Ricordi, settima parte

DISCLAMERS: I PROTAGONISTI DI JAG CHE SONO PRESENTI NELLA STORIA SONO DI PROPRIETA’ ESCLUSIVA DI DONALD P. BELLISSARIO. L’AUTRICE DEL RACCONTO LI HA PRESI IN PRESTITO PER PURO DIVERTIMENTO SENZA ALCUNO SCOPO DI LUCRO.

N.d.A.: i personaggi che non esistono in JAG sono invece di proprietà di chiunque voglia divertirsi ad usarli.

Firmato
Rabb-it

RIFUGIO
PRESENTE IPOTETICO
AJ era in forma, gli strascichi della caduta dei giorni scorsi erano ormai un ricordo, stava controllando di avere ancora provviste per alcuni giorni, non aveva ancora voglia di scendere.
Scenderò per il ballo, Francesca ha detto che sarebbe venuta coi ragazzi approfittando di una breve vacanza. Quei ragazzi, quando Francesca mi disse che lei e Tiner avrebbero adottato degli orfani ricordo che pensai che era un peccato che non potessero avere dei figli loro, ma mi sono subito vergognato di quel pensiero.

ALCUNI ANNI PRIMA
CALIFORNIA

Francesca Tiner sta portando nel patio alcuni bicchieri su un vassoio nel cui centro sta una bottiglia di bourbon, avevano terminato da poco di cenare, AJ era passato, mentre rientrava da Honolulu, a trovare lei e suo marito.
“Bourbon? Che si festeggia?”
“Stai per diventare nonno, papà!”
“Cosa? Ma congratulazioni, ragazzi questa si che è una notizia, da quanto lo sapete, perché avete aspettato di finire la cena?”
“Volevamo farti una sorpresa, il centro adozioni ci aveva messi in lista, ma sai con la burocrazia, sono due fratelli, un maschio ed una femmina l’assistenza cercava una famiglia che li adottasse entrambi per non separarli.”
“Non sapevo aveste fatto domanda di adozione.”
“All’inizio non sapevamo come dirtelo, poi non sapevamo nemmeno se ci avrebbero considerati idonei per un adozione e dopo si è mosso tutto talmente in fretta che siamo arrivati a stasera senza avertene mai parlato.”
“Sarete degli ottimi genitori, e sarò felice di aiutarvi, come nonno, in tutti i modi possibili.”
“Grazie ammiraglio.”
“Jason, credo che dovresti smetterla una buona volta di chiamarmi ammiraglio, che diamine sono tuo suocero, non un orco.”
“Sì, signore.”
Risero tutti insieme del tono militaresco usato da entrambi, poco dopo padre e figlia si stavano salutando.
“Ti voglio bene, lo sai vero?”
“Te ne voglio pure io, adesso rientra che sta rinfrescando.”

RIFUGIO
Poco tempo dopo mi trovai davanti a Albert e Stephany, due gemelli di tre anni, adesso ne hanno quasi dodici; i loro genitori erano morti durante il terremoto di S.Diego di poche settimane prima, ed erano rimasti soli.

AJ si riscosse da quei tristi pensieri, rimettendosi a scrivere.
Mancavano pochi giorni al ballo.
La spalla non fa quasi più male, durante la giornata ha ripensato a quando Bud aveva iniziato a esercitare come avvocato a tutti gli effetti, uno dei primi casi che trattò era quello inerente al padre, Big Bud era accusato di furto e chiese al figlio di aiutarlo.
Quell’uomo! Si dice che la mela non cada lontano dall’albero, ma nel caso di Bud mi sa che il melo stava su un terreno scosceso e la mela deve essere rotolata parecchio lontana, per fortuna.

ANNI PRIMA
UFFICI JAG

Bud ha appena ripetuto il giuramento di fedeltà dopo aver ricevuto una promozione, arriva suo padre che gli dice che lo hanno accusato di furto e che vuole che lui lo difenda.
Egli chiede consiglio ad Harm e Mac, ma non da loro nemmeno il tempo di parlare, li ringrazia dicendo che sa già cosa gli direbbero, al che i due all’uscita del tenente ammettono che se la sono cavata bene, ironicamente parlando.

Domanda all’ammiraglio di poter avere lui il caso, AJ non è molto propenso, ma cede di fronte all’insistenza del giovane, però dice al padre di non danneggiare il figlio o se la vedrà con lui.

Bud interroga il testimone dell’accusa, che è a sua volta accusato di furto, infatti testimoniando contro Big Bud lui avrà evitato il processo, arriva Big Bud che picchia l’uomo, Bud lo prende a tergo e gli dice due paroline sul fatto che è propenso a credere a quel testimone, ma che lo difenderà lo stesso dato che è il suo avvocato.

Arriva Harm che cerca di placare l’amico che ha visto irritato, poi gli dice che sarà lui l’accusa, in ascensore gli dice che non userà colpi proibiti e gli da alcuni consigli, al che Bud replica:
“Che sta dicendo, signore? Io lo so come si comporta in aula, comunque grazie per i consigli.”

Bud dice ad Harriett che difendere o non difendere il padre potrebbe diventare un problema per via del loro bambino.
“Un domani mi potrebbe dire, ma perché non hai difeso il nonno dal finire dentro, oppure se perdo potrebbe dirmi, ma come lo hai difeso il nonno?”

Harriett va a scusarsi con Harm per averlo colpito giorni prima quando aveva visto quelle foto, che l’avevano sconvolta, Harm dice che non serve….e che era felice che l’ammiraglio avesse respinto le sue dimissioni, dato che se si dovessero dimettere tutti quelli che ce l’hanno con lui perderebbero metà della marina.

Bud vorrebbe ricusare il caso, ne parla con Mac, che gli dice di combattere con ogni mezzo legale possibile, Rabb non è invincibile.
E lo aiuta a studiare una strategia.

Alla sera da MacMurphy si sta festeggiando la promozione di Bud, AJ dice ad Harm di avere sentito che ci sta un nuovo avvocato allo JAG, riferendosi al comportamento tenuto in aula da Bud, Harriett temeva che si lasciasse intimidire, invece….
Harm replica che sì, è un po’ acerbo ma sta venendo su bene.
AJ gli dice di non sottovalutarlo, visti i maestri che ha avuto.

Un poco discoste, Jordan, Mac e la Imees stanno parlando di Harm, Jordan sta aiutando Harm a risolvere il caso di quella bambina che era stata trovata uccisa all’interno di una base, ma non stanno parlando dell’avvocato, parlano dell’uomo.
Con pepate allusioni, sulle prestazioni del comandante, che nota gli sguardi delle donne, ma non ne capisce l’allusione, o forse la capisce e fa finta di nulla. (N.d.A. propendo per la seconda)
Poi Jordan dice a Mac che Harm sarà suo solo finché lei, Mac, non deciderà che lo vuole per se.
Mac le dice che lei ed Harm sono solo amici, ma la donna non pare convinta.

Harm perde la causa, si complimenta con Bud per l’abile tattica diversiva, non ci sarà corte marziale per Big Bud; ma mentre quest’ultimo se ne sta per andare dagli uffici, Harm lo prende in disparte e gli domanda come ha potuto mettere a rischio la carriera del figlio in quel modo.
“Cos’ha pensato, se vinco bene, se perdo mi appello? Con che scusa? Avvocato inesperto, avrebbe macchiato la carriera di suo figlio pur di uscirne pulito.”

L’uomo fissò Harm con astio, invece di negare si limitò a chiedergli se intendeva dirglielo.
“No, non lo farò, e non lo farà nemmeno lei.”

RIFUGIO
Harriett voleva dimettersi per aver dato uno spintone al capitano Rabb….io avrei voluto fargli ben di peggio a volte, altro che scherzi! Era successo che il capitano stava indagando sull’omicidio di una bambina commesso all’interno di una base, le foto raccapriccianti della povera piccola erano cadute da una cartellina, Harriett all’epoca incinta del primo figlio ne era rimasta sconvolta e aveva inveito contro il capitano che aveva coinvolto Bud in quelle indagini, quando poteva occuparsene la polizia.

Sentì dei rumori, passi appena fuori dalla porta, qualcuno che bussa.
“Ammiraglio, posso entrare?”

Mentre diceva quella frase il disturbatore apriva piano l’uscio, e Sean Rabb fece capolino.
“Sean, ma non dovresti essere in convalescenza!”
“Sto bene, mi hanno consigliato del moto e mi sono detto, chissà come se la passa AJ, Henry mi ha detto che magari le avrebbe fatto piacere un poco di compagnia.”
“Tuo fratello! Aspetta che mi capiti tra le grinfie e gliela faccio vedere io, ma mi avete preso per un vecchio rimbambito?”
“Vede la mia ragazza sta dando degli esami, e dice che avermi sempre intorno le impedisce di studiare, insomma le do sui nervi, così mi sono detto…”
“…Andiamo a dare sui nervi allo zio AJ?”
“Più o meno, ma se le secca faccio dietro front, prima di sera sono a valle.”

“Lascia stare, non mi dispiace avere compagnia, meglio tu degli orsi.”
“Ha avuto un incontro ravvicinato?”
“Quasi, ma entra fuori sta rinfrescando, per il fine settimana contavo di rientrare, tu quanto vuoi fermarti?”
“Pensavo di rientrare con lei, se non le secca.”

AJ scosse la testa sorridendo.
< E io che credevo fossero protettivi i loro genitori. I loro figli, loro sì che sono delle balie in piena regola!>

INTANTO NEGLI UFFICI
Bud incrociò Ray che usciva dall’ufficio di Harm, il giovane pareva contrariato, poi lo vide leggere il foglio che teneva in mano, il volto si aprì in un sorriso, poi piegò con cura il foglietto e se lo mise in tasca.
“Buone nuove, tenente? Non credo riguardi il caso vero?”
“Sì, signore, cioè no, signore ecco io…”
“Tenente? Lei lo sa che è diventato rosso?”
“Mi scusi signore.”

Ray andò con straordinaria velocità nel suo ufficio, a Bud non rimase che osservarlo domandandosi come fosse possibile che a lui, Bud Roberts, fosse riuscito uno scherzetto alla Rabb.

Anni prima era lui quello che, innamorato perso della sua Harriett, che vedeva di rado quando non era ancora distaccata allo JAG, infilava una papera dietro l’altra facendosi spesso e volentieri prendere in giro dall’allora capitano Rabb.

Una volta stava parlando con lei, al telefono, di come era sexi coi tacchi a spillo e visto che il comandante era arrivato e aveva sentito le ultime parole, si era arrampicato sugli specchi finché il capitano non gli aveva detto se lo sapeva che era arrossito.
O come non pensare a quando non voleva incontrare i genitori di Harriett, ed aveva usato la scusa del lavoro, era vero doveva andare con il colonnello e il capitano a seguire un caso, ma i genitori di lei stavano a poche miglia dalla loro destinazione, quella volta lo scherzo glielo aveva fatto il maggiore…dicendolo ad Harriett.

Bud prese in consegna i files dei casi a cui avrebbe lavorato nei prossimi giorni, e rientrò nel suo ufficio, un istante prima di rientrare vide Mac che andava in caffetteria.
Meno male che è tornata, quando ieri sera Harm ha fatto quel riferimento a chi va ad assaggiare altre torte ho capito bene perché lei gli ha intimato il silenzio, non stava certo parlando delle sue di dimissioni, si riferiva a quelle di lei.

MOLTI ANNI PRIMA
UFFICI JAG

Bud sta facendo l’elogio delle ciambelline, Harm lo sta bonariamente sgridando per l’eccessivo consumo di porcherie, quando vede l’avvocato Loone, un civile, nell’ufficio di Mac.
“Chi diavolo rappresenta?”
“È qui per rimorchiare, signore.”

Dalton se ne va e Harm passa da Mac a chiedere cosa volesse, lei gli domanda se è geloso dato che con lo stipendio di avvocato civile Dalton può permettersi una posche, al che l’avvocato dice che tanto lui pilota un tomcat.

E proprio un tomcat è scomparso senza lasciare tracce nel triangolo delle Bermuda.
Bud preferirebbe non andare, pare che si beva tutte le favole reperibili su internet inerenti gli strani fenomeni osservati nella zona, e sulle sparizioni di navi e di aerei.
Harm lo prende in giro, durante le indagini scoprono che il pilota era in contatto con dei gruppi paramilitari, ma è presto per fare ipotesi.

Mentre sono sulla portaerei Harm e Mac parlano un poco, lui le parla dei suoi sospetti che lei voglia andarsene dallo JAG.
“Hai paura di perdermi?”
“No, è che non mi piace cambiare partner, quando l’ammiraglio mi ha detto che avrei fatto coppia con un maggiore dei marine ho temuto di avere a che fare con una testa di latta piena di tatuaggi che si esalta a fare braccio di ferro.”

Lei sorrise alla sua descrizione dello stereotipo e disse
“Bhe io ho un tatuaggio, me la cavo bene a braccio di ferro, e, anche se non mi piace il termine, tecnicamente io sono una testa di latta!”
“Ehy, come sarebbe che hai un tatuaggio? Come mai non l’ho mai visto?”
“Informazione riservata!”

Nel frattempo era stato trovato il navigatore, era in stato confusionale, andò AJ a sentire la sua versione, e dato che i giornali parlavano di alieni egli consigliò l’uomo di non rispondere ad eventuali uomini in nero che fossero passati.
Però anche Bud tira in ballo gli alieni, Harm lo rimbrotta, crede alle cose concrete lui, vanno alla casa del pilota e scoprono che la moglie e la figlia sono state rapite, non era il pilota che contattava la milizia, ma loro che cercavano lui per ricattarlo.

Bud si domanda dove possa aver nascosto il tomcat, Harm gli dice di fargli vedere dove ci sono immagini degli avvistamenti di alieni, il navigatore era stato trovato in una zona dove tutti parlavano di avvistamenti, il tenente si stupisce della richiesta del superiore, ma è svelto nel procedere.
Harm vedendo la foto di quelli che per Bud sono dei dischi volanti riconosce i due postbruciatori del tomacat, vanno all’incontro con chi ha fatto le foto.

Mentre sono in auto Bud si fa sfuggire quanto sia fortunato il capitano con le sua partner sul lavoro, prima se ne va la Pike, poi la Austin e adesso anche il maggiore Mackenzie stava per andarsene.
Harm lo guarda male e sentenzia:
“Mac non se ne andrà!”
“Certo signore, scommetto che anche la Austin le ha detto la stessa cosa il giorno prima di essere trasferita.”
Harm sta per replicare ma ecco arrivare i due ufologi, che dopo un paio di frottole rifilate loro dal capitano decidono di collaborare.

Riescono a rintracciare gli uomini della milizia e a liberare la moglie e la figlia del pilota, ma lui è in volo diretto al bersaglio, e non ha la radio per cui non possono avvertirlo che le sue donne sono salve, per fortuna egli non apre il fuoco, e Harm può godersi il sospirato sigaro.

Tempo dopo durante un’altra indagine su una portaerei, Mac parla bruscamente con un capomeccanico, Harm le domanda se ha fretta di tornare per andare da Dalton.
“Ricchezza, prestigio, una spider.”
“Harm, questa è la cosa più stupida che tu mi abbia mai detto.” (n.d.a. Per ora, dagli tempo!)
“Mac sembri un bulldozer!”

Stanno prendendo un caffè, arriva un inserviente che versa la bevanda bollente sui pantaloni di Harm, lui si alza con un grido di dolore.

La ragazza è mortificata, Harm la rassicura.
“Nessun danno permanente!”
Più tardi si pentirà di averci scherzato insieme, visto che per un pelo non lo ammazza, la donna stava trattando per vendere dei segreti militari alla Corea del Nord, e fare l’inserviente era solo la sua copertura.

Una sua frase resterà emblematica con il passare degli anni:
“Se io vendo un file ai Nord Coreani mi accusate di tradimento, mentre il nostro governo che vende armi all’Iraq lo definite politica estera.”

Pochi giorni dopo Mac sarebbe andata al colloquio di lavoro che le aveva proposto Dalton Lodge e se ne sarebbe andata dallo JAG, proprio quando Harriett veniva li trasferita, con l’ammiraglio che avvertiva Bud di non obbligarlo a sorvegliarli.

RIFUGIO
PRESENTE IPOTETICO

AJ sta ascoltando lo sfogo di Sean, su come si sia sentito impotente durante la tempesta, e dopo sapendo cosa era avvenuto.
“Non riesco a parlarne nemmeno con Elizabeth, sono indeciso, non so se riuscirò a sentirmi ancora tranquillo in volo. All’idea che un mio superiore abbia potuto fare una cosa del genere.”
“Secondo me appena tornerai in volo ti dimenticherai dei pensieri che ti stanno assillando ora, è il riposo forzato a far male a voi piloti.”

Il giovane scosse il capo, in fondo sapeva che gli avrebbe detto, forse le stesse cose che gli avrebbe detto suo padre, era andato a parlargli giorni prima, ma i suoi non erano in casa.

Poi aveva saputo da Henry che forse si erano presi un po’ di vacanza, il suo incidente li aveva messi un po’ in crisi, e lui si era detto che era meglio non trattare l’argomento paura del volo in presenza di sua madre. Meglio farsi una bella scarpinata per schiarirsi le idee, e far quattro chiacchiere con lo zio AJ.

Che sentendo fare il nome di una ragazza si era un poco incuriosito.
“Che mi dici di questa Elizabeth? A parte il fatto che ha molto da studiare.”
“Ha i genitori in marina, suo padre è un sommergibilista in pensione, e i suoi fratelli sono entrambi di servizio in marina, Michael ora è a S.Diego, mentre Roger è l’addetto alle comunicazioni sulla USS Clinton.
Ci siamo capiti al volo, letteralmente!”
“Capisco, una ragazza che sa a cosa va incontro, voler avere a che fare con un pilota di marina se già si conosce l’ambiente 😉 o è folle o molto saggia.”
“AJ…non le conoscevo questa vena umoristica ;-)”
“Davvero? Avresti dovuto sentirmi quando ero più giovane, se non avessi avuto un gran senso dell’umorismo certe uscite di tuo padre gli sarebbero costate molto più care.”
“Vero! Ricordo bene come io ed Henry da ragazzi ci divertivamo a raccogliere informazioni varie da Harriett e Bud, per non parlare di zio Sergeij.”

“Sergeij… Ricordo bene quando tuo padre dette le dimissioni, una delle tante volte, per andarlo a cercare quando era stato dato per disperso in Cecenia. Dimissioni che quella volta rifiutai, accampando la scusa che non me le aveva presentate in triplice copia.”

AJ ripensò all’espressione sollevata di Rabb quando stracciò davanti a lui quelle dimissioni, si aspettava lo stesso trattamento quando anni dopo ripeté l’impresa per andare a salvare la moglie.
Ma quella volta non fu così magnanimo, certo umanamente comprendeva benissimo le ragioni dell’allora capitano, ma proprio per il suo coinvolgimento lui gli aveva ordinato di starsene fuori; e al loro rientro, per quanto fosse felice del risultato, aveva dovuto far valere il suo grado.

Già vedeva Rabb al suo posto al comando dello JAG, come poteva prendere le decisioni difficili che toccano ad un ammiraglio se si lasciava trascinare dai sentimenti in quel modo.
Senza pensare che aveva rischiato di perdere la vita insieme a sua moglie, che ne sarebbe stato dei loro figli? e se la moglie fosse morta e lui se ne fosse fatto una colpa?

Se, Se, Se!
Quanti se nella vita di quei due!

Ma è così per tutti, ognuno si trova davanti a dei bivi, a volte si imbrocca la strada giusta altre volte invece…
Meredith! Dio quanto male mi fece quella donna! Era malata certo, ma ormai iniziavo ad avere una certa età, e da giovani certi colpi si assorbono meglio!

Guardò il giovane che sedeva di fronte a lui, così somigliante al ragazzo che era salito con lui poche settimane prima.

“Sean, ricordati sempre di far sentire la tua donna importante, oh la poverina imparerà, se non lo ha già fatto grazie ai trascorsi in famiglia, che non ha una rivale da poco negli impegni per la Marina, ma se saprà che per te lei è importante saprà aspettarti.”
“E se fossi io a non sentirmi troppo importante per lei?”
“Perché è presa dagli esami?”
“No, quello lo capisco, ma io vorrei fare dei passi in più lei no.”
“Fattelo dire da un vecchio saggio, rispetta i suoi tempi, forse ti lascia spazio adesso nel timore che tu dopo la usi come alibi per non tornare a volare, anche se non gliene hai parlato esplicitamente, scommetto che qualcosa ha intuito.”
“Forse ha ragione! Henry diceva bene, parlare con lo zio AJ chiarisce spesso le cose.”
“Anni e anni di esperienze e di sbagli dovranno pur servire a qualcosa! Ma potrei sbagliarmi pure adesso, non prendere per oro colato tutto ciò che dico!”
“Giusto, come quest’ultima frase per esempio.”
“Spiritoso.. a proposito di Henry di che era umore al rientro?”
“Il solito, l’ho un po’ turbato chiedendogli del diario di zio Peter, ma come mai questa domanda?”
“Abbiamo parlato di suo padre, coincidenze di vita, noi quassù parlavamo di lui e tu intanto…”
“… e io annaspavo tra i flutti nella stessa zona dove eravamo stati in barca da bambini con i nostri genitori.”
“L’importante è che sia andato tutto bene.”
“Non potrei essere più d’accordo!”

Sean sorrise all’ammiraglio, che rivide negli occhi nocciola del ragazzo lo stesso sfavillio che c’era in quelli verdi di Henry, avevano il medesimo sorriso, e lo sguardo vagamente canzonatorio, marchio di fabbrica di casa Rabb lo definiva Mac, e lui non poteva essere più d’accordo anche se…

AJ rifletté sul fatto che nessuno dei due giovani Rabb parevano avere l’istinto della sfida portato all’eccesso che era congenito in Harm, forse Mac aveva contribuito a renderli meno impulsivi, e poi a quanto ne sapeva un impulsiva in casa Rabb c’era, la piccola di casa.
Eccola la differenza tra i giovani Rabb e il padre, loro avevano avuto presto una sorellina a cui badare quando mamma e papà non c’erano, lui era figlio unico, cresciuto in diverso modo, troppo in fretta per alcuni aspetti e maturato tardi per altri.

Ripensò ad alcune scaramucce cui aveva avuto modo di assistere, e a certe risposte del capitano….

UFFICI JAG
MOLTI ANNI FA

AJ stava assegnando alcuni casi, uno di questi aveva delle difficili implicazioni politiche essendo coinvolta una donna elicotterista in tempi in cui erano ancora poche le donna in marina con simili incarichi.
L’ammiraglio sta spiegando cosa vuole il segretario, caso risolto rapidamente senza sollevare polveroni etc…quando Rabb se ne esce con:
“Il segretario ha anche detto come deve concludersi il procedimento?”
“Capitano, fingerò di non aver sentito o la dovrei spedire in Alaska!”

Fuori dall’ufficio dell’ammiraglio Mac dice che vuole il caso, Harm ironizza affermando che forse pensa che alla sua assistita serva un amica…lui sarebbe la difesa, Mac l’accusa.
“Capitano lo sa che non è per niente simpatico quando fa certe affermazioni?”
“Ti sto solo preparando a cosa ti aspetta in aula.”
Ma quella volta Harm perse, la sua cliente era colpevole, condotta disdicevole e disobbedienza agli ordini.
La donna aveva tenuto una relazione con un collega nonostante fosse vietato dal regolamento e aveva anche ricevuto un ordine esplicito in tal senso dal suo superiore.

Chissà quante volte hanno pensato a certe loro cause mentre la temperatura negli uffici saliva oltre i livelli di guardia?

In un’altra occasione una volta usciti dal suo ufficio, dove avevano appena saputo di dover perseguire un colonnello dei marines che aveva disobbedito ad un ordine diretto, era stata quasi lite, tanto per cambiare.
Harm dice a Mac che dovrebbe rinunciare al caso, dato che pare coinvolta, conosce il colonnello in questione, lei replica che non è assolutamente coinvolta e se ne entra nell’ufficio sbattendo la porta.
Harm osserva la porta per alcuni istanti poi sentenzia:
“E meno male che non è coinvolta!”

Vanno sull’incrociatore dove sta il colonnello Farrow, egli ha disobbedito all’ordine dei suoi superiori di non intervenire in un villaggio controllato dai guerriglieri in Sierra Leone, per liberare alcuni suoi uomini prigionieri.
Durante l’attacco è morto un bambino, un fotografo ha scattato la foto al piccolo morente tra le braccia della madre e quella foto ha fatto il giro del mondo, facendo insorgere l’opinione pubblica contro i marines.

Durante l’inchiesta Mac consiglia a Farrow di non rispondere, Harm dice a Mac che non la considera obbiettiva; il segretario domanda la corte marziale, Mac crede che Harm l’abbia scavalcata, lui le fa presente che dato che è lui il titolare dell’inchiesta sarebbe improbabile.

L’ammiraglio sarà la difesa di Farrow,chiede ad Harm se preferisce rinunciare, lui rifiuta.
Mac gli chiede come mai non ha colto la scappatoia che gli stava offrendo l’ammiraglio per non affrontarlo, lui si rivolge a Bud.
“Glielo spieghi tu, Bud?”
“Maggiore, quella non era una scappatoia era una sfida!”
“Ah e il capitano è troppo macho per tirarsi indietro.”

Poco dopo Harm chiede che il maggiore Mackenzie sia sollevata dall’inchiesta, AJ rifiuta fidandosi della professionalità della marine, che fuori aggredisce verbalmente il collega per l’ingerenza.
Lui si difende asserendo che voleva solo aiutarla ad uscire da una situazione spinosa.
“Capitano, mi faccia un favore: LA SMETTA DI AIUTARMI!”

Durante la causa Harm mette in crisi AJ che stava rigirando un teste dell’accusa.

Harm e Mac sono nel parcheggio dello JAG.
“Non credi di avere un po’ esagerato la dentro?”
“Mac, contestare la difesa è un mio preciso dovere!”
Arriva l’ammiraglio è in auto e si ferma davanti ai due, abbassa il finestrino e con aria soddisfatta dice:
“Rabb, bella mossa!”

Mac rimane interdetta per alcuni secondi, poi scrollando la testa pensa alla solidarietà maschile.
Però durante il giorno seguente Harm pare meno intransigente e dopo una serie di domande dell’ammiraglio al suo cliente, lui gliene rivolge una sola.
“Lei ha disobbedito ad un ordine diretto?”
“Sì”

AJ fa chiamare Harm nel suo ufficio, dove gli tiene una ramanzina:
“Non mi interessa se lei considera Farrow un eroe perché ha salvato i suoi uomini; NON PUò FARE UN ACCUSA ALL’ACQUA DI ROSE! CHIARO!”
“HI, SIR!”

Harm decide che gli serve un testimone, allora convince il fotografo ad accompagnarlo alla ricerca della madre del bambino ucciso, e la fa testimoniare.
Dopo una serie di domande tra accusa e difesa, Harm fa un ultima domanda alla donna.
“Signora, ritiene il colonnello responsabile della morte di suo figlio?”
“Sì.”
“Non ho altre domande”
“E anche lei capitano…e…tutti voi”
Dice la donna voltandosi verso i giurati.

Harm cerca di fermare la donna.
“Signora basta così.”

Interviene AJ
“Vostro onore, è un teste dell’accusa e l’accusa non lo lascia parlare.”
“Vada pure avanti.”

La donna, tra le lacrime, prosegue.
“I ribelli uccidono i nostri figli, li fanno diventare assassini e voi non fate nulla, nemmeno quando uccidono i vostri uomini, e adesso volete processare lui perché è intervenuto, io non vi capisco, non vi capisco….”
Terminò la donna in un singhiozzo disperato.

Harm e Mac sono in giardino che aspettano la sentenza, fanno la pace, lei gli chiede perché ha voluto far tutto da solo, lui si salva dal risponderle grazie al trillo del cercapersone.
La sentenza è di colpevolezza, ma il colonnello è dichiarato non punibile anche se di sicuro avrà la divisa inchiodata ,addio promozioni).

AJ accoglie le congratulazioni del capitano, mentre Harm sta lasciando l’aula l’ammiraglio dice a Mac che ha dimenticato la regola più importante per un avvocato, mai fare domande di cui non si conosce la risposta.
“La sapeva signore, la sapeva.”

RIFUGIO
Quella volta mi sono davvero incavolato con Rabb, oh certo in aula non ho detto una parola ma a quattr’occhi…

“Capitano, che non succeda più che lei aiuti la difesa quando è incaricato dell’accusa!
Il suo compito è di far rispettare il regolamento, non di dare scappatoie; che sarebbe successo se qualcuno avesse malignato su come la sua domanda avesse fatto sorgere il ragionevole dubbio sull’integrità dello JAG?
NON MI RISPONDA, QUESTO è UN MONOLOGO!
Tenga solo a mente che è stato lei e non il maggiore ad aiutare Farrow, che mi dice ora della presupposta incapacità del maggiore di essere obbiettiva?”

…quella chiacchierata rimase tra me e lui, ma so che non lo colpì più di tanto, ha proseguito ad agire in base all’istinto, decisamente un elemento ingestibile, negli anni ne avrebbe dato ampie prove!

Ora lasciamo AJ e Sean e torniamo in certi uffici, a controllare i ricordi di altri soggetti.

UFFICI JAG
PRESENTE IPOTETICO

Mac è alla caffetteria, ripensa a quel mattino, Harm stava leggendo il giornale le notizie dell’inchiesta sulla USS Clinton erano state presto soppiantate da novità di tipo politico.

QUEL MATTINO CASA RABB
“Sentite le ultime novità?”
“No che mi racconti?”
“Il senatore Carmichael si è ritirato per motivi di salute, pare che nessuno abbia colto collegamenti tra gli ultimi fatti di cronaca e queste dimissioni.”
“Secondo te ve ne sono?”
“Secondo me dall’alto gli è arrivato l’out-out o fuori di tua iniziativa o lasciamo mano libera a chi di dovere.”
“Ma ci sono prove a suo carico?”
“No, altrimenti avrei già preso in mano la situazione!”
“Harm, senza prove i tuoi non sono che sospetti, magari è davvero per motivi di salute, da quando sei così malfidente?”
“Realista Mac, realista. Piccoli tasselli di un mosaico che si incastrano a perfezione, pazienza mi accontenterò di sapere che non potrà più nuocere, anche se il fatto che non affronti le sue eventuali responsabilità mi secca e parecchio!”
“Tu che ti accontenti? Scusa ma ho i miei dubbi!”
“Non solo, avrei anche in mente di ritirarmi, ormai ho una certa età, e inizio a non poterne più di tutte queste beghe; che ne dici il ballo è un buon momento per salutare tutti?”
“Allora in barca non era solo voglia di una vacanza, non scherzavi. Sei veramente deciso!”
“Sì, ho fatto il mio tempo, ho voglia di godermi un po’ la vita finché il fisico è ancora in grado…”
e lanciò uno sguardo molto esplicito alla vestaglia della moglie, lei si senti avvampare…
Mio dio, manco fossimo dei ragazzini!

“Mac inizio a sentirmi stanco ancora prima di varcare quella soglia.”
“Harm, non prendere decisioni affrettate, sai bene che certi momenti…”

Lui la interruppe.
“Credi davvero che non ci stia pensando da un pezzo? Questa è stata solo l’ultima goccia, se me ne vado io posso ancora dire la mia sul mio successore, in caso contrario sistemerebbero un lecchino dei politicanti, cosa credi?
Che la loro prossima mossa non sia quella di sbarazzarsi di questo vecchio domatore di leoni?”

Lei guardò il marito, non era un momento passeggero, lo aveva intuito, ma voleva che lo dicesse a chiare lettere.
“Be’ ci sarebbe quel bel cottage sul lago Tahoe, sarebbe un posto stupendo dove recarsi un poco. E poi potremmo andare a fare i turisti in alcuni di quei posti visti solo di sfuggita.”
“Che fai ti dimetti pure tu?”
“Non crederai che ti lascio spassartela tutto solo? Io in aula e tu a pesca?”
“Pesca? Io pensavo di migliorare il mio handicap a golf…;-)”
“Però dopo il ballo, prima voglio vedere nostra figlia presentarci il suo cavaliere.”
“Sì dopo il ballo….”


CAFFETTERIA
Presente

Invece stamani Ray è andato a parlargli, ma prima l’ho visto di sfuggita ed era ancora tutto intero, quindi… certo che Harm è diventato più bravo a cogliere certi segnali con il tempo, mi ricordo di una volta, non aveva capito che tra Bud ed Harriet la cosa si era fatta molto seria e scommise che mi sbagliavo e che i due non andavano a letto insieme, perse…e non volle pagare dicendo che era per scherzo! Rabb devi avere dei parenti scozzesi nascosti nel tuo albero genealogico! Ma ha avuto occhio per captare chi ronzava intorno alla sua piccola, mmm sarà meglio per Ray che noi si vada in pensione, magari anche a fare un lungo viaggio, Ashley ringrazierà di cuore.

Sorridendo all’idea della gelosia del marito nei confronti dell’unica figlia femmina, rientro nel suo ufficio.

Bud si diresse a sua volta a prendere un caffè, tornato in ufficio rimase alcuni istanti ad osservare la foto della moglie e dei ragazzi.
Mi sembra ieri che io e Harriett ci siamo sposati ad un certo punto volevamo farlo a Las Vegas lontano da parenti e grane per la cerimonia,ma ci andò storta. Poi alla fine…bhe per le nostre nozze ci fu un po’ di baraonda…

ANNI PRIMA
CARCERE DI WASHINGTON

Mac arriva in carcere si trova davanti Bud con il naso pesto, gli rammenta i suoi doveri di futuro sposo, vede anche Harm e gli chiede qual è la sua versione, ma non lo lascia rispondere.
“Chissà che dirà l’ammiraglio!”

AJ fa la sua comparsa tra i due dietro le sbarre.
“Oh, credo che l’ammiraglio sarà molto comprensivo!”

La rissa era stata scatenata dal padre di Bud, mentre il capitano stava cercando di riappropriarsi della sua divisa finita, per lo sbaglio di una lavanderia, nelle mani di uno spogliarellista!
Il padre di Bud lo avevano conosciuto il mattino precedente, era apparso chiaro a Mac e ad Harm da dove derivi l’insicurezza del loro giovane collega, un padre dispotico e prepotente che ha vessato il figlio, anzi i figli, fanno la conoscenza anche con il fratello di Bud il giovane Mickey, che viene trattato molto bruscamente dal suo vecchio.

La sera stessa Bud si confida con Harm, della disciplina a suon di botte presa in casa.
Non aveva presentato ad Harriett suo padre e non le aveva mai parlato di lui perché riteneva che la donna avrebbe pensato che avendo un padre violento anche lui sarebbe diventato così.

Davanti ad una birra un inaspettato Harm dice all’amico che dovrebbe dire ad Harriett la verità, lei lo conosce sicuramente abbastanza per sapere che tipo è persona è lui, e non crede la donna lo veda come una copia del padre.
La sera seguente la rissa; il mattino dopo Harriett è inferocita con Bud, ma Mac mette le cose a posto, poi va da Mickey che deve essere aiutato a coprire un occhio nero, il padre litiga con Bud e dice che non andrà al matrimonio, e si porta via il figlio più giovane.
Bud è molto triste, ma quando è in chiesa con Harriett, Mickey arriva.
Fuori dalla chiesa Harm come testimone bacia la sposa che si lascia sfuggire un: Wow!
Poi arriva la Imees che vuol far lo stesso con lo sposo, lo fa, ma tempo pochi millesimi di secondo ed Harriett le fa cambiare aria!

Harm è alle nozze con la sorella del gestore della lavanderia, la ragazza non parla una parola di inglese, unica lingua parlata dal capitano, allo sguardo interrogativo di Mac replica:
“Non chiedermi nulla!”

Il tale della lavanderia, per dire ad Harm dove stava la sua divisa, gli aveva imposto di invitare sua sorella fuori!

PRESENTE
UFFICIO AMMIRAGLIO RABB

Harm stava preparando la sua lettera di dimissioni, era deciso, stavolta si sarebbe ritirato.
Però si sentiva strano nello scrivere quelle righe, non era come quando aveva dato le dimissioni per andare a cercare Sergeij o Mac, o la richiesta di trasferimento per tornare a volare, no stavolta era l’addio definitivo ad un mondo che aveva amato e che tra breve avrebbe visto solo come ex…ex-avvocato, ex-ammiraglio, ex-pilota.

Be’ pilota era un po’ che era ex, per limiti fisici era un bel pezzo che i caccia erano al di fuori del suo raggio di azione.
Quello è stato l’addio più duro, ma quando l’esame della vista aveva evidenziato il ripresentarsi dei vecchi problemi, non potevo che smettere, non avrei mai fatto come Falcon, presi atto dei miei limiti come era giusto fare.
Ma ieri sera al locale non stavo pensando alle mie di dimissioni, e Sarah lo ha capito subito.
Accadde poco dopo che trovammo quel libretto sui prigionieri di guerra, sulla nave che fu il penultimo imbarco di mio padre, prima della Ticonderoga….

MOLTI ANNI PRIMA
Viene rinvenuto uno scheletro all’interno di una nave, che sta per essere demolita, era nascosto nell’intercapedine delle paratie stagne della nave, messo per non essere trovato per decenni, infatti era li dal tempo della guerra del Vietnam.

L’indagine si svolge vicino alla base di LaJolla, Harm si fa mandare dalla madre le cassette che suo padre inviava alla moglie con le lettere perché lui, un bambino di pochi anni, non scordasse la voce del padre durante i lunghi mesi di assenza; gliele consegnano poco prima che si diriga al porto in auto con Mac ad indagare, lui fa partire uno dei nastri e lei lo osserva immergersi nei ricordi mentre ascolta il padre raccontare proprio dell’imbarco su quella nave.

Mentre loro ispezionano la nave, Bud sta svolgendo delle indagini per conto loro negli archivi di Washington, una sua ex, o presunta tale, lo mette in crisi con Harriett con delle frasi allusive, la donna che era solo andata ad accompagnarlo, dopo aver visto e soprattutto sentito la donna, un po’ troppo intraprendente per i suoi gusti, decide di rimanere a dare una mano al fidanzato.

Sulla nave intanto arriva un tale che si presenta come un agente di Alameida, questi fa un filo spietato a Mac che ne è lusingata, Harm intanto gironzola per la nave ascoltando la voce del padre che dice alla moglie quanto sia fiero del fatto che Harm, quando lo aveva portato a visitare la nave mesi prima, per quante volte inciampasse aveva sempre un espressione determinata nel rialzarsi in piedi…

Distratto, non si avvede della buca, anche perché qualcuno aveva tolto le catene che impedivano l’accesso alla zona pericolante, e fini con il fare un’altra caduta, di diversi metri, che lo lascio in posizione fetale per diversi minuti, dopo aver picchiato duramente il capo.
(meno male che la nave era da rottamare, sennò sarebbe stato il caso di verificare che danni aveva fatto Harm/Il Danno con la craniata!)

Probabile commozione cerebrale, ma la testa è dura e lui rifiuta di essere portato all’ospedale, anzi quando sente che Mac sta per rinunciare ad un invito a cena per stare con lui le ordina di andare, asserendo che sta bene.
Prosegue nel suo giro, e sviene all’interno di una delle cabine, Mac lo trova ore dopo, in stato confusionale, lui trova all’interno di quella cabina, in cui dice ce lo avrebbe condotto il fantasma del padre, o dell’uomo ucciso, un libretto giallo con su i nomi di una serie di militari americani deportati forse in Russia, tra quei nomi quello del padre di Harm.

Sulla nave divampa un incendio appiccato dall’uomo che voleva nascondere il suo delitto di trent’anni prima, riescono a salvarsi, ma Harm è intossicato dal fumo, e viene ricoverato in ospedale, l’uomo di Alameida propone di mettere al sicuro il libretto nella cassaforte del distretto di polizia, i due ufficiali si fidano, ma l’amara sorpresa quando vanno per riprenderlo è di scoprire che non era un agente di polizia, in realtà era una spia dei servizi segreti Russi che non volevano saltassero fuori certi incartamenti.

Harm giura di ritrovarlo.

N.d.A. nella prima stesura di questa ff non mi ero ancora rivista gli epi in questione quindi sono molti gli errori, od orrori nelle trame, ho preferito lasciarli.

UFFICIO HARM
ADESSO

Squillò il telefono ed Harm tornò al presente, ma solo pochi istanti, poi una volta terminata la telefonata i ricordi ripresero vorticosi

Eravamo su una portaerei a cercare notizie di un pilota scomparso, quando con Mac finimmo proprio per parlare di quel libretto…
“Tu pensi che io sia ossessionato da mio padre da quando abbiamo trovato quella lista in California?”
“No, lo eri anche prima!”
Per difesa mi misi ad attaccare io parlando di stupidaggini riferendomi a Dalton, e lei mi servi per benino… ma alla fine l’ho scoperto dov’era quel tatuaggio ci avrò messo troppo, ma…oh se l’ho scoperto!
Certo che quando si dimise…si era vista appioppare burocrazia e incarichi fastidiosi a go-go, mentre io e Bud uscivamo ad indagare, lei si sentiva prigioniera e Dalton le offriva una ghiotta occasione a cui non seppe resistere. E io ebbi il mio primo incontro con Palmer…

ANNI PRIMA
Dei marine erano morti quando un elicottero era precipitato, forse a causa di una collisione in volo, lui e Bud andarono ad indagare.
Pareva fosse coinvolto un misterioso velivolo, nero come la notte e silenzioso, trovano dei rottami, ma degli uomini del governo li mandano via, impedendo loro di raccogliere del materiale da analizzare, ma Harm riesce a prendere un pezzo che manda ad analizzare.

Il comandante della base chiede, anzi ordina ad Harm di fargli vedere se la sua nomea di rompiscatole è meritata, vuol sapere come sono morti i suoi uomini, altrimenti…
“Gli alti papaveri che, da Washington D.C., hanno messo in moto i colletti bianchi assaggeranno i miei anfibi!”
Effettivamente una ditta stava testando un nuovo tipo di caccia, solo che per accelerare i tempi di consegna facevano test di volo non autorizzati.

Mentre Harm e Bud indagano, Mac va al colloquio propostole da Dalton.

Durante le indagini Harm viene catturato dagli uomini della Brundresth Corporation, si era introdotto nell’area della ditta, grazie ad un diversivo di Bud, ma poi un impulso a bassa frequenza lo lascia a terra stordito.
Quando si riprende si trova davanti Palmer, che aveva già incontrato la sera precedente, solo che stavolta l’intenzione è di eliminare lo scomodo testimone.

Harm riesce a fuggire, e prende anche un floppy che contiene le prove delle sue accuse, si sta allontanando, in auto, ma lo fermano sparando alle gomme.
Palmer colpisce Harm con un pugno, adesso lo farebbe fuori, dato che come agente della sicurezza ha il permesso di sparare a chiunque si avvicini ai terreni della società, ma l’arrivo del comandante della base salva Harm, che rende il pugno appena preso.

Il comandante alla vista della reazione del capitano si lascia sfuggire un
“E poi parlan male di noi marine…”
(Dite ad un marine e ad un sailor, marinaio, che sono la stessa cosa e vedrete due persone incavolarsi;-)

Harm e Bud rientrano allo JAG, Mac rassegna le dimissioni, con talmente poco preavviso da far infuriare l’ammiraglio.

Mentre raccoglie le sue cose un Bud sconsolato le domanda se era proprio necessario, lei replica, necessario no, ma era quello che volevo; poi chiede se ha visto Harm, ma nessuno nell’ufficio sa dove sia il capitano.

È all’aperto quando si sente apostrofare…
“Te ne vai senza neanche un addio?”

L’uomo sta finendo un sigaro, è appoggiato al muretto che sta vicino alle scale che portano agli uffici, la divisa blu e l’alta statura gli danno un aria imponente, lei lo osserva alcuni istanti prima di replicare.

“Preferirei arrivederci. Harm capisco che tu ti senta tradito, ma vorrei spiegarti..”
“Non occorre, ti capisco. Hey non andrai in Siberia, capiterà ancora di incontrarci in aula.”
Harm si riferisce al fatto che altre volte avevano seguito anche cause che avevano coinvolto sia la procura civile che quella militare.
“Non vedo l’ora.”
Dice lei sorridendo.
“Ma allora sei masochista ;-)”
“Capitano ti posso abbracciare?”
“Permesso accordato :-)”

Un abbraccio veloce ed ecco arrivare l’auto di Dalton
“Ecco il principe azzurro con la sua spider.”

Mac si fa sfuggire sottovoce
“Peccato non sia un tomcat.”


PRESENTE UFFICIO HARM

Le dissi che capivo…No che non capivo, ma cosa le dovevo dire?
Allora tra di noi non c’era che una semplice amicizia tra colleghi, certo ero attratto da lei, ma non mi sentivo assolutamente pronto per un “noi”; e se lei era felice, bhe ero felice per lei!

Anche se maceravo….hu se maceravo.Quando tempo fa mi ha chiesto chi fosse l’uomo con cui avevo immaginato mi tradisse, ho lasciato credesse pensassi a Webb, ma in realtà ero molto più geloso del suo rapporto con Farrow, sapevo bene che per lei era stato importante, e che aveva rappresentato quella figura paterna che le era sempre mancata. Per lui ha giurato il falso in aula, rischiando la sua carriera, e giocandosi la promozione che sarebbe arrivata con molti mesi di ritardo.

Farrow sì che era un rivale nel cuore di Mac, non certo quel damerino di Dalton…
Forse non è molto carino parlare così di un morto, ma in fondo sto solo pensando mica posso fare l’ipocrita anche nei pensieri, e quello era un damerino slavato!

La sua morte alcuni mesi dopo, quando lei era da poco rientrata allo JAG, la lasciò sconvolta, al punto di rimettersi a bere.
Come mi aveva chiamato? “L’integerrimo Harm!” niente da dire quando Mac perde le staffe lo fa fino in fondo!

Mi sembra ieri quando fece un certo discorso a due adolescenti che stavano per iniziare il college, e lei chiarì bene perché l’abuso di alcolici è un grave problema….

CASA RABB
ALCUNI ANNI PRIMA

Harm era seduto nel suo studio, anzi lo studio suo e di Mac, dividevano la scrivania; da un lato le pile di incartamenti di Mac nel suo famigerato disordine organizzato, mentre dal suo lato..ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa, al centro un pc, lo condividevano, file di lavoro, foto dei ragazzi, e a volte ci avevano pure giocato,colpa dei ragazzi ovviamente.

Ed era proprio con loro che sentiva Mac parlare dalla porta lasciata aperta.
“So bene che non siete più dei bambini, ma voglio che vi sia chiaro fino in fondo come mai io e vostro padre siamo tanto intransigenti sull’abuso di alcolici. Siete abbastanza grandi da sapere cosa avevo fatto io alla vostra età, e capire che me ne vergogno tutt’ora.”
“Ma mamma, io e Sean lo sappiamo che bere fa male e ti prometto..”

Lei lo interruppe.
“Henry, io lo so che voi due siete giudiziosi, ma non voglio che sia solo per obbedire alle regole di casa, troppe regole alla fine possono causare l’effetto opposto, voglio che abbiate le idee chiare.
“Scusa, ti ascolto.” “Anch’io.”

E Mac raccontò loro di come a meno sedici anni avesse già iniziato a bere, di come avesse visto morire il suo migliore amico senza poter far nulla perché troppo ubriaca, di come anni dopo fosse ricaduta nel vizio ferendo molte persone.
“Certe frasi, so che mi sono state perdonate, ma il rimorso per averle dette non mi abbandona mai. Quando si prende la prima sbronza, e poi un’altra e alla fine non si è mai sobri…all’inizio non si è consci di quale inferno si andrà ad incontrare…
Se vi capiterà di essere con persone che non vi considerano perché a 15 anni non bevete, be usate la testa e continuate a non farlo.
Questo non vuol dire che dobbiate mai bere, vostro padre beve tranquillamente di tanto in tanto e la birra in casa non manca mai, il problema sta nell’abuso, quando si inizia a prenderci gusto alla vostra età, poi bhe molti, non tutti, non riescono a smettere.”

“Insomma se stasera qualcuno ci prende in giro perché non correggiamo le aranciate gli diciamo di farsi un giro per gli ospedali e poi di saperci dire.”
“Direi che hai centrato la questione, non lasciate mai che le pressioni di un gruppo, di qualunque genere condizionino le vostre scelte e vi impediscano di usare la vostra testa.”
“Ma e se una sera rientrassi ubriaco?”
“Be’ mi auguro che non guidi tu e che il guidatore fosse sobrio… io posso dirti la mia esperienza, tua madre Erin vi avrebbe raccontato di sua sorella Susan, rimasta paralizzata dopo essere stata investita da uno studente ubriaco, e del suo calvario infinito, prima di morire quando tu non avevi nemmeno un anno.”

Le parole di Mac andarono a segno, Henry abbasso lo sguardo, poi lo rialzò pochi istanti dopo e
guardando il fratello sorridendo disse: “Ok eviterò le aranciate di Kip…”
“Come se le avessi mai bevute….”
“Kip?”

Sean spiegò alla madre che il ragazzo in questione aveva l’abitudine di lasciare le feste con più alcool che sangue in circolo.
“Capisco, questo discorso dovevo farvelo prima, ormai ne sapete più di me.”
“Mamma però hai coraggio, non so quante madri racconterebbero di errori commessi in passato, noi non ne sapevamo nulla.”
“Non è coraggio, è che non voglio pensare di non avervi spiegato bene i perché del divieto di bere alcolici fino alla maggiore età, da ragazzi si è plagiabili…a volte anche da grandi, ma quella è una cosa che dovrete imparare da soli.”

Harm decise che era il caso di andare a dare una mano alla moglie.
“Sarah, Henry ha ragione, sei coraggiosa e anche troppo buona, hai dimenticato di dire che pure io non scherzavo quando ti punzecchiavo.”

Mac sorrise al marito, sapeva che lasciare la porta aperta era un ottima idea.
“Avrò maggiori difficoltà a spiegarlo ad Ashley, se ho un po’ capito mia figlia, nonostante la tenera età ha un caratterino di tutto rispetto, del tipo, so pensare a me tu non rompere…”
“La nostra testardaggine al quadrato?”
“Perché noi no?”
“Henry, voi siete testardi quanto lei, ma in una altra maniera, se una cosa vi infastidisce ci mettete poco a chiarire, mentre vostra sorella tende a tenersi tutto dentro.”

Sean ebbe un moto di stupore:
“Ma chi? Ashley?”
Henry dette una gomitata al fratello, il gesto fece capire a Mac quanta complicità ci fosse tra i loro ragazzi, guardò Harm.
Mac osservò il gesto dei ragazzi.
Li abbiamo lasciati troppo spesso da soli, coi nonni, hanno imparato a contare su loro stessi, come noi, ma almeno loro non erano soli.
I pensieri di Harm erano simili.
Quello che non confidano a noi se lo confidano tra di loro, dove eravamo quando tutto questo è iniziato? O forse è normale tra fratelli chiudere un po’ fuori i genitori, come figli unici io e Mac di complicità fraterne non ne sappiamo nulla.

PRESENTE IPOTETICO
UFFICI JAG

Quella sera a letto l’argomento principale tra me e Mac fu come far affrontare ad Ashley l’assenza dei fratelli.

“Ha sempre contato sul di loro, certo anche su di noi, ma era con loro quando li lasciavamo per giorni interi dai nonni, finché non hanno iniziato ad essere loro stessi a badare a lei.”
“Guarda che è normale, i nostri figli hanno potuto contare uno sull’altro, io da bravo figlio unico, fino alla scoperta di Sergeij, ma eravamo entrambi grandi e non si creò la complicità che nasce nel crescere insieme. Magari anche negli sbagli, un altro che ti dica hey ma che fai….oppure dai facciamolo insieme.
Non credo avranno i blocchi paterni, magari avranno altre cose a metterli in crisi, ma non i rapporti con le persone.”

Il bussare alla porta lo riportò al presente, era Mac.
“Ammiraglio, lo so che non ho un appuntamento, ma ha tempo per un pranzo in caffetteria?;-)”
“Sì, ho giusto un buco, anzi due uno nello stomaco e l’altro in agenda;-)”
Mentre i nostri si rifocillano noi andiamo a vedere come se la passa la piccola Ashley, che tanto piccola non è più, tranne nei pensieri paterni.

CAMPO DI ADDESTRAMENTO RECLUTE
Ashley aveva appena terminato di farsi la doccia, un asciugamano in vita e i corti capelli scuri umidi ne erano la prova, Faith si stava rivestendo nella camerata, di donne ce erano altre ma in quel momento erano sole, le altre o erano fuori a cercare di chiamare casa o a racimolare qualcosa da mettere sotto i denti.
“Ciao, che ne dici se approfittiamo della pausa per andare a cercarci un abito adatto al ballo? Mancano ormai pochi giorni.”
“Io non verrò al ballo, finito l’addestramento andrò a casa dai miei, ma ti accompagno volentieri, solo credevo lo avresti scelto con tua madre.”
“L’idea c’era, ma almeno mi faccio un idea di cosa indossare, altrimenti Ray rischia davvero di vedermi arrivare in mimetica, come ti ho detto che mi ha replicato al telefono.”
“Bhe che fareste furore è vero…”

Finirono di vestirsi ed uscirono dalla base, il sergente istruttore aveva dato a tutti tre ore libere, per far riprendere fiato a chi era riuscito ad arrivare fin lì.

“Allora cosa hai in mente? Vuoi fargli capire che la serata prosegue a casa…o…”
“Faith! Sarò con i miei, specie mio padre, e ci sarà pure mio fratello Sean, meglio se non lancio troppi segnali che capirebbe il mondo intero, non credi?”
“Ma dai, cosa vuoi che non lo sappiano che dopo due settimane lontani tu e lui non vedete l’ora di star soli?”
“Lo sapranno di certo, ma non vedo al necessità di urlarglielo in faccia con un abito provocante.”
“Ash, sveglia, loro si aspettano che tu sia elegante e affascinante per il tuo uomo, se vuoi che pensino cose molto peggiori di quelle che fate, vestiti come un educanda e avrai ottenuto sguardi sospettosi da tuo padre e tuo fratello per tutta la sera.”
“Guarda che non ho detto di non volere essere attraente per lui, solo non troppo, come dire, sfacciata!”
“Ok, ho alcuni anni più di te, vedrai che saprò consigliarti l’abito giusto, poi te lo fai spedire a casa e, al tuo rientro, lascerai il povero Ray senza fiato. E i tuoi… bhe cercherò di trattere la mia indole birichina per il bene delle coronarie di tuo padre, e del fegato di tuo fratello, ok?”
“Ok, sapevo di poter contare su di te:-).”

Dopo un oretta circa per negozi, in cui Ash ha trovato quello che cercava, con la soddisfazione di Faith, che ha deciso che l’abito era sufficientemente provocante, un vestito blu con una ampia scollatura che le lasciava la schiena scoperta e dei lunghi guanti neri che arrivavano al gomito; si siedono sulla panchina di un parco a mangiare un panino.

“Sai con un vestito simile ho visto una volta una foto dei miei, erano andati al ballo di un ambasciata, però accadde qualcosa, un colpo di stato o una cosa simile.”
“Che vita avventurosa hanno avuto i tuoi, ma stavano insieme da molto quando si sono sposati?”
“Be’ non so bene…hanno lavorato insieme per molti anni, ma erano solo ottimi amici, mia madre era molto somigliante ad una donna che mio padre aveva amato prima di conoscerla. Poi credo che sia nata un attrazione, ma sono dettagli che non si raccontano certo ad una figlia, vado io di immaginazione.”
“Ma come sapevi della donna somigliante a tua madre se non te lo hanno detto loro?”
“Di quello mi hanno parlato…successe pochi anni fa quando traslocammo…”

ALCUNI ANNI PRIMA
TRASLOCO IN CORSO

C’erano diversi scatoloni ammassati nell’atrio, un Ashley adolescente stava aiutando la madre a chiuderne alcuni e una scatola grigia attiro al sua attenzione, sopra c’era scritto Diane nella calligrafia del padre.
“Mamma, chi è Diane?”
“Una donna che è stata molto importante per tuo padre. È morta prima che lui mi conoscesse, dovevano sposarsi, e tuo padre conserva le lettere che le aveva scritto e che lei aveva conservato.”
“E non ti secca che tenga le lettere ad un’altra?”
“No, lei era importante, mi preoccuperei se tuo padre le leggesse di continuo e non avesse pensieri per me e per noi tutti, ma sono solo dei ricordi importanti, e come tali li rispetto.”
“Tu hai tenuto le lettere dei tuoi innamorati?”
“Non ero una grande scrittrice, e gli uomini che ho frequentato prima di tuo padre rispecchiavano questa mia dote.”
“Ma che papà ti scriva ti piace?”
“Sì, non sapevo quanto finché non è capitato che stesse settimane senza farsi vivo, almeno per e-mail si era sempre fatto sentire…ricordo ancora quando mi rimproverò di non avergli detto che mi avevano promosso colonnello…”

PORTAEREI
NEL MAR MEDITTERANEO

Harm era stato riassegnato come pilota da pochi mesi, ma nonostante tutto rimaneva un legale dello JAG e si ritrovò ad attendere Mac per metterla al corrente di cosa era successo, un pilota aveva bombardato dei mezzi corazzati prendendoli per mezzi Serbi, era in corso al guerra in Bosnia, ma quelli erano mezzi delle forze di pace russi e l’incidente diplomatico era dietro l’angolo.

Quando la donna so toglie il casco e slaccia parte del giubbotto indossato durante il volo per raggiungere la portaerei, lui nota i gradi.
Si mette sull’attenti e con un sorriso sotto i baffi, che non ha, inizia con un congratulazioni signora, sì signora e a darle del lei.

Quando lei gli chiede se le darà una mano la replica è : “Sono un aviatore, ma obbedirò ad ogni ordine ufficiale.”
“Farò in modo che siano ordini ufficiali”
“Come vuole, colonnello”

Calcò molto sull’ultima parola, Mac lo seguii alzando gli occhi al cielo.

Poi in mensa l’interrogatorio.
“Ci siamo scambiati diverse e-mail, come mai non mi avevi detto nulla della promozione?”
“Non lo so, non volevo fari pesare…”
“Cosa? La mia inferiorità?”
“Qui ti senti inferiore?”
“Mac, io sono nato pilota, qui sono a casa.”
“Allora allo JAG ingannavi il tempo in attesa di vederci di nuovo bene?”

Uno sguardo in tralice fu la sola risposta.


CASA RABB DURANTE TRASLOCO

“Ma allora non eravate si, insomma…ecco.”
“No all’epoca tuo padre stava con una altra e io pure…o quasi, ma preferirei cambiare argomento…sai com’è.”
“Ma di questa Diane, perché ha conservato le lettere.”
“Perché era speciale, e perché io gliela ricordavo ogni volta che mi vedeva.”
“Le assomigliavi molto?”
“Sì, al punto che una volta quando tuo padre mi baciò gli dissi che pensavo avesse baciato lei.”
“Cosa? Ma mamma, papà non è scemo…”
“No tesoro, tutt’altro, ma quella volta c’erano delle circostanze attenuanti, aveva appena scoperto il suo assassino e io ero vestita con la divisa della marina anziché la mia da marine, e il bacio che mi dette suonava come un addio, no stava salutando lei, senza nemmeno rendersene conto, ma all’epoca tra di noi c’era solo amicizia.”
“Be’ sarà ma se ti ha baciato mi sa che erano altri i suoi pensieri, per quanto potessi somigliare a questa Diane.”
“Hey, signorina e a te chi le ha insegnate certe cose?”
“Quali cose ha imparato la mia piccolina.”

Era stato Harm a parlare era rientrato prima per aiutare le sue donne nel trasloco, la nuova casa era a pochi isolati, ma impaccare una vita di ricordi era duro.

Madre e figlia si guardarono per un breve istante e decisero che non era il caso di tirare in ballo Diane.
“Hem ho sentito dei termini militari in un film alla televisione.”
“Se devi raccontare una frottola, fallo con convinzione, senza hem e soprattutto guarda al persona a cui stai mentendo negli occhi, hai più possibilità che ci caschi;-)”
“Papà!!!”
“Harm, lasciala stare, ne vuoi già fare un avvocato squaletto come te?”
“No, se è squaletto ce lo ha già nel DNA, nulla che io potrei fare potrà cambiare la cosa, ma tu non cercare di distrarmi facendomi incavolare, e dimmi di che parlavate.”
Mac osservò il marito e si rese conto che erano nell’atrio di casa con la porta aperta, Harm nel salire sul portico doveva aver sentito le ultime frasi.
“Parlavamo di Diane, e di quanto fosse importante per te, abbiamo trovato queste.”

Nel dirlo gli porse la scatola grigia, Harm la aprì ne estrasse la foto della donna e la mostrò a Ashely che rimase sbalordita.
“Mamma, ma è…è….non è somiglianza sembrate due gemelle!”
“Solo fisicamente, Ash, non potrebbero esistere due Sarah MacKenzie, o due Diane Shonke.
Ma avevi ragione prima, non è stato completamente uno sbaglio il bacio dato a tua madre, lei mi piaceva solo che ci ho messo anni ad ammetterlo anche con me stesso, figuriamoci con lei.”
Stavolta fu Mac a rimanere a bocca aperta, non si aspettava che in quel primo bacio ci fosse altro oltre che l’addio a Diane, ma chissà forse se lo sentiva.Però lui zitto, mai un ammissione, solo con la figlia si apriva quel riccio, davanti a lei era senza difese.

“Però ti ringrazio di aver detto che il tuo vecchio non è scemo.”

PARCO
CENTRO ADDESTRAMENTO

“Accidenti, questa Diane era veramente così somigliante?”
“Sì pareva mia madre con alcuni anni di meno e la divisa della marina, ma non credo che mio padre si sia innamorato di lei per quello. Anzi penso che la cosa semmai abbia raggelato i loro rapporti per lungo tempo.”
“Una sorta di fantasma…”
“Non sai quanto….”

ANNI PRIMA
CHICAGO

Erano andati a trovare lo zio Sergeij che dopo anni aveva ottenuto la cittadinanza USA e si era stabilito, con la sua seconda moglie, nella città del vento.

Mentre erano sulla statale per rientrare a Washginton D.C. un autotreno li investì. Lei e sua madre se la cavarono con pochi graffi, mentre suo padre era in gravi condizioni.
Erano nella sala d’attesa dell’ospedale quando lo fecero salire di sopra, si avvicinarono alla barella e lei senti il padre mormorare…Diane.
Non disse nulla a sua madre, che pareva non avere sentito, poi mentre aspettavano che si riprendesse dall’intervento, entrambe le donne si assopirono, Ashley venne svegliata da un grido della madre.

La vide alzarsi e andare vicino al suo letto e con le lacrime agli occhi implorò.
“Rimani con me, non puoi andartene con lei, non adesso ti prego, abbiamo ancora tante cose da fare insieme, vedere i ragazzi fieri delle loro ali d’oro, il diploma di Ashley, Diane ti prego lascialo a me, tu non ne hai bisogno di la, ma io sì, i suoi figli anche, ti prego non portarcelo via.”

Vedere la madre piangere a quel modo la sconvolse, vide entrare nella stanza i suoi fratelli che erano stati chiamati appena successo l’incidente.

Henry prese lei tra le braccia mentre singhiozzava disperata, Sean fece lo stesso con la madre.
Harm riprese i sensi, aveva uno sguardo vitreo che metteva paura, ma appena focalizzò al sua famiglia parve ricordare dov’era e sorrise, a fatica tra le cannule.
“Mamma non se lo è portato via, ti ha ascoltato.”
“Di che parli scricciolo.”
“Henry, è una cosa tra me e la mamma.”

Dal letto giunse un flebile lamento…
“E Diane…”
Mac abbracciò il marito e capi che non aveva solo sognato…

Quando si era assopita stava pensando che era normale che ad Harm venisse in mente Diane, avevano terminato il trasloco pochi giorni prima e sapeva che aveva riletto le sue vecchie lettere insieme ad Ashley che si era emozionata all’idea di conoscere un lato sconosciuto del padre, poi nel sonno aveva visto Harm e Diane seduti su una panchina ad un certo punto lei si alzava e gli tendeva la mano, si era svegliata sconvolta dal messaggio del sogno.

Aveva sentito una frase di Diane, o del subconscio di Harm a scelta.
“Tu la ami, ma sai che lei potrebbe lasciarti perché non rimani con me, io non ti lascerò mai.”

Non avrebbe mai chiesto ad Harm cosa lo aveva trattenuto qui, se il pensiero di lei o dei figli, o solo il fatto di non volersi arrendere, l’importante era che avesse lottato, come quella volta dopo l’eiezione nell’Atlantico.

CENTRO ADDESTRAMENTO
Questa parte non mi va di raccontarla a nessuno, è stato talmente brutto quel momento, che lo avevo rimosso, quando ho visto mia madre in lacrime per Sean è tornato a galla e parlare di Diane me lo ha rammentato, chissà se mamma aveva sentito o meno, certo è che diane non era solo un fantasma, mi sono sentita in colpa per anni per avergli riportato quella donna alla mente facendomi leggere le sue lettere.

Le due ragazze rientrarono al centro, ne avevano ancora per pochi giorni e l’inferno sarebbe finito, almeno per questa sessione di addestramento.

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