Ricordi, terza parte

DISCLAMERS: I PROTAGONISTI DI JAG CHE SONO PRESENTI NELLA STORIA SONO DI PROPRIETA’ ESCLUSIVA DI DONALD P. BELLISSARIO. L’AUTRICE DEL RACCONTO LI HA PRESI IN PRESTITO PER PURO DIVERTIMENTO SENZA ALCUNO SCOPO DI LUCRO.

N.d.A.: i personaggi che non esistono in JAG sono invece di proprietà di chiunque voglia divertirsi ad usarli.

Firmato
Rabb-it

RIFUGIO
Era l’alba, Henry stava terminando di chiudere il suo zaino, non rientrava solo per Sean, sapeva che stava bene, quindi non era preoccupato; entro pochi giorni doveva ripartire, la sua licenza era agli sgoccioli, meglio rientrare un po’ prima che fare tutto di corsa.
Gli spiaceva perdersi il resto del racconto dell’ammiraglio, ma avrebbe letto la biografia appena fosse uscita.

AJ stava preparando il caffè, aveva osservato a lungo il giovane mettere in ordine nello zaino, quante volte i suoi avevano preparato un borsone di tutta fretta ed erano partiti, magari lasciando lui, Sean ed Ashley dai Roberts, oppure passavano i genitori di Erin, o i Thompson(N.d.A.i genitori adottivi di Peter) a prenderli e loro tre stavano un po’ di tempo con i nonni; Ashley una volta gli aveva confidato che era stato facile per lei e Sean legarsi ai nonni di Henry come se fossero anche i suoi.

“Dì a tuo fratello che la prossima volta che vuole mettersi in mostra cerchi qualcosa di meno rischioso.”
“Riferirò, non senta troppo la mia mancanza;-))”

Il ragazzo uscì e si incamminò con passo spedito verso casa, gli sarebbe occorsa quasi tutta la mattinata; AJ rimase sulla porta ad osservarlo mentre si allontanava.
Prese un blocco e si sedette sulla panca in pietra, osservo le nuvole per qualche istante e penso ai suoi nipotini Albert e Stephany; Francesca e Jason vivevano in California, lui lavorava presso lo JAG del pacifico agli ordini di Sturgis, lei aveva trovato un impiego in una rivista di moda; quante volte gli avevano detto di andare a vivere la con loro, ma preferiva lasciare loro la giusta intimità e poi andava a trovarli ogni mese, e durante le vacanze erano loro a raggiungerlo, quando Francesca non andava dalla famiglia materna.
Il gioco preferito dei suoi nipoti era dire a cosa somigliavano le nuvole.
Lui rimase ad osservarle per diversi minuti, poi decise che gli mancava la componente essenziale, l’immaginazione sfrenata di un bimbo, e iniziò a scrivere.

Rimise mano alle cartelle che aveva lasciato in sospeso, i primi rapporti che si era messo a leggere appena arrivato allo JAG parlavano quasi solo dei casi inverosimili che capitavano tra le mani di Rabb ed Austin, pareva che avessero un radar per le situazioni al limite del consentito.

1995
C’era stato un caso curioso, una bambina era scomparsa all’interno di una base della marina in disuso, lo zio aveva detto ai giornali che era stata rapita dagli alieni, o che nelle basi della Marina facessero strani esperimenti; vennero mandati ad indagare Rabb e la Austin.
Lo zio aveva parlato di un rumore lancinante che aveva spaccato i vetri della sua roulotte e lo aveva lasciato stordito, e sospettava di qualche esperimento segreto.
Quando entrarono nella base, il tenente Austin chiese al capitano Rabb se erano possibili simili rumori, egli le rispose che dei suoni ad alta frequenza potevano essere il mascheramento di rumori più forti, aggiunse che a certi livelli poteva far saltare loro tutte le otturazioni, al che Mag ritenne doveroso informarlo che lei di otturazioni non ne aveva, lui la osservò indeciso se replicare a tono o meno, poi optò per l’indifferenza, e le sorrise, poco prima in auto l’aveva canzonata perché parlava di alieni e lei si era vendicata con quella bonaria freddura, poteva soprassedere.
Avevano trovato la piccola e sventato un traffico di droga, i trafficanti si erano insediati nella base, e l’elicottero che usavano per il trasporto era mascherato proprio da quei suoni e da delle luci posizionate ad hoc.

Poi in un’altra occasione erano stati coinvolti in un evasione, che in realtà era la copertura per rubare dei missili portatili ,chiamati sadam.
Quella volta Mag era stata rapita degli evasi, e Harm era stato aiutato de Kate Pike, di tanto in tanto loro due si rinfrescavano la memoria, dopo che lei aveva detto che gli uomini in divisa bianca erano irresistibili avevano avuto una relazione, non impegnativa, era del tipo, oggi ci siamo domani chissà…

La Pike si era lamentata del fatto che al suo prossimo incarico avrebbe dovuto indossare i guanti, per la rigidità del clima, e Harm aveva sorriso sornione sussurrandole all’orecchio che gli sarebbe piaciuto vederla con “solo” i guanti addosso.

Nel frattempo Mag era stata rapita, quando stavano cercando il modo per liberarla, tra i due c’era stata una discussione quando Harm aveva capito che sospettavano qualcosa e che deliberatamente non lo avevano informato, mettendo la sua collega in pericolo.
In seguito erano ritornati alla base, l’evasione era un trucco per far allontanare il maggior numero possibile di uomini, e avere campo libero; avevano fermato la fuga del sergente che era stato l’artefice del piano, però questi aveva innescato il timer di uno dei missili in modo da distruggere tutte le prove, ed era morto quindi non vi era modo di sapere quale fosse la password per fermare il timer.
Harm visto che mancava il tempo perché giungessero gli artificieri, aveva caricato l’ordigno in auto per cercare di portarlo più lontano possibile dalla base e dagli esplosivi in essa contenuti, ma le due donne erano salite con lui per cercare la combinazione.
Pioveva a dirotto, e mentre lui guidava a rotta di collo, le due donne tentavano con la data di nascita del sergente, con il suo numero della previdenza sociale…poi l’illuminazione: il codice che il sergente doveva usare più volte nella giornata… il numero del protocollo che si usava per avere l’accesso ad un prigioniero.
Solo che mentre la Pike diceva che finiva per 05 la Austin asseriva 04 (o viceversa) stavano perdendo secondi preziosi, quando Harm esclamò, con comprensibile nervosismo:
“DIGITATELI ENTRAMBI!”

Rapidamente Mag scrisse il suo… e visto che dava errore passo quello della collega, il timer si fermò.

Harm chiese quale fosse quello giusto e lei rispose che chi aveva sbagliato non ci teneva a saperlo, si ricordava solo ora che il sergente quel mattino l’aveva corretta con la numerazione, e non aveva intenzione di far sapere a Rabb che la Pike aveva ragione.
Comunque era vero, ne a lei ne a Kate importava sapere chi aveva ragione o torto, esplosero in una fragorosa risata liberatoria, dentro l’auto ferma nella fanghiglia con la pioggia che proseguiva imperterrita.

