICE DEL RACCONTO LI HA PRESI IN PRESTITO PER PURO DIVERTIMENTO SENZA ALCUNO SCOPO DI LUCRO.

Vite parallele

La moneta che Bud aveva lanciato in aria sembrava non volesse più scendere, tutti la stavano osservando con il fiato sospeso, forse i due meno ansiosi erano i diretti interessati all’esito del lancio.

Comunque andasse sarebbero stati insieme, San Diego o Londra non aveva alcuna importanza, come aveva già detto una volta uno dei due, dove ci troviamo non cambia ciò che siamo.

Finalmente la moneta terminò di roteare e Bud si apprestò, con fare teatrale, a mostrarne il risultato.

Croce
Mac guardò Harm titubante, sperando di non scorgere del rammarico nel suo sguardo, ciò che vide le piacque; come le era piaciuto quello che aveva visto ore prima, si stava ancora domandando come avevano potuto attendere NOVE ANNI…ma bando ai rimpianti, era il caso di godere del presente, niente tristezze pensando al tempo perduto che non si può recuperare!

Il Generale Cresswell si schiarì la voce.

“Bene colonnello direi che può togliere molti degli abiti pesanti dalla valigia, la California vi attende! Capitano, sa vero che Miramar è a due passi potrebbe sempre insegnare alla scuola di volo. O ci aveva già pensato?”

“No, non mi ero ancora chiesto cosa fare a San Diego, non volevo restare deluso se fosse uscito testa.”

Mac alzò di nuovo lo sguardo su di lui, gli occhi sorridevano era felice per lei, si rese conto che lo era veramente, avrebbe pensato che un poco gli sarebbe spiaciuto di rinunciare al grado di Capitano di Vascello appena acquisito, ma forse era solo lei che era troppo insicura, lui le aveva detto che gli andava bene andare a San Diego ed era stato sincero, come del resto lo era stata lei dicendo “mi va bene Londra”.E allora, perché temeva sempre che gli altri la deludessero?

Harm era Harm non Gli Altri!

Harriett abbracciò Mac.

“Ci mancherete tanto!”

“Harriett non andiamo in capo al mondo, torneremo a trovarvi e poi voi non dovete portare i bambini a visitare Disney World?”

Era stato Harm a parlare, Mac aveva un groppo in gola, si strinse a lui e aspirò il suo profumo un’altra volta, come si sentiva sicura, era una sensazione stupenda stare tra le sue braccia.

Testa
Mac sorrise ad Harm, sapeva che lui avrebbe fatto lo stesso per lei se fosse uscito croce, non che non le spiacesse un poco, ma avevano apposta per quello deciso di lasciare al caso, per non dover recriminare poi in futuro.

Per entrambi la scelta sarebbe stata di rinunciare per seguire l’altro e non sarebbero bastati altri nove anni per decidere chi avrebbe perso di più sacrificando la propria carriera, e nessuno dei due voleva perdere ancora tempo in sciocche prevaricazioni, meglio lasciare al caso!

E il caso diceva Londra!

“Europa aspettaci, stiamo arrivando!” si disse Harm, stringendo a sè Mac, e sperando che la rinuncia non le pesasse troppo. Il caso era forse stata una scelta azzeccata, ma non poteva non avere dei dubbi, sapendo quanto lei avesse faticato per arrivare all’incarico a cui stava per rinunciare.

Si chiese se non avrebbe dovuto insistere di più per andare a San Diego, ecco adesso scopriva che mentre la moneta stava girando aveva pregato perché uscisse croce, ma poi vide il sorriso di lei.

No, lo abbiamo deciso insieme di affidarci al caso ed insieme andremo incontro al futuro!

Croce
Poco dopo a San Diego

Mac stava leggendo i rapporti che Jennifer le aveva fatto trovare quel mattino, diversi casi richiedevano la sua attenzione immediata, come le sembrava lontana la sua luna di miele!

Erano state settimane da sogno, loro due soli, il mondo fuori non esisteva!

Poi il richiamo alla realtà, Harm era stato accettato alla scuola di volo di Miramar, dava lezioni ai giovani sbarbatelli che erano quello che era stato lui un tempo, così non solo era rimasto in Marina, ma era anche tornato a volare, come già aveva fatto in precedenza, solo che ora era una cosa più definitiva.

Tuttavia, non sarebbe mai rientrato nei ranghi dello JAG questa volta, avrebbe raggiunto la pensione come istruttore piloti, anche se il grado di Capitano di Vascello restava suo, grazie al Generale Cresswell che aveva messo una buona parola, per non parlare dell’Ammiraglio Chegwidden che aveva intercesso nonostante fosse in pensione da quasi un anno.

Quando aveva comunicato loro la notizia della nomina di Harm ad istruttore di volo a Miramar (era stato lui in persona a volerlo fare), aveva detto era parte del suo regalo di nozze. Ma non era stato tutto: aveva accettato anche di accompagnarla all’altare e lei era stata troppo felice che le avesse fatto questo onore.

Ripensò al giorno delle sue nozze, celebrate alcuni mesi prima proprio lì a San Diego.

Gli amici li avevano raggiunti per l’occasione, poi loro erano partiti per la luna di miele tornando dopo due settimane alla realtà quotidiana, fatta anche di un mutuo per la casa da pagare. Era una bella casetta a metà strada tra la base di Miramar e i suoi uffici: decisamente stavano diventando bravi nell’arte del compromesso.

Abbandonò i suoi pensieri e tornò alla realtà. Aprì l’incartamento che le avevano appena portato e un nome attrasse la sua attenzione: Vukovick.

Il Generale lo aveva assegnato ad un caso, chissà se il giovane Tenente era un po’ maturato dall’ultima volta che lo aveva visto, ma non ci contava troppo, uno come Vukovick era un tipo che non matura. Poi si disse che era ingiusta in fondo lui ci aveva provato, chi non avrebbe voluto una destinazione tanto prestigiosa come la costa del Pacifico?

E poi una volta pensava le stesse cose di Harm…

No, il parallelo tra Harm e Vukovick non funzionava, certo anche Harm era arrogante, ma lo era solo quando si trattava di difendere le sue idee, non era mai sceso ai livelli di Vukovick per vincere una causa. Oddio lei una volta c’era andata vicina. Ecco cosa la infastidiva di Vuk la somiglianza con lei, quando, meno matura, più insicura e certamente più impulsiva della donna di oggi, aveva fatto cose simili. Simili, appunto, non uguali. No, nemmeno lei era mai scesa tanto in basso!

Quindi chi le ricordava Yuk?

Forse la Singer sì, ma poveretta era deceduta da tempo!

E allora?

Ecco la verità: Vuk era la versione maschile del Tenente Singer, solo che se per quest’ultima certi atteggiamenti potevano dipendere dal fatto che, come donna, aveva trovato molte porte sbarrate, per Vuk, ovviamente, la storia era un’altra.

Non arrivava da una famiglia benestante, e per lui la carriera era stata tutta in salita. Chissà cosa sarebbe successo se i due si fossero incontrati, anime gemelle forse!

Ma anche lei era una donna e le porte trovate chiuse aveva provveduto a sfondarle, con la grazia di un panzer tedesco le aveva detto una volta il marito, e persino Harm dopo il suo incidente aveva dovuto affrontare prove non facili, ma entrambi si erano rimboccati le maniche e si erano dati da fare.

Altro che piangersi addosso!

Premette il tasto dell’interfono e disse a Jennifer di mandarle gli ufficiali del primo fascicolo che aveva davanti

INTANTO A MIRAMAR
Harm stava osservando Mattie, quel mattino non aveva lezioni e lei gli aveva detto che voleva stare con lui se era possibile. E Harm mai e poi mai avrebbe rifiutato di averla con sè; l’ansia provata quando era stato tutte quelle ore in ospedale non era nemmeno descrivibile, gli era parso di morire ogni volta che il monitor a cui era collegata dava un segnale anomalo.

La ragazza, ormai una giovane donna, stava osservando rapita la pista davanti a sè, lui non sapeva dove il suo sguardo fosse diretto, se ai giovani ed imberbi piloti o agli aerei, ma sospettava fortemente che lei non gli avrebbe mai parlato di certe cose.

Meno male che c’era Mac, a sorbirsi i dettagli sugli eventuali giovanotti.

Distolse la sua attenzione da Mattie e si mise ad osservare a sua volta aerei e piloti. Domandandosi quanto tempo era passato per lui.

Mattie lo guardò e parve intuire al volo i suoi pensieri.

“Geloso? Della loro età?”

“Scherzi? Alla loro età non avevo te e Mac.”

La ragazza scosse i riccioli ramati, ora li portava più corti, ma se aveva capito bene un discorso che stava facendo con Mac la sera prima stava già pensando di lasciarli crescere nuovamente.

L’uomo scosse il capo.

“Donne!” pensò ridacchiando fra sé.

Testa

Londra
In una sala da té Mac era seduta di fronte alla moglie dell’ambasciatore americano a Londra, la donna l’aveva invitata per renderla partecipe degli eventi mondani che si sarebbero svolti in quelle settimane, correva il genetliaco della Regina e c’erano dei protocolli da rispettare.

A Sarah sembrava solo una barba pazzesca. Abituata a cose ben diverse si sentiva spaesata, ma forse era solo la mancanza della sua corazza protettiva, la sua divisa verde da Marine.

D’improvviso le chiacchiere della sala parvero spegnersi di colpo, e la moglie dell’ambasciatore sorrise.

“Sarah suo marito non riuscirà mai a farle un’entrata di sorpresa in un locale pubblico, specie se pieno di donne. Ha la facoltà di azzerare la salivazione, mi scusi la sfacciataggine.”

Mac pensò che forse la donna non era noiosa come le era parso all’inizio!

“Non tema, fa lo stesso effetto anche a me e lo conosco da un pezzo ormai.”

“Sarah, signora Reese, mi spiace essere venuto ad interrompervi, ma ho ricevuto notizie da Washigton.” disse Harm.

“Non si preoccupi Capitano, credo che a sua moglie la sua interruzione sia ben gradita, spero non siano cattive notizie.”

“No, ottime a dire il vero, dobbiamo finire di preparare la stanza a nostra figlia, arriverà domani ad Heathrow.”

“Mattie! A che ora ha l’aereo? Quando lo hai saputo? Perché non mi hai chiamato?”

“Hai il telefono spento, sei nella sala da té rammenti? E poi la notizia volevo dartela di persona, ed azzerare la salivazione ad un po’ di gentili signore” terminò con un sorrisetto compiaciuto.

“Harm, non essere sfacciato!” lo rimbrottò Mac fingendosi arrabbiata. Ma non era così, adorava bearsi di lui e del conseguente effetto che aveva sulle donne, giovani e meno giovani. Quando accadeva un episodio come quello di pochi minuti prima godeva all’idea che quell’uomo era suo e solo suo.

La signora Reese rise dello spirito di Harm e ringraziò il cielo che non fosse il suo di marito ad avere delle simili orecchie.

Accidenti credevo di averlo appena sussurrato quel commento!

“Non dica nulla Sarah, meno male che hanno mandato una coppia di spirito a sollevarci il morale, sa a volte a noi vecchi barbosi manca un po’ di sano senso dell’umorismo. Capitano spero di avere presto ospite a casa mia lei e la sua famiglia al completo, vi lascio, devo svolgere alcune commissioni, sa inderogabili barbosità che presto travolgeranno anche la sua gentile consorte.”

La donna si allontanò lasciando la coppia la tavolo.

“Allora che mi dici, sono giunto in tempo a salvarti?”

“Un tempismo perfetto, stavo per addormentarmi, ma non credevo se ne fosse accorta tanto bene.”

“Stai perdendo colpi! Comunque è vero che Mattie arriva domani, stavo uscendo dall’ufficio quando è arrivata la sua telefonata.”

“Bene, mi accompagni a prenderla o sarò sola in quell’immenso scalo?”

“Tu timorosa, Sarah ma stai bene? E comunque ho sistemato gli impegni domani mattina sarò libero.”

“Timorosa no, ma mi manchi, sai che in questi mesi che stiamo a Londra siamo stati insieme meno che quando lavoravamo nello stesso ufficio.”

“E’ solo l’inizio, questione di assestamento, e poi ti pare che sia la stessa cosa lavorare insieme ed essere sposati?”

“No, devo ammettere che essere tua moglie ha dei lati davvero piacevoli che non avevo mai potuto sperimentare come collega, ma ciò non toglie che mi senta sola. A volte vorrei dividere ancora con te certe cose, ma dopo che sei stato al lavoro tutto il giorno non posso certo fartene parlare anche a casa. Quelle poche volte che lo facciamo poi mi accorgo che rimani teso, come se fossi ancora in ufficio.”

“Immagino che sia colpa mia, temo che parlandotene di una cosa a cui tu hai rinunciato per venire con me ti faccia sorgere rimpianti.”

“Tu ne avresti avuti se fosse uscita croce?”

“No, sarei stato felice per te.”

“Lo abbiamo deciso insieme. Ti ricordi cosa abbiamo detto? ‘Lasciamo fare al caso, almeno non ci sarà alcun rimpianto’ e così abbiamo fatto. Adesso andiamo a preparare la stanza di Mattie”

IL GIORNO DOPO ALLO SCALO DI HEATHROW
La giovane donna dai capelli rossi localizzò Harm immediatamente in mezzo alla folla, e venne a sua volta vista appena mise piede fuori dalla porta di sbarco.

Era felice di averli finalmente potuti raggiungere, il loro matrimonio celebrato in tutta fretta la mattina prima di partire per Londra era stata l’ultima occasione che aveva avuto di star con loro, poi l’oceano li aveva separati fino alla fine del disbrigo delle pratiche per l’adozione, ora era figlia loro a tutti gli effetti.

Un abbraccio a tre fece sorridere diversi dei passeggeri che avevano avuto a che fare con la ragazzina che era entrata nelle simpatie delle inservienti di volo: ora capivano a cosa fosse dovuta tanta eccitazione, andava dai genitori.

Erano proprio una bella famiglia felice, e ora erano una famiglia a tutti gli effetti, dopo che il padre di Mattie l’aveva praticamente abbandonata al suo destino in ospedale.

Harm si mise alla guida, non aveva avuto problemi a prender la mano con la guida, avendo imparato a guidare da ragazzo nella casa del patrigno alle Bahamas dove la guida è come in Gran Bretagna e in Australia.

Mac e Mattie parlarono di come era andato il volo, di come stavano gli amici a Washington D.C., che mandavano i loro saluti. Harriett mandava anche qualcos’altro: una bella torta al cioccolato, per la gioia del suo goloso preferito, dopo i figli.

Mac sorrise al pensiero di Harriett che, con quello che le davano da fare pargoli era riuscita lo stesso a trovare il tempo per far loro una torta.

Poi guardò il marito concentrato al volante, l’Europa non era stata esattamente come si aspettava, certo sapeva che gli USA non erano più visti solo come dei liberatori, ma anche come dei gendarmi del mondo, ma lo stesso non era preparato a tutto l’astio che gli stavano riversando contro come capo del distaccamento della procura militare USA.

Vide che le rughe d’espressione si erano accentuate, ed erano passate solo poche settimane dal loro arrivo.

Le spiaceva non poterlo aiutare in ufficio, avrebbe fatto del suo meglio dalle retrovie, come aveva definito una volta Harriett il suo star all’erta per lui.

Croce

San Diego
UFFICI JAG

Vuckovick era in piedi fermo davanti alla scrivania di Mac e le stava facendo rapporto sulla sua indagine. Quando terminò, con il suo solito fare strafottente, le chiese come andavano le cose da donna sposata.

“Vanno bene, come meglio non potrebbero.”

“Per il capitano sarà stata dura!”

L’insinuazione era lì lampante, ma lei sapeva che se l’avesse raccolta il giovane avrebbe pensato che aveva ragione a credere che il lavoro che Harm aveva lasciato per seguire lei, ora gli mancava.

Meglio ignorarlo, e commentare con noncuranza.

“Per niente, vede mio marito non vedeva l’ora di tornare in volo, io gliene ho solo fornito l’occasione.”

Vide lo stupore balenare nei suoi occhi e capì di averlo spiazzato.

<servito! Si vede che la chiacchierata prima della mia partenza da Washington non gli era bastata, piccolo impudente, se mi cerchi mi trovi, ora lo hai capito?>

“Capisco, avete entrambi ciò che desideravate, ma che sarebbe successo se fosse uscito testa?”

“Visto che è uscito croce non capisco cosa serva pensarci, e poi se anche ci pensassi, crede ne parlerei con lei?”

“Ottima replica, spero che la mia indagine la soddisfi, so che non mi reputa troppo un buon elemento, ma questo processo è troppo importante per me per lasciare che dei dissapori con lei mi rovinino la carriera.”

“Faccia bene il suo lavoro e non avrà problemi, ma non conti che le chieda di restare a S.Diego, il mio staff è al completo”

“Hi! Hi, M’dm!”

Vuckovick uscì dall’ufficio, e Mac si rilassò sullo schienale della sedia, guardò la foto del marito e della figlia, Mattie, e sorrise loro pensando che in fondo non aveva mentito, Harm era veramente felice di essere tornato agli aerei, anche se sapeva che un poco gli pesava il troppo poco tempo che passavano insieme.

Ma era tempo meraviglioso, anche nelle discussioni sul colore della carta da parati loro si divertivano.

Mattie diceva che doveva essere uno spasso vederli come avversari in aula, e loro non potevano che annuire, ripensando alle tante volte che erano stati ora avversari ora complici, un’altalena di emozioni che li aveva fatti avvicinare e allontanare, un cantautore avrebbe trovato le parole adatte, magari con Harm che suonava la chitarra.

Quella chitarra… la sera, quando era ispirato si metteva a suonare e lei si scopriva sempre più innamorata.

Un deciso bussare alla porta la riportò alla realtà, era Coates, che entrò nello studio con l’aria affranta.

Mac si alzò di scatto, domandandosi preoccupata cosa poteva essere capitato.

Testa

LONDRA
UFFICIO CPT. RABB

Harm era in riunione telefonica con Cresswell, c’era un’indagine in corso e il Generale aveva mandato Bud, che sarebbe arrivato in serata.

L’indagine riguardava certe spese non consentite che erano state fatte dal predecessore di Harm; ecco spiegata la sua promozione frettolosa serviva in tutta fretta che uno del suo calibro si sedesse su una poltrona che scottava.

Terminato di parlare con il Generale, si appoggiò allo schienale della poltrona, rimanendo per alcuni istanti immobile e sperando che la tensione che sentiva pervadere ogni fibra del suo corpo se ne andasse. Ma non ci riuscì, la tensione rimase dov’era. Si rimise in posizione eretta sbuffando contrariato: si sarebbe dovuto rassegnare a conviverci.

L’adrenalina lo caricava, ma avrebbe preferito poter dividere tutto ancora con Mac, certo le poteva parlare del lavoro, non avrebbe tradito la sua fiducia ma non voleva farle rimpiangere ancora di più la rinuncia a S. Diego.

Temeva che se le avesse detto che il motivo per cui era stato promosso era la sua maggiore conoscenza e padronanza del diritto internazionale, Mac ci sarebbe rimasta male. Del resto anche lei aveva molta esperienza in materia maturata quando era di stanza a Okinawa e aveva tutte le carte in regola per essere promossa e destinata ad un incarico altrettanto prestigioso. Aveva sempre taciuto per paura che lei potesse rimpiangere la scelta di aver abbandonato tutto per seguirlo.

Lo squillo dell’interfono lo riportò a terra, era Galindez che gli comunicava che era arrivato il pacco che aspettava.

Galindez era rientrato dalle missioni per conto della CIA nello stesso periodo che in cui lui stava cercando qualcuno di fidato per avere un valido aiuto a Londra. Dopo il rifiuto di Bud aveva pensato a Jen che però aveva una storia seria in corso in quel periodo e non sapeva decidersi L’arrivo di Victor aveva sbloccato le cose, chi meglio di lui avrebbe potuto essergli d’aiuto come spalla? Solo Bud, ma lui ormai aveva deciso e non voleva certo costringere l’amico a fare una cosa che non si sentiva.

Certo sarebbe stato felice di vederlo quella sera, molto felice.

Ricordava ancora bene come gli avesse detto che gli uffici dello JAG non sarebbero stati più gli stessi senza di lui, e senza Mac.

Nel frattempo, Galindez aveva bussato alla sua porta scostandola di poco per fargli sapere che era arrivato.

“Entra Victor, dobbiamo esaminare quello che ci ha lasciato il Capitano che mi ha preceduto”

“Ma cosa credeva di fare? Lo sapeva che vi sarebbero stati controlli” esordì il Sergente.

Galindez si era chiuso la porta alle spalle prima di fare quel commento, Harm non mancò di notarlo e gli sorrise di cuore grato della delicatezza dimostrata, non era il caso che il resto dell’ufficio sparlasse ulteriormente.

Iniziarono a spulciare i fascicoli e non si resero conto del passare del tempo. Il materiale era tanto. Quell’uomo aveva coperto ogni spesa fasulla con delle richieste giustificabili: una volta per del materiale d’ufficio, un’altra volta per un auto che sarebbe servita a chi veniva da fuori al posto di prenderla a noleggio, insomma un vero gioco ad incastro, una spesa ne copriva un’altra che ne andava a coprire una terza che spariva per riemergere nelle tasche di amici del capitano o direttamente sui suoi conti.

E il lievitare di questi ultimi aveva insospettito un po’ di gente e da lì era partita l’inchiesta e la conseguente cacciata del tale. (del suo predecessore).

“Certo che aveva messo da parte un bel gruzzolo!”

“Solo perché non c’era a Bud a fare da revisore dei conti, rammento ancora una lezione su come coprire dei buchi di bilancio per far aggiustare un tetto, ma questo è diverso, qui si tratta di un vero e proprio furto.”

“Cosa rischia?”

“Bhe un bel po’ di tempo in carcere, una multa assai salata e il congedo con disonore dalla Marina.”

“Ma ora dobbiamo recuperare credibilità, ormai gira una barzelletta, se hai bisogno di un prestito il miglior usuraio sta in Grosvenor Square!”

“Vero, anche quella dei prestiti sarà un pista lunga da verificare, non tutti ci tengono a far sapere di essersi rivolti al capitano Drummond…ex- Capitano ormai.”

“Già, mi scusi capitano, ho visto adesso l’ora, lei non doveva andare a prendere il Comandante Roberts?”

Harm si alzò di scatto non era solo Bud, c’era anche la cena, la sua ennesima cena in ritardo, Mac sarebbe stata furibonda.

Croce

S. DIEGO
APPENA FUORI CITTA’

Dei rottami fumanti erano sul ciglio della scarpata, diversi uomini stavano cercando di spegnere l’incendio che rischiava di propagarsi, era un periodo di siccità e le sterpaglie erano facili alle fiamme.

Mac era ferma ad osservare l’andirivieni dei pompieri. Non appena Coates le aveva riferito dell’incidente, insieme si erano precipitate sul luogo.

Un caccia era precipitato mentre eseguiva un sorvolo a bassa quota, centrando un pulmino che stava sulla strada, che ora stava bruciando in un tutt’uno con parte dei rottami dell’aereo. Altri pezzi della carlinga andavano a fuoco tutt’intorno.

Lo shock era stato forte, anche perché all’inizio si sapeva solo che il pulmino di una gita scolastica era stato colpito, quindi la mente era corsa ai bambini. Successivamente avevano appreso che, il pilota si era eiettato il più tardi possibile, ma non era riuscito a dirigere l’aereo lontano dalla strada.

Un ambulanza lo stava portando via ferito e malconcio, ma vivo.

Su un’altura a diversi metri dal luogo dello schianto un uomo con vicino a sè una dozzina di ragazzini dai sette ai dodici anni stava osservando la scena come stava facendo Mac, poco più in basso.

Era l’autista del pulmino, diversi minuti prima aveva forato e si era fermato sul ciglio della scarpata, aveva chiamato in soccorso dei colleghi, ma visto che si moriva dal caldo non voleva far stare i bambini dentro il pulmino e in strada non si fidava dato che pur non essendo molto trafficata erano comunque troppo a rischio, allora aveva fatto affidamento sui più grandi per sorvegliare i più piccoli ed erano andati li sopra, a poche centinaia di metri dal pulmino, all’ombra e lontani dai pericoli.

Certo il caccia sarebbe potuto cadere li invece che sul pulmino, ma era andato sulla strada, e a parte lo spavento e l’aver inalato del fumo stavano tutti bene, solo che le prime notizie non riportavano il fatto che i bambini stessero tutti bene ed ecco spiegata l’espressione sconvolta di Coats quando era andata da Mac.

Le due donne vennero raggiunte da Harm.

“Harm cosa stava facendo il pilota? Questa non è zona di sorvoli!”

“Colonnello, non credo che questo sia il posto o il luogo per una discussione sulla vicenda.”

La freddezza di Harm sorprese Jennifer, che si allontanò per dare alla coppia un po’ di privacy.

Ma i due parvero non accorgersi nemmeno della cosa.

“No, questo non è il luogo, ma non provare a tagliarmi fuori, voglio vederci chiaro. Chi c’era lassù con lui? Cosa stava facendo il suo istruttore?”

“Mac! C’ero io con lui e cosa stavamo facendo, se permetti, lo dirò all’inchiesta che tu come capo del distaccamento di S. Diego farai aprire, non a mia moglie, mi sono spiegato?”

Per Sarah fu come uno schiaffo un pieno volto, no non poteva aprire un’indagine proprio sul conto di suo marito, e non poteva permettere che la cosa si mettesse tra di loro.

Indietreggiò di un passo, lui non la trattenne, e i loro sguardi dicevano quello che, in quel momento, le parole non potevano.

Testa

VIGILIA DI NATALE
WASHINGTON D.C.

Mac stava dirigendosi al Muro, era arrivata nella capitale quel mattino, le cose tra lei ed Harm stavano andando di male in peggio.

Lui era troppo preso dal lavoro, dimenticava di avvisare quando ritardava, e l’ultima lite era stata sulla scuola per Mattie. Le aveva detto che voleva stare un po’ da sola, inizialmente pensava di andare da Harriett, ma poi si disse che una stanza d’albergo sarebbe stato meglio, almeno avrebbe evitato domande.

Aveva riposato poco e male durante il volo e nella stanza era stato anche peggio, poi si era detta che era il caso di andare al Muro. Pensò ad Harm, che per il secondo anno mancava l’appuntamento con il padre.

ma stavolta non è per colpa mia!

Era quasi giunta al pannello dove stava scritto il nome di Harmon Rabb Sr, e rimase senza parole nel vedere chi c’era la davanti a lei, era voltato verso la nera pietra con una mano stava togliendo la neve da sopra il nome di suo padre.

ma come ha fatto? Deve aver preso il volo dopo il mio! Chissà se ha portato Mattie, no sarebbe con lui qui.

Croce

THE WALL
WASHINGTON D.C.

Harm tolse la neve da sopra il nome di suo padre, era arrivato nel pomeriggio, dopo che quel mattino lui e Mac avevano discusso. Le aveva detto che andava a rispettare l’appuntamento che lei l’anno prima gli aveva fatto perdere.

Aveva visto i suoi occhi riempirsi di dolore, ma non aveva ritirato la cattiveria.

Ultimamente non facevano che ferirsi, dopo l’inchiesta i rapporti tra loro erano diventati così freddi che un orso polare si sarebbe trovato a suo agio con loro.

Mattie lo aveva accompagnato fin quasi al Muro, dicendogli che non capiva come potessero farsi tanto male, dopo quello che avevano passato. Arrivati vicino al monumento, lui le aveva detto che voleva andare da solo, e così la ragazzina era andata da una sua amica che non vedeva da quando si erano trasferiti.

Si sentì osservato, si voltò e vide Sarah davanti a lui, aveva un aria stupita come se non si aspettasse di vederlo lì.

perché quell’espressione? Lo sapevi dove sarei venuto. pensò.

Fu lei a rompere il silenzio per prima.

“Ciao, quando sei arrivato?”

“Nel pomeriggio, sono andato in albergo, non volevo che Bud ed Harriett si preoccupassero vedendomi solo.”

“Anche io ho fatto la stessa cosa. Mattie è con te?”

“No, volevo star solo è andata da un amica. Detesta le nostre liti” la fissò intensamente, avvicinandosi a lei e prendendole il viso gelato fra le mani:
“Come siamo arrivati a questo punto Sarah?”

Testa
Mac pensò rapidamente a dove poteva essere Mattie per non essere lì con Harm.
Mattie è andata da un’amica, forse ha pensato che ci saremmo trovati e ha voluto lasciarci solo. E’ una ragazza in gamba, lei sa cosa volevo dire ad Harm la sera che con Galindez ha fatto tardi per l’ennesima volta. Povera piccola, non bastava quello che ha passato con i suoi genitori, pure noi dovevamo farla star male? Non è giusto!

“Non credevo di trovarti qui, quando me ne sono andata eri preso dal caso con Bud. Da quando siamo andati a Londra non abbiamo più tempo per noi, e la cosa inizia a pesarmi.”

Testa (&) Croce

“Londra? Mac di cosa parli?”

“Come di cosa parlo? Sei sempre in ufficio, e non parliamo più, che fine hanno fatto le nostre promesse di matrimonio?! Ce le siamo scambiate qui a Washington prima di partire per Londra!”

Harm guardò Mac per un lungo istante, poi disse una cosa molto sciocca, ma comprensibile vista la stranezza della situazione.

“Mac, ma hai bevuto per caso?”
Lo schiaffo arrivò fulmineo, lui rimase a fissare la moglie che disse poche, sferzanti, parole.

“Non ti permettere mai più! Non intendo tollerare il tuo sarcasmo!”

“Mac, fammi capire, secondo te siamo andati a Londra? Io arrivo da S. Diego a Londra è andato Sturgis dopo che è uscita croce, insegno nella scuola di volo di Miramar. E sei tu quella che non ha tempo per noi. Io ci sono sempre.”

“Harm smettila di prendermi in giro, Sturgis è andato a S.Diego dopo che quando è uscita testa il generale Cresswell ha offerto a lui il posto che era stato offerto a me!”

“Non ti sto prendendo in giro!”

E tirò fuori la patente che attestava il cambio di indirizzo da Washigton D.C. a San Diego.

Lei tirò fuori il biglietto aereo che aveva in borsa, con l’indicazione Londra-Washington.

“Non capisco che sta succedendo.”

“Alla vigilia di Natale i miracoli a volte accadono, perché sei venuta al Muro?”

“Per sentirti più vicino, sono settimane che non comunichiamo più.”

Rimasero a fissarsi per un tempo interminabile, a nessuno dei due pareva possibile quello che stava accadendo.

“Anche a S.Diego l’aria tra di noi si era fatta pesante, sai cosa vuol dire?”

“ Cosa? Che sposarci è stato un errore e che, a prescindere dal fatto che sia uscito testa o croce, le cose sono comunque destinate ad andare male tra di noi?”

“No, tu mi stavi cercando e mi hai trovato, noi ci troviamo sempre! Anche in mondi paralleli.”

Entrambi notarono delle differenze nello sguardo.

e’ Mac, ma non è lei….è assurdo!

e’ Harm non ce ne può essere un altro…eppure…

Come a provare a se stessi di essere reali si avvicinarono l’uno all’altra, come attratti da una calamita.

Il desiderio di baciarsi prese il sopravvento, e dopo un lungo ed appassionato bacio entrambi tirarono un sospiro di sollievo.

E dissero all’unisono la medesima cosa

“Sei tu!”

Seguita da un:

“E chi dovrei essere?”

Che li fece scoppiare a ridere tenendosi stretti.

“In che albergo sei alloggiata, ti raggiungo.”

“Ma sei sicuro?”

“Dobbiamo parlare, non so che altro accadrà stanotte, ma non credo finisca qui al Muro, questa magia.”

Andarono nei rispettivi alberghi con un senso di irrealtà che li accompagnava.


Testa

Harm raggiunse il Muro, era tardi, lo sapeva che lo avrebbe trovato chiuso: il giorno di Natale è l’unico giorno in cui il Muro chiude ai visitatori.

Sperava di fare in tempo, ma non fu così, sapeva in che albergo era alloggiata Mac, dalla sua carta di credito era stato facile risalire a dove fosse andata.

Si diresse là.

Busso alla porta della sua stanza e una Mac insonnolita che si era stesa un poco a riposare gli andò ad aprire.

“Ma come, sei già qui?”

“Come sarebbe già qui, non sapevo nemmeno che fossi in albergo, quando ho chiamato Bud ed Harriett per parlarti ho capito che le cose tra di noi stavano precipitando se eri arrivata a fuggire. E ho preso il primo volo con Mattie che ora è da una sua amica.

“Arrivi da Londra?”

“Certo, da dove dovrei arrivare.”

“No, niente è che…nulla!”

devo aver sognato, si mi sono addormentata e ho sognato di andare al Muro e il subconscio ha fatto il resto. Ma quel bacio…

“Mac la sera della cena, cosa mi sono perso?”

Lei gli prese le mani e le poso sul suo ventre, sorridendogli.

“Una presentazione ufficiale, presto dovremmo cercare una casa con una stanza in più.”

Croce

Harm stava rientrando in albergo, si era dovuto fermare lungo la strada per dei lavori, ora era di corsa, aveva fretta di raggiungere Mac, anche se dentro di se sentiva che quello che stava accadendo era troppo strano.

Rimase a lungo seduto sul suo letto a domandarsi se non fosse stata tutta un allucinazione.

io che rimpiango la rinuncia a Londra, ma le cose che ci siamo detti? Sono quelle che vorrei dire ma non dico, vorrei che Mac fosse più materna il fatto che con la carriera il nostro progetto di avere un bambino sia stato accantonato, mi ha lasciato un po’ stranito.

Senti bussare alla porta, era Mac.

“Credevo sarei venuto io.”

“Venuto dove? L’aeroporto è chiuso il mio è stato l’ultimo volo che ha atterrato, non potevo stare lontana da te e Mattie. Ti ricordi gli sbalzi di umore?
Un piccolo Rabb è in arrivo, non potevo aspettare non volevo che passassimo un Natale lontani, non con una notizia del genere!
Aspetto un bambino Harm, quello che sembrava non potesse accadere è accaduto: 4% se rammenti. Ebbene se ce l’ha fatta lui con solo il 4% di possibilità noi non possiamo deluderlo e dobbiamo cercare di ritrovarci.
L’inchiesta ha dimostrato che non era tua la responsabilità. Adesso dobbiamo lasciarci il passato alle spalle, e andare avanti. Se l’aereo non fosse arrivato in ritardo ti avrei raggiunto al Muro, perché prima eri lì vero?”

“Sì ma è stato strano, molto strano.”

“Perché?”

“Era come se tu fossi là, la vigilia di Natale è magica.”

IL GIORNO DOPO
ALL’AEROPORTO

Harm stava sistemando le valigie sul nastro, gli parve di vedere di sfuggita Mac tra le braccia di se stesso che stava voltato di spalle, rimase come ipnotizzato, Mattie gli diede di gomito, Mac lei era dietro di lui, scosse il capo prese la moglie per la vita e andò verso la porta d’imbarco.

Mac era tra le braccia del marito che attendeva l’imbarco si sentì osservata e si voltò scorgendo tra la folla che si allontanava un uomo alto, guardò la destinazione del volo: S. Diego.

no è un allucinazione.
pensò.

Era stato solo un sogno, ma era bello pensare che da qualche parte il suo flyboy proseguiva a volare,e che lei faceva carriera.

Harm si voltò un ultima volta, vedendo se stesso baciare sua moglie, poi le immagini sbiadirono, e lui si ritrovo sull’aereo diretto a S. Diego.

Un‘allucinazione e nulla di più, ma era come rassicurato all’idea che non lo fosse del tutto.

Ieri sera aveva detto a Mac che dava le dimissioni dalla Marina come avevano deciso all’inizio, lei si era opposta, ma lui era stato fermo.

“Se fossimo andati a Londra tu avresti lasciato la Marina per stare con me, io non devo lasciare il volo, aprirò una scuola per novellini, Mattie sarà con me e non ci sarà più rischio che noi si debba litigare per il lavoro.”

Si diceva che forse non sarebbe riuscito a farlo senza quella strana serata, che gli aveva fatto vedere il punto di vista di lei.

Le due Mattie si videro per pochi istanti, il tempo necessario per permettere alla Mattie londinese di notare che i capelli più corti le donavano alla Mattie californiana e a quest’ultima di non vedere l’ora che ricrescessero.

Un’occhiata alle coppie che erano con loro e una strizzata d’occhi per promettersi che li avrebbero tenuti d’occhio, e svanirono l’una dal mondo dell’altra, lasciando il posto al sogno.

Quella notte in due stanze distanti poche miglia accadde veramente qualcosa di magico, i due Harm e Mac che si erano incontrati al Muro avevano una nuova consapevolezza, sapevano che il carattere di entrambi li avrebbe portati sempre ad avere problemi, ma anche che si sarebbero comunque sempre ritrovati.

Dopotutto, Testa o Croce non aveva davvero nessuna importanza.

Fine

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