RIFUGIO
Certo che ne avevano vissute di avventure Rabb e la Austin, ricordava ancora lo sconquasso che aveva fatto il tentativo di omicidio da parte di un sicario all’interno dello JAG…
E quanto lui avesse dato mano libera ai suoi uomini per le indagini.

1996
Era arrivato un fax, Mag lo aveva preso e nel mentre che lo osservava era arrivato il capitano, in ritardo come al solito.
“Guardi non è strano…Shepard, chi sarà?”
“Non lo so, Mag devo vedere un mio vecchio amico, tra un paio d’ore sarò di ritorno, posso chiedergli notizie.”
“Guardi che la Krennick è sul piede di guerra, non le conviene tirare troppo la corda;-)”
“Grazie Mag, ti devo un favore.”

Lei scosse la testa, quel capitano l’avrebbe fatta diventare matta, ma si mise al lavoro rassegnata a reggergli il gioco.
Arrivò la Krennick a cercare Rabb, lei inventò una scusa, la Krennick si stava allontanando e all’ascensore incontrò un tale, ma non vi badò troppo, poi mentre le porte scorrevoli stavano per chiudersi capì cosa non la convinceva, tornò dalla Austin per farsi dire la verità sull’assenza del capitano e trovo il tale incontrato poco prima che stava sparando a Mag, riuscì per un pelo a non fare la stessa fine; il malvivente venne messo in fuga, e lei soccorse Mag che era in un lago di sangue.
Intanto Harm era a fare brunch con il suo amico(il James Denton di Jarod, Casalinghe disperate e Band From Tv) , quando gli parlò di Shepard questi trasalii e non volle spiegare come mai; lui chiamo l’ufficio e la Krennick gli comunicò cos’era accaduto…
Furono ore terribili, la vita di Mag appesa a un filo; i servizi segreti che li volevano fuori dal caso.
AJ ordinò loro di catturarlo, disse che voleva impagliare il tizio che aveva osato entrare nei suoi uffici e sparare ad un suo ufficiale!
Il Killer doveva liberarsi della Krennick che lo poteva riconoscere, Harm le salvò la vita impedendole di accendere l’auto che questi aveva imbottito d’esplosivo.
L’amico di Harm credeva di averlo ucciso la sera precedente in una missione, ma il timer sulla bomba indicava che era stata messa dopo, quindi l’uomo ucciso dagli agenti era solo un complice.
Grazie ad Harm e alla Kreenick lo presero, poche ore dopo Mag usciva dal coma, un Harm sollevato passo a trovarla….

RIFUGIO
AJ era pensieroso
Quelle donne dovevano essersi presa una cotta per il bel capitano, poi però erano state trasferite ad altri incarichi e al JAG era arrivata una giovane maggiore dei marines, Sarah MacKenzie, per anni lei e il capitano avrebbero dato di che sussurrare all’interno degli uffici…
Oh il capitano ne dava anche da solo a dire il vero, ma in coppia facevano faville!

Si rimise a scrivere, ma noi adesso andiamo a vedere come procede una certa indagine.

USS CLINTON
OCEANO ATLANTICO

Ray stava interrogando uno degli uomini che era presente sul ponte, per verificare che le testimonianze collimassero, era stato sorpreso uno degli uomini a manomettere il sistema che controllava gli aerei in volo dalla portaerei.
Ecco spiegato perché non era stato possibile rintracciare subito il tenente Rabb, il suo RIO si era eiettato pochi secondi prima, insieme all’altro equipaggio ed erano stati trovati subito, ma l’aereo di Rabb era rimasto al buio per quello che riguardava il radar, e il luogo dell’eiezione era centinaia di iarde più avanti, poi il vento aveva peggiorato la situazione; per fortuna lo avevano trovato in tempo, ma ora c’era da scoprire cosa diamine stava facendo quell’uomo alle apparecchiature!

Dalle indagini emerse che una delle ditte che forniva alla Marina i caccia, anzi solo alcuni componenti per dirla tutta, aveva scoperto un difetto, e voleva sostituire le parti difettose senza comunicarlo a chi di dovere, quindi con l’omertà o peggio la collaborazione di ufficiali corrotti avevano mascherato piccole grane, e quando uno degli aerei aveva iniziato ad avere problemi uno di questi ufficiali aveva deciso di cancellare le registrazioni degli strumenti, ma così facendo aveva lasciato gli aerei a volare alla cieca.

Quando i problemi avevano iniziato a presentarsi il tenente Roberts, che sospettava dell’uomo, lo aveva cercato in sala controlli, e lo aveva trovato che cercava di ripristinare il sistema, troppo tardi però per i ragazzi la fuori.
L’indagine avrebbe coinvolto le alte sfere, visto che l’uomo sorpreso a fare ciò era il CAG della nave, ebbene sì il caposquadriglia, colui nelle cui mani i piloti affidavano la vita, si era macchiato di un tale reato.

Era l’unico che poteva avere accesso ai caccia in ogni momento e dato il suo ruolo era al di sopra di ogni sospetto, quei fatti avrebbero scatenato un vero terremoto al comando, Ray capiva bene come mai l’ammiraglio Rabb si fosse mosso coi piedi di piombo prima di muovere accuse, se la corruzione era arrivata a tali livelli, ci si poteva aspettare ogni cosa, era molto deprimente come pensiero!

Sulla portaerei già si parlava di una probabile promozione a capitano di corvetta per Roberts, fino a quel momento era stato solo un istruttore sulla nave, ma forse già al suo prossimo incarico sarebbe stato un caposquadriglia; aveva declinato l’offerta del comandante che lo voleva nominare CAG seduta stante, dicendo che non sarebbe stato giusto nei confronti degli altri in attesa di tale incarico da molto prima di lui.

Il gesto sorprese Ray, non si rifiuta una promozione, ma dopo parlando con lui aveva capito meglio la questione.

“Vedi se io subentrassi al CAG, in primo luogo per gli uomini io sarei quello che gli ha fatto le scarpe, facendo il delatore, e poi il suo avvocato difensore potrebbe usarla come arma a discredito della mia testimonianza dei fatti.”
“Non credo che per gli uomini lei sarebbe da biasimare, ma sono d’accordo per la storia dell’avvocato, un buon difensore deve attaccarsi ad ogni appiglio possibile, certo che rinunciare ad una promozione…”
AJ scosse le spalle, l’aria serena di chi sa di avere fatto la scelta giusta.

“Avrò altre occasioni, e poi mi piace troppo volare e già stare a capo di una squadriglia di aerei mi mette spesso in condizione di stare a terra, tra burocrazia varia, come CAG, quindi capo di tutta la flotta di aerei sulla nave, mi sa che volerei davvero poco.”

Ray aveva raggiunto Jen all’interrogatorio del CAG, che si stava difendendo asserendo che aveva capito il problema e voleva sistemare il guasto, al che Jen aveva fatto presente che diversi uomini lo avevano visto allontanarsi dal ponte molto prima che iniziassero i problemi tecnici; quindi l’uomo aveva detto che non avrebbe detto altro se non in presenza del suo avvocato.

Mentre Jen e Ray stavano uscendo mormorò:

“Chissà se avrei il medesimo trattamento se nell’incidente non fosse rimasto coinvolto il figlio dell’ammiraglio Rabb, non è la prima volta che si coprono piccoli incidenti, ma a me è andata male.”

Jennifer si voltò irata:
“PICCOLI INCIDENTI? Ci sono due piloti in ospedale e altri due saranno dimessi nel pomeriggio dall’infermeria, altri hanno corso il rischio di far loro compagnia, se non peggio, e lei me li chiama piccoli incidenti?

In quanto alle sue infamanti accuse all’ammiraglio, sappia che l’inchiesta è stata iniziata su suo ordine alcune mesi fa, e il figlio è giunto qui in avvicendamento solo da poche settimane, quindi, come vede, lei è male informato, noi non siamo qui per il tenente Sean Harmon Rabb… ma solo per lei e i suoi complici!”

L’ufficiale trasalì capendo che erano sulle sue tracce da un po’, era stato scaltro l’ammiraglio nell’assegnare al suo reparto l’istruttore Roberts, gli era parsa manna dal cielo, avere qualcuno su cui scaricare eventuali responsabilità, invece questi era lì per indagare. Pensava che il fatto che lo avesse sorpreso fosse un caso invece, era stato poco accorto e adesso la corte marziale lo attendeva.
Chissà, forse sarebbe riuscito a patteggiare in cambio dei nomi degli altri ufficiali coinvolti, ma aveva idea che non sarebbe stato facile cavarsela.

Ray e Jen raggiunsero la mensa ufficiali, Roberts li invitò a sedersi al suo tavolo, si permise un piccolo scherzo con il capitano Coats.

“Jen, ops capitano Coats posso invitarla a sedersi al mio tavolo, con il suo collega, sa sono abituato a mangiare in compagnia di avvocati quando vado a trovare i miei, sarebbe un po’ come essere a casa.”
Lei raccolse e rispose a tono:
“Tenente faccia meno lo spiritoso, altrimenti rischia di scordarsi la striscia in più.”

La frase burbera era smentita dall’espressione affettuosa con cui guardava il giovane, che aveva visto bambino scorazzare per gli uffici.

“Tenente che ne dice, allo JAG sono troppo informali per i suoi gusti?”
“Be ammetto che i primi giorni mi è sembrato davvero strano un simile cameratismo, poi però ho avuto presto modo di apprezzare i colleghi.”
Il pranzo prosegui serenamente, ogni tanto Ray sentiva su di se gli sguardi degli altri, ma ben presto i suoi pensieri andarono al giorno prima del suo ingresso nello JAG…

POCHI MESI PRIMA
IN UN BAR A WASHINGTON D.C.

Si era laureato da pochi anni, e dopo alcuni incarichi nelle basi in giro per il mondo era stato assegnato alla sede principale dello JAG con sede a Fulls Church, l’ammiraglio Sturgis era stato il suo superiore fino a poco prima, nella sezione del Pacifico, ma ora sarebbe entrato nel centro di comando di tutta la procura militare della Marina.
Alcuni suoi amici avevano deciso che l’evento andava festeggiato, ma a lui pareva più che fosse una scusa per ubriacarsi; non che fosse astemio, tutt’altro, ma non gli piaceva esagerare, come invece doveva avere fatto l’amica che stava con Faith.

Faith era la sorellina minore di un suo amico d’infanzia, lui aveva chiesto a Ray di dare un occhiata a che combinava la sorella al campo di addestramento; lei appena saputo della festa aveva deciso di passare a salutarlo.
Adesso stava decidendo con gli altri amici per proseguire il giro dei pub, ma c’era la sua amica che era crollata di traverso sul bancone, uno spettacolo davvero indecoroso.

Faith si avvicino a Ray con fare cospiratorio e gli chiese se abitava ancora sopra il bar.
“Sì, non ho ancora trovato niente che mi vada a genio, ma sono in trattativa per un appartamento, che hai in mente?”

Aveva notato il suo sguardo alla sua amica, ed era decisa a continuare a divertirsi, sapeva che Ray era un bravo ragazzo, o forse era troppo alticcia per preoccuparsi se non lo fosse stato.
“Vedi, la mia amica passerebbe un guaio se la scoprissero in queste condizioni, per stanotte non deve rientrare, se hai un divano comodo può riposare lì, ti prego…”
“Ma non può andare a casa?”

“Se i suoi la vedessero sarebbe in guai ancora peggiori, dai ascoltami, non era abituata a bere, e volevamo farle uno scherzo, certo non credevo che bastassero due drink a metterla KO.”

Lo guardò con occhi supplichevoli e non seppe rifiutarle il favore anche se sentiva che se ne sarebbe pentito…

Mentre la portavano di sopra la ragazza parve riprendere un po’ conoscenza e farfuglio qualcosa
“Ma…chi è…questo…bel…ragazzo?”

Faith stava per fare le presentazioni quando all’amica venne un conato di vomito e, in tutta fretta, la accompagno nel bagno.
L’uomo scosse il capo, non poteva capire come ci si potesse ridurre in quello stato, va bene che l’addestramento era duro, ma l’alcool non è una soluzione!

Faith usci dal bagno con l’amica riversa sulla sua spalla, l’aiutò a stenderla sul suo letto, aveva deciso che avrebbe dormito lui sul divano, la donna si addormentò immediatamente rannicchiandosi sotto le coperte, aveva un aria fragile e minuta decisamente pareva poco adatta alla vita militare.
Non sai in che ginepraio ti stai ficcando, piccola.

“Adesso che fai?”
“Be io me ne andrei, tu hai detto prima che saresti salito presto a riposare per via del tuo nuovo incarico, anzi adesso che ci penso evita di dirle che lavori per la procura militare, credo farebbe un infarto.”
“La lasci sola così?”
“Non è da sola, ci sei tu, andiamo Ray adesso non farmi passare per un amica degenere, ti conosco troppo bene!”
“Fila, che ne vuoi sapere tu, eri una bambina quando sono partito…”
“Guarda che ho solo sei anni meno di te, e quattro più di lei.”
“Cos’è un modo per dirmi che sono vecchio per lei?”
“Lo hai detto tu, non io!;-)”

E con quell’ultima battuta scese di fretta le scale che la riportavano dai suoi amici a gozzovigliare.

Ray sorrise, pensando che al suo amico non avrebbe potuto raccontare che una versione rimaneggiata della storia, Faith era maggiorenne e vaccinata non aveva certo intenzione di farle da balia.

Prese delle coperte e si sistemò sul divano, ripensò a quello che aveva detto Faith, di non dire alla sua amica che lavorava per la procura, e si chiese cosa avrebbe fatto se un domani se la fosse ritrovata davanti, magari per comportamento sconveniente come in quel caso; poi si disse che pure lui a vent’anni aveva fatto alcune sciocchezze, e non per questo ora era un pessimo elemento, decise di dare una possibilità alla giovane donna che dormiva placida e serena nel suo letto.
Si addormentò e al suo risveglio vide che la ragazza stava ancora riposando.

Sarà meglio che mi sbrighi ad usare il bagno, sia mai che lei si sveglia e io arrivo in ritardo!
Quando uscì si diresse nella sua stanza per prendere la sua divisa, ma si fermò, era presto, avrebbe potuto vestirsi dopo la colazione, così la ragazza non avrebbe visto i gradi con le insegne dello JAG.

Mentre stava uscendo dalla stanza la ragazza si svegliò, lo osservo uscire e avvampò…
Che ci faccio qui? FAITH che mi hai combinato! Chi è quell’uomo?

Aveva dei ricordi confusi della sera precedente, lei che chiedeva chi era quel bel giovane e cose del genere.
Giuro che non toccherò più un superalcolico finché campo! Stava uscendo dalla stanza, e aveva solo i boxer addosso…no non posso essere stata tanto ubriaca.

Si rivestì di tutta fretta, domandandosi se era stata Faith a svestirla, o se vi aveva pensato lei, o…
No gli abiti sono in ordine sulla sedia, se me li fossi tolti io colta dalla passione per il bel tomo appena uscito sarebbero stati gettati malamente a terra, e non credo lui li avrebbe rimessi in ordine.

Uscì dalla stanza e cerco di arrivare alla porta senza essere vista, ma il piccolo cucinino era proprio davanti all’ingresso, e lui la vide.

“Buongiorno, dormito bene?”
“Sì, mi scusi non ricordo nemmeno il suo nome…noi non…vero?”

Ray la vide arrossire, capì che era imbarazzata per l’accaduto e temeva vi fosse stato dell’altro oltre al dormire nel suo letto, era tentato di farle prendere uno spavento e dirle che la notte era stata strepitosa, poi cambiò idea, inutile spaventarla, aveva l’aria di esserlo già parecchio per conto suo.

“Mi chiamo Ray. Noi… nulla, mi piace che una donna sappia che sta facendo quando sta con me; e poi Faith mi avrebbe sicuramente ucciso se avessi fatto qualcosa di diverso dal metterla a dormire.”

Quell’accenno alla sua condizione di ubriachezza parve disturbarla, ma anche il riferimento a Faith.
“Faith sta con te? Non sapevo avesse il ragazzo a Washington D.C.”
“Non sta con me, è solo la sorella di un caro amico; vuoi fare colazione.”
“No, è meglio che filo a casa, che lavoro fai?”

Erano passati rapidamente al tu; gli occhi le si erano accesi di uno strano scintillio quando aveva detto che non stava con Faith, Ray la osservò curioso, poi si rammentò della sera prima e del suo stato e decise che era meglio non indagare.
“Faccio l’avvocato.”
“Avvocato? Pure io voglio laurearmi in legge, quando il corpo dei marines mi permetterà di farlo.”
“Se continui come ieri sera, sarà dura!”
Era stato caustico, ma non se la sentiva di indorare la pillola, o metteva la testa a posto o difficilmente avrebbe praticato.
La ragazza abbassò lo sguardo, ma solo per pochi secondi, quando lo rialzò negli occhi verdi c’era la luce di una sfida.

“Hai ragione, ma non succederà più! Quando c’incontreremo di nuovo sarò sobria, e soprattutto saprò quel che sto facendo, parola di marine!”

E con quell’ultima allusione ad un eventuale sviluppo di genere decisamente interessante, infilò la porta e lo lasciò a bocca aperta!
Andò in camera a cambiarsi, il letto era rifatto, nessuna traccia del passaggio di quella specie di ciclone, mentre chiudeva l’ultimo bottone della divisa bianca estiva gli venne in mente che lei non gli aveva detto il suo nome, decise che lo avrebbe chiesto a Faith la prima volta che l’avesse rincontrata.

Arrivo in ufficio in perfetto orario, venne presentato ai nuovi colleghi, l’ammiraglio lo avrebbe ricevuto appena arrivato; stava sistemando alcune cartelle nello schedario quando vide la ragazza di quel mattino, arrivava dal corridoio e camminava decisa verso la sua direzione.
Le si parò davanti, un po’ indispettito dal fatto che lo avesse seguito.
Evidentemente Faith le ha detto dove lavoro, ma dico io, il mio primo giorno in un nuovo ufficio, cosa mi va a capitare!

“Buongiorno, vedo che mantiene le promesse, è sobria!”

La ragazza trasalii, negli occhi lo stupore genuino nel trovarselo davanti.

“Ma mi aveva detto che faceva l’avvocato!”
“Perché qui chi credi vi lavori? idraulici?”
“No, so benissimo che ci stanno gli avvocati, lo so molto bene! Solo avevo creduto che fossi avvocato civile, dato che non avevi specificato!”
“Mi ha chiesto Faith di non dirti che lavoravo per la procura, per non farti preoccupare, credo. Ma scusa cosa fai qui?”
“Non credo che la cosa la riguardi, non ancora almeno.”
“Ashley, quando sei arrivata?”

Era stata una donna a parlare, lui l’aveva conosciuta quella mattina, il capitano di corvetta Coats.
“Capitano, è un piacere rivederla, sono rientrata ieri sera, ma domani si riparte di nuovo. Sa se i miei genitori sono in ufficio?”
“L’ammiraglio è fuori per una riunione, ma dovrebbe rientrare tra una mezz’ora, il generale è in aula.”
“Sì può assistere?”
“No, è un caso delicato, solo i giurati e gli avvocati.”

“Capisco, udienza a porte chiuse, dovrò aspettare ancora un po’ per poterne seguire una…”

Ray era rimasto senza parole, era la figlia dell’ammiraglio Rabb e il generale Mackenzie, certo che Faith gli aveva tirato un bello scherzo a non dirglielo.
Ash si voltò a guardare l’uomo che quella mattina aveva trovato tanto affascinante, be in divisa era ancora meglio, alto, capelli castano biondo, occhi azzurri degni di Paul Newman o James Stewart, suo padre adorava i vecchi film e lei era cresciuta con i miti del secolo passato; dopo un attento esame dell’esemplare in questione decise che sarebbe stato un rischio passare spesso a trovare i suoi, ma se lui avesse tenuto il segreto sul loro primo incontro, sarebbe stato un rischio molto allettante.
Coats dovette andarsene e lasciò Ashley ad attendere suo padre insieme al tenente che doveva sistemare l’archivio in attesa di incarichi più stimolanti.

“Adesso capisco cosa intendeva Faith dicendo che se i tuoi lo venivano a sapere sarebbe stato peggio che venire scoperta in camerata.”
“Hai intenzione di dirglielo?”
Era spaventata all’idea, e lui lo capì guardando in quegli occhi così espressivi, no, quella ragazza non sarebbe mai stata un buon avvocato, le si leggeva tutto in viso.
“No, non ci tengo a far sapere al mio superiore che sua figlia ha passato la notte con me.”
“Ma…avevi detto che…”
“Che non c’è stato nulla, ma il fatto non sarebbe rilevante agli occhi di un padre, te lo assicuro!”
“Allora è il nostro segreto?”
“Altroché, io ti ho conosciuta stamani, quando hai visto un nuovo ufficiale e ti sei presentata, piacere tenente di vascello Ray Dexter!”
“Oh, il piacere è mio Ashley Rabb!”

Si strinsero le mani a saldare il patto, uno sguardo d’intesa che la diceva lunga passo tra di loro, Ray stava pensando a quanto sarebbe stato difficile per lui concentrarsi quella mattina, e anche nei giorni a venire se la ragazza passava spesso dai suoi, e lei indugiava ancora sui pensieri di poco prima.

USS CLITON
PONTE DI VOLO

Quel pomeriggio Jen e Ray stavano attendendo di salire sull’aereo che li avrebbe riportati a Washington D.C. con loro l’ex-CAG della nave, in stato di arresto, lo attendeva un lungo soggiorno a Leavenworth.

“Capitano spero che l’ammiraglio ci lasci rappresentare l’accusa, avrei proprio voglia di sistemare quest’ufficiale e i suoi complici.”
“Be riuscirebbe a difenderlo?”
“Cosa? Ma che vuol dire?”
“Che un buon avvocato deve anche difendere, a volte, persone che preferirebbe sbattere dentro; lo saprebbe fare? No, perché accusarlo è facile, sarebbe una causa già vinta, ma trovargli delle attenuanti, non dico scusanti perché non ve ne sono, quella sì che sarebbe una sfida.”
“Se l’ammiraglio mi ordinasse di farlo, lo farei al meglio delle mie possibilità, ma mi auguro non succeda, sono un bravo avvocato e mi spiacerebbe che se la cavasse per merito mio.”
“Complimenti per la modestia;-)!
No, fai bene, bisogna sempre essere sicuri di se in questo mestiere. Certo che se lo farai assolvere non vorrei essere nei tuoi panni davanti all’ammiraglio.”
“Mica per niente ho detto che preferirei essere l’accusa;-).”

Il comandante dette l’ordine di salita, si accomodarono sui sedili, allacciarono le cinture e incrociarono le braccia attendendo la spinta che arriva alla partenza, l’effetto della catapulta lo conoscevano già.
Mentre il loro aereo si librava in volo, sulla terraferma altri stavano volando anche se in modo molto più leggiadro…

CIELI DELLA VIRGINIA
Un piccolo biplano giallo stava compiendo evoluzioni sopra i campi, davanti stava Ashley, dietro Henry , il giovane era arrivato in mattinata e dopo aver fatto visita al fratello in ospedale, aveva chiesto alla sorella se voleva fargli compagnia in volo.
C’era lei ai comandi adesso, lui attendeva che venisse il suo turno e intanto le dava lezioni di volo.

Non che ne avesse bisogno era salita per la prima volta su “Sarah” da bambina, esattamente come lui e Sean, certo quando stamani era arrivato si era guardato bene dal dire cosa voleva fare nel pomeriggio, non era il caso di aggiungere altre ansie a sua madre, e poi gli era parso di averli visti un po’ tesi, e non era solo per quello che era successo a Sean ne era sicuro, poi la sorella mentre si stavano dirigendo all’hangar dove era custodito il gioiellino di famiglia gli aveva confermato la sensazione.

UN ORA PRIMA, STRADA STATALE
CABRIOLET DI HENRY

Sean stava meglio, era in buona, anzi buonissima, compagnia e lui aveva voglia di un voletto, tra due giorni sarebbe partito per la sua nuova destinazione; Ashley aveva accettato con gioia di accompagnarlo, ed ora si stavano dirigendo all’hangar.
“Meno male che me lo hai chiesto fuori di farti compagnia, non so se la mamma avrebbe apprezzato la nostra idea.”
“Per quello ti ho fatto cenno, avevo notato un po’ di tensione.”
“Già, sai che non mi ricordo di avere mai visto mamma e papà discutere, non che stavolta li abbia visti, ma era evidente quando ieri sera sono rientrata che era successo qualcosa di grosso. Spero che lo superino, avrei voluto dire a mamma che non è colpa di papà se a noi piace tanto volare, poi ho capito che avrei peggiorato le cose.”
“Non credo sia solo per il volo, per quello mamma si è messa il cuore in pace la prima volta che papà ci ha fatto anche solo vedere “Sarah”, ci sono altre cose a volte dietro ai litigi.”
“Tu cosa sai?”
“Nulla, io li avevo visti in altre occasioni tesi e turbati, ma tu eri piccola e non puoi ricordare quei giorni.”
“Adesso mi racconti…”

“No, quando avrai un ragazzo che ti farà dannare e chiederai consiglio alla mamma allora ne parlerai con lei di cos’è avere a che fare con noi uomini, io ho la versione di papà su voi donne.”
“Ah stanno così le cose? E dimmi la versione di papà è obbiettiva o magari è un po’ di parte?”
“Bho;-) io la prendo per buona, poi sai ognuno ragiona con la sua testa.”
“Chissà, magari i consigli di mamma mi serviranno prima di quanto pensassi…”
“Che succede?”
“Eh, no! Tu non dici nulla a me, e io non dico niente a te!”

SULL’AEREO
Henry era felice che fossero arrivati all’hangar, non capiva come gli fosse venuto in mente di parlare di dissapori tra i suoi, e aveva cercato di deviare il discorso della sorella toccandola sul suo lato femminista; era una storia vecchia di molti anni prima, lui e Sean erano bambini e spesso stavano dai nonni, una di queste volte aveva recepito aria di burrasca, ma poi col tempo la cosa era stata dimenticata, si vede che i ricordi dell’ammiraglio avevano fatto riaffiorare i suoi.
Si riscosse dai suoi pensieri, la sorella gli stava dicendo di prendere lui i comandi che adesso era lei a volersi godere il panorama.
Mentre Henry pilotava Ashley imitò il fratello e lasciò vagare la mente.
Ma cosa cavolo mi è venuto in mente di dire ad Henry quella cosa? mentre facevamo il controllo dell’apparecchio mi ha fatto il terzo grado.

HANGAR
UNA MEZZ’ORA PRIMA

“Hai un nuovo ragazzo?”

“Henry Rabb Thompson ti sconsiglio di proseguire con le domande, ricordati che sono tua zia!”

Henry sorrise, sua sorella arrivava a usare quel ricatto quando si sentiva messa alle strette, e il suo nome completo era una sorta di feticcio che da un altro avrebbe preso in malo modo, ma da lei tollerava tutto…la sua adorazione per quella piccola streghetta risaliva a oltre vent’anni prima, quando sua madre tornata dall’ospedale gliela aveva messa tra le braccia, lui e Sean erano diversi nell’approccio con la sorella, ma entrambi erano estremamente protettivi.

“Come? Un marine e futuro avvocato che ha paura delle domande? Andiamo chi è questo tizio che ti fa tribolare, ci scambio due paroline.”
“Piano col futuro avvocato, non so se ne ho la stoffa, e poi anche se fosse le domande mi piacerebbe farle non subirle, non credi?”
“Che vuol dire non sai se ne hai la stoffa? Hey, ti sei dimenticata che sei cresciuta tra codici e cavilli? Se vuoi fare altro ok, ma non dire mai che non hai la stoffa per fare una cosa, è come partire sconfitti in partenza!”
“A volte mi dimentico che nella nostra famiglia essere un po’ insicuri è visto come il peggiore dei peccati!”
“Ashley, adesso sono serio, cosa c’è che non và?”
“Niente!”
“Hey, sono io, hai presente quello a cui hai confessato che avevi paura di entrare in piscina perché temevi ci fossero gli squali…”
“Nooo, ancora con quella vecchia storia, avevo solo 4 anni e mi ricordavo la descrizione dello squalo fatta da zio Peter nel suo diario, non puoi usarla ancora contro di me, mi appello alla momentanea infermità mentale dovuta all’età e ad una forte fantasia!”

Scoppiarono a ridere, e terminarono i controlli senza chiarire cosa angosciava la giovane Rabb.

SULL’AEREO
Oh, lo so che ha lasciato perdere solo per il momento, avevamo finito i controlli e non voleva stare a terra più del necessario, il round è solo rimandato…ma come faccio a raccontargli che è successo ieri sera…

LA SERA PRECEDENTE
APPARTAMENTO RAY

Ray stava sistemando i documenti che gli sarebbero serviti la mattina dopo, senti bussare alla porta, era da poco che si era trasferito, e non aveva idea di chi potesse essere.
Alla porta c’era Ashely con un aria furibonda.

“Dimmi che non ne sapevi nulla!”
“Entra, di che parli?”
“Quando ti ho chiamato questa mattina per dirti che sarei passata dall’ufficio tu mi hai detto che eravate molto presi e che avrei fatto meglio a passare più tardi, magari verso sera…no dico mio fratello era disperso in mare e tu hai avuto il coraggio di fare finta di nulla!”
“Erano ordini, i tuoi sono usciti dall’ufficio con quella notizia e hanno detto di non far trapelare la cosa, per quanto possibile, dagli uffici, non volevano preoccupare te ed Henry, penso si riferissero ai capitani Roberts e Coats, dato che non sanno che ci frequentiamo, ma se ti avessi avvisata avrei violato un ordine.”
“E rischiato la carriera, bene adesso so come consideri la nostra relazione, tranquillo, non ci sarà pericolo che il tuo C.O. venga a sapere che te la intendevi con sua figlia; noi abbiamo chiuso.”
“Intendevi? Mi sa che qui se c’era qualcuno che sottovaluta la nostra storia non sono io!
Proprio perché per me sei molto importante ho preferito tenere separato il lavoro dalla vita privata, almeno all’inizio. Ma se la metti così, mi sa che non ci siamo intesi molto bene.”
“Non girare la frittata, chi è stato a dire a mio padre che non hai nessuno che ti accompagni alla cena annuale della battaglia di superficie? Io avevo detto che potevamo uscire allo scoperto allora, ma tu hai preferito fingere che eri solo soletto e che andare in mia compagnia sarebbe stato un onore….tranquillo troverò una scusa per non venire.”
“Non sarà necessario, dirò che devo andare a trovare i miei; adesso scusa ho da prepararmi.”

La vide aprire la porta, prima che se la tirasse dietro, lui la afferrò e facendola girare verso di se le disse:

“Adesso sei sconvolta per quello che è accaduto a tuo fratello, quando ti sarai calmata magari potremmo parlare più serenamente, non chiudermi fuori per punire qualcuno, visto che non puoi prendertela con i tuoi per averti tenuto all’oscuro, non ci sto a fare il capro espiatorio.”

E con queste parole scese con le sue labbra sulle sue a rubarle un bacio, che sapeva di sale, erano le lacrime di lei, rimasero li stretti in un abbraccio sul pianerottolo, se qualcuno fosse passato non sarebbe più stato un problema la segretezza della loro relazione.
Ma non passo nessuno, l’appartamento che aveva trovato era in un palazzo semidisabitato, e quando si staccarono lei fece alcuni passi indietro come sconvolta dalla sua reazione al bacio, poi si volto e scese le scale…

SULL’AEREO DIRETTO A WASHINGTON D.C.
Ray aveva rivissuto la stessa scena, era rimasto sul pianerottolo a sentire i suoi piedi che correvano giù da quelle scale, velocemente andava lontano da lui.
Si sentiva un po’ in colpa, sapeva che lei non aveva tutti i torti ad accusarlo di pensare solo alla carriera, ma non era solo quello, è che gli avrebbe dato fastidio essere visto come quello che se la faceva con la figlia dell’ammiraglio, non era una ragazzina, ma non era sicuro che lei sapesse affrontare la situazione in tutti i suoi aspetti.
Avevano iniziato a vedersi quasi per gioco, la cosa era diventata improvvisamente più seria quando lei era venuta ad assistere ad una causa in cui lui era la difesa, dopo poche settimane dal suo ingresso allo JAG aveva avuto occasione di dimostrare di che pasta era fatto il nuovo avvocato!

CIRCA 5 MESI PRIMA
AULA JAG

Un anziano istruttore dei marines, andato in pensione con il grado di sergente, dopo che la divisa gli era stata inchiodata da un giovane tenente che lo aveva processato anni addietro, aveva chiesto la revisione del suo processo, secondo la legge erano scaduti i termini per cui poteva presentare reclamo, ma aveva tentato di portare avanti la cosa, e dato che il tenente in questione aveva fatto carriera adesso era capitano di corvetta, c’era chi sosteneva che fosse per quello che non si procedeva.

Il capitano Tiner si era così visto mettere sotto inchiesta, e a Ray era stata assegnata la difesa.
Ora Ray stava interrogando quello che riteneva il testimone che avrebbe risolto la questione.

“Dottoressa Evans quando ha preso visione per la prima volta delle impronte che hanno fatto accusare di furto il sergente Hydes?”
“Due settimane fa.”
“E in questi giorni cosa ha appurato da quelle impronte?”
“Che non sono quelle del sergente.”
“Come mai invece sono state attribuite a lui?”
“Vede diversi anni fa usavamo dei sistemi che avevano un minimo margine d’errore, ma quando i punti di contatto tra impronte erano meno di 7 allora ci si affidava all’esperienza dell’esperto.”
“Cioè, lei?”
“Non in quel caso, poi oggi il metodo è sorpassato.”
“Quindi il suo collega potrebbe avere sbagliato?”
“Sì, ma in assoluta buona fede, di norma sette punti di contatto sono sufficienti per dare approssimativamente l’indicazione esatta, oggi coi sofisticati programmi a nostra disposizione abbiamo praticamente la possibilità di sovrapporre le due impronte per verificarne la veridicità.”
“Quindi all’epoca dei fatti l’avvocato dell’accusa ebbe ogni valido motivo per perseguire il sergente?”
“Con le prove in suo possesso, sì.”
“Per cui se il sergente vuole prendersela con qualcuno dovrebbe cambiare direzione!”
“Purtroppo, sì, ma come ho detto, all’epoca dei fatti non vi erano ancora sistemi così sofisticati.Quindi non avrebbe nessuno con cui prendersela a parte la sfortuna di avere sei punti in comune con le impronte di un ladro.”
“Be le dico io cosa è successo, il suo insegnante alla facoltà di criminologia, che era anche l’esperto delle impronte dello NCIS all’epoca dei fatti decise che bastava avere un colpevole, e non mise in guardia l’allora tenente della fragilità delle prove, che non vennero confutate a causa dei precedenti del sergente, era stato indagato più volte per rissa, e non era certo uno stinco di santo, ma quel materiale non lo rubò lui.”
“Obbiezione la difesa sta facendo illazioni!”
“Accolta, stia attento tenente, le sto già dando molta libertà d’azione, non me ne faccia pentire.”
“Si, signore!”

Durante il resto dell’interrogatorio venne fuori che il ladro era stato identificato solo adesso con certezza, ma ormai era tardi per punirlo, nell’arringa Ray non manco di osservare che il fatto di non poter punire il vero colpevole non dovesse far dimenticare il torto subito dal sergente Hydes.
Ma non per questo si poteva punire un avvocato che si era fidato dell’esperto, quindi chiedeva che venissero fatte cadere le accuse al capitano Tiner, in base all’articolo #*#@*# del codice civile militare.
Dopo l’arringa uscì dagli uffici per prendere una boccata d’aria e trovò Ashley seduta su una delle panchine.

“Ciao, ti ho vista prima, finalmente hai potuto seguire una causa.”
“Già, sei bravo, mentre ti ascoltavo pensavo che avevo voglia di prendere quel famoso esperto e passarlo nel tritaverdure, ma come si fa…adesso c’è il rischio di dovere riaprire tutti i vecchi casi perché lui se gli chiedevano un colpevole se lo inventava?”
“Bè, a volte noi avvocati siamo pressanti, sai se adesso mi dicessero di difenderlo non avrei difficoltà, per la tecnologia che aveva a disposizione un errore poteva succedere, lo sbaglio è stato non dire che non era certo al 100% di quello che aveva trovato, certo che anche la difesa, ho letto i verbali e non ha mai fatto domande che potessero far sorgere dei dubbi…un certo Mattoni, mi pare che ora eserciti come avvocato civile, lui si che sarebbe da perseguire per difesa negligente!”
“Accidenti, però questo non lo hai detto dentro come mai?”
“Bè, intanto sarebbe scaricare la colpa su troppe persone e ai giurati potrebbe venire in mente che lo faccio solo per salvare il six al mio assistito, il che sarebbe pure vero, quindi mi limito a far sorgere un ragionevole dubbio.”
“Mi aiuterai a studiare quando inizierò l’università dopo il campo?”
“Molto volentieri, solo che con il fior di avvocati che ti ritrovi per casa mi pare una cosa strana.”
“Tu non conosci i miei, il lavoro non si porta a casa, quasi mai.”
“Capisco, ok signorina Rabb, l’aiuterò molto volentieri a districarsi nei meandri tortuosi che sono i cavilli, i codici e tutte quelle cose che fanno della legge uno degli indirizzi universitari più duri.”

La giuria aveva terminato e vennero chiamati gli avvocati…

INTANTO SU “SARAH”
L’atterraggio l’aveva riportata al presente aveva ricordato come la loro iniziale attrazione si fosse presto rivelata, quando erano rientrati in aula lei lo aveva osservato a lungo mentre il presidente della giuria leggeva il verdetto, Tiner era stato considerato non colpevole, in quanto non poteva sapere con che metodo l’esperto avesse agito, certo non si aspettava l’intuito.
Era andata a casa sua quella sera, e da allora ogni volta che poteva passavano del tempo insieme ma sempre cercando di passare per due semplici amici che trovavano simpatica la reciproca compagnia.
Poche settimane prima c’era stata una scena comica, lei era a mangiare con i suoi genitori, quando suo padre se ne esce a dire che ha scoperto il nuovo indirizzo del tenente Dexter, per un pelo non mandò di traverso ciò che stava mangiando.

CENA A CASA RABB
POCHE SETTIMANE PRIMA

“E come mai il suo indirizzo ti interessava?”

Era stata sua madre a parlare, lei non aveva osato chiedere.

“Non è che m’interessava c’era la sua scheda di cambio di residenza e conoscevo l’indirizzo in questione; ha affittato un vecchio monolocale, che era stato ristrutturato quasi trent’anni fa dal sottoscritto, adesso sta a lui risistemarlo, i proprietari che mi hanno seguito non ne hanno avuto altrettanta cura a quanto mi dice.”
“Casa tua, accidenti era talmente fredda, non lo invidio, se poi ti somiglia anche quando è fuori oltre che dentro un aula di tribunale, be non invidio le poverine che passeranno da lì!”
“Hey, non ti lamentavi così quando cucinavo per noi;-).”
“Già, ma allora ero giovane e incosciente;-).”
“Comunque sbagli, non è delle ragazze che porterà quelle per cui devi preoccuparti, ma sono le coronarie dei loro poveri padri che verranno messe a dura prova!”

Stavolta Ashley non riuscì a impedire alla minestra di scendere nella direzione sbagliata, tossì ripetutamente per riportare ossigeno ai suoi poveri nervi sull’orlo di un collasso.

“Ash, tutto bene?”
“Sì, sì, mi stavo solo domandando quanto eri discolo prima di conoscere la mamma…”
“Prima? Tesoro tuo padre era una peste di uomo prima durante e dopo l’avermi conosciuta.”
“Come sarebbe dopo? Io sono ancora al durante?”
“Che papà romantico che ho, mamma praticamente dice che ha ancora delle cose di te da scoprire, che effetto ti fa dopo tutti questi anni di matrimonio?”
“Be, dato che sto nella sua stessa situazione non so bene l’effetto che mi fa;-).”
“Ho capito, be io stasera esco, magari mi fermo fuori da un amica, poi riparto per il campo, passate una buona serata.”
“Impudente, ma ti sembra questo il modo di rivolgerti ai tuoi anziani genitori.”
“Anziani? parla per te! Io ho ben 4 anni meno di te, te lo ricordi?”
“E come potrei scordarlo;-).”
Li aveva lasciati soli, e si era diretta a casa di Ray.
Quando era arrivata aveva visitato la casa,e la stanza da letto!
Era davvero minuscola, ma per un avvocato sempre fuori casa era l’ideale, mentre erano a letto a scambiarsi coccole, gli chiese se sapeva a chi era appartenuta prima.

“Una coppia che l’ha lasciata andare in rovina, eppure si vede che aveva avuto una bella ristrutturata diversi anni fa.”
“E sai chi l’ha fatta?”
“Ho idea che sto per scoprirlo, aspetta… tuo padre stamani mi ha chiesto da quando mi era trasferito in North Union Station…non dirmi che…”
“Arguto, avvocato molto arguto, sì era la sua casa da scapolo, meglio che stiamo attenti d’ora in poi, potrebbe venirgli voglia di vedere com’è l’appartamento adesso e tu non vuoi che mi trovi qui, vero?”
“Non voglio che lo scopra in questo modo, è il mio superiore, non mi piace mentirgli, ma se in ufficio girasse voce che io e te…be tu sai le malelingue, a che servirebbe?”
“Ma prima o poi dovremmo affrontare l’argomento, capiterà che qualcuno che ci conosce entrambi ci veda insieme e magari ne parli con i miei…”
“Meglio poi…”

WASHINGTON D.C.

Intanto Jen e Ray erano atterrati, avevano consegnato il CAG alla polizia militare e si stavano dirigendo a casa.
Lui si stava arrovellando sul perché avesse tergiversato così con Ashley, sarebbe bastato dirle andiamo insieme al ballo, i tuoi vedranno e capiranno, ma no, lui era frenato, loro erano i suoi superiori, e temeva il loro giudizio…

Certo che sei furbo Ray, se adesso lei sconvolta dalla tua replica dovesse dire tutto?…non sarebbe ancora peggio! Sicuramente l’ammiraglio apprezzerà molto che mentre lui mi raccontava di cosa faceva sua figlia da bambina io pensavo a lei tutt’altro che piccina tra i fratelli, anzi quei fratelli un poco mi preoccupavano!

Rientrato in casa ascoltò i messaggi della segreteria.
Ce n’era uno che non immaginava di trovare…

“Ray, ciao hai ragione sono stata troppo impulsiva, oggi sono stata a fare un volo con mio fratello, è strano come tra le nuvole tutto appaia così chiaro. Ero arrabbiata con i miei, e tu ne hai fatto le spese, mi perdoni?”

Gli sembrava di vederla in piedi, vicino al piccolo aereo giallo di cui aveva visto un modellino nell’ufficio di Rabb, mentre parlava agitata al telefono, non capiva perché non lo avesse chiamato al cellulare, poi si rese conto che lei non sapeva come lui l’avesse presa e forse lasciargli un messaggio era un modo per dare anche a lui il tempo di riflettere.

Prese il telefono e la chiamò.

“Ciao, posso tirare fuori l’uniforme di gala dalla naftalina, allora?”
“Solo se i balli li riservi tutti a me, non voglio vederti ballare con un’altra!”
“Accordato, stai andando al campo? Ci vedremo prima del ballo?”
“Temo di no, due settimane di duro lavoro, al mio rientro sarà dura rendermi presentabile.”
“Come no, puoi sempre venire con la mimetica, sai che scoop un calamaro in bianco che si lascia sedurre da una testa di latta coperta di fango, faremmo furore!”
“Sì e al segretario della marina viene un infarto.”
“Non dirlo, se succede poi salta il ballo e noi quando lo diciamo ai tuoi.”
“Sei sicuro? Insomma non vorrei che poi te ne avessi a pentire.”
“Sono sicuro, basta sotterfugi, esco con la figlia del mio capo, e allora, tuo padre di sicuro non passa per un nepotista quindi chi dovesse pensare male, be si faccia avanti se ne ha il coraggio, lo aspetto!”
“Poveretto, o poveretta, non sa contro chi si va a mettere, adesso devo lasciarti sono in vista della base.”
“Stavi usando il vivoce vero?”
“Certamente, crederai mica che mi voglio schiantare perché guido con la testa piegata o con una mano sola.”
“Brava la mia ragazza, in groppa alla tartaruga, hai un duro esame davanti.”
“Speriamo non cappotti, a presto!”

Il click della comunicazione interrotta lo raggiunse, quella ragazza…un tornado ecco che era, mai ferma il tempo necessario per riuscire a farle una foto, non una foto di lei, ma della sua personalità.

CAMPO ADDESTRAMENTO
NELLO STESSO MOMENTO

Faith stava aspettando che Ash arrivasse, era un po’ in ansia, lei sapeva quanto fosse legata ai fratelli, e poi c’era Ray, ricordava ancora la sfuriata che l’amica le aveva fatto quando era rientrata il pomeriggio seguente la sua avventura conclusasi sul bancone del Two Days Inn…..

MESI PRIMA
Un fulmine moro, che lanciava saette verdi con lo sguardo andava decisa nella sua direzione.

Oh Oh, mi sa che ha già scoperto per chi lavora Ray…
“Tu devi essere impazzita, no dico mi lasci in quelle condizioni a casa di un estraneo, e non mi avvisi poi che me lo ritroverò davanti andando dai miei, ma dico vuoi farmi morire prima del tempo!”
“Intanto per me Ray non è un estraneo, è un vecchio amico d’infanzia, e sapevo che non avrebbe fatto nulla di male…e sul fatto che lavori alla procura, beh a che sarebbe servito dirtelo eri un po’ troppo sbronza per registrare alcunché!”
“Ti posso assicurare che mi sarebbe passata alla velocità della luce, se avessi saputo. E scusa che vuol dire è un amico d’infanzia, adesso è un uomo e sta parecchio in giro, quindi non è più il ragazzino che conoscevi tu!”

Faith impallidii vistosamente.

“Ma, ha fatto qualcosa di sconveniente, no perché se mi dici che ti ha toccata lo uccido con le mie mani!”

Ash scosse il capo, era incredibile proprio quello che aveva detto lui…

“No, non è successo nulla, ma tu come potevi averne la certezza? Non avresti dovuto farlo.”
“Scusami, non capiterà più!”
“Oh questo è poco ma sicuro, non toccherò più un goccio di alcool finché campo!”
“Adesso non essere drastica, non eri abituata…”
“E non intendo farlo, se significa dimenticarsi i propri amici, preferisco non prenderle certe abitudini!”

Faith era mortificata, non credeva che Ash sarebbe stata così intransigente, poi le venne in mente che lei arrivava da una famiglia di Seattle che non aveva mai avuto nulla a che fare con la vita militare, mentre l’amica era cresciuta tra i militari e forse un po’ di indottrinamento alle regole lo aveva succhiato col latte materno.

Ma non sembrava più così arrabbiata come appena arrivata, e notò che gli occhi le brillavano di una luce birichina.

“Ma dimmi un po’, come hai trovato Ray una volta sobria?”
“Ne parliamo più avanti, adesso torniamo agli addestramenti.”

ADESSO
Ash scese dall’auto e vide l’amica, le andò incontro sorridendo, le pareva passata un eternità dalla sera precedente; non aveva voglia di parlarne nemmeno con lei, era strano cos’era successo quando lei ed Henry erano atterrati.

HANGAR
ALCUNE ORE PRIMA

Quando scese dall’aereo era un po’ preoccupata, sapeva che Henry avrebbe iniziato con le domande, e lei non aveva voglia di dargli risposte, stava iniziando come poco prima del decollo, e intanto ritirarono l’aero all’interno dell’hangar e lei vide Elizabeth che andava loro incontro, subito si preoccupò che fosse capitato qualcosa a Sean, poi la vide sorridente e capì che doveva essere lì per altro.

“Ciao, Sean mi ha detto che vi avrei trovati qui, era fantastico vedervi compiere evoluzioni, chi pilotava? Io sono qui da una decina di minuti.”
“Allora hai visto solo me, Ash si è goduta il panorama nell’ultimo quarto d’ora, ma che succede? Qualche problema?”
“Nulla di serio, il cellulare di tuo fratello era scarico e il mio …be stendiamo un velo pietoso, voleva chiederti una cosa prima che partissi.”
“Ma prima di andare via sarei passato ancora…”
“Henry credo che Sean abbia da chiederti una cosa in prestito, lascia che Elizabeth ti spieghi.”
“Ashley ha ragione, Sean vorrebbe che tu gli prestassi il diario di tuo padre, dice che sai di che parlo…”
“Sì, lo so…Ash tu sai perché lo vuole?”
“È meglio se te lo spiega lui, passa a portarglielo e parlate.”
“D’accordo, passo da casa a prenderlo, Elizabeth tu vai nella direzione di casa dei miei, ti secca dare tu un passaggio ad Ashley.”
“No, figurati, di a Sean che tornerò domattina presto.”

Ashley guardò il fratello allontanarsi, quasi non credeva di essersi salvata dal suo terzo grado, Elizabeth la vide osservare il fratello e pensò fosse dispiaciuta.

“Perché lo hai lasciato andare via? Magari volevi stare ancora un po’ in sua compagnia e io ho guastato la riunione familiare.”
“Stai scherzando, vero? Tu mi hai salvata, Henry Rabb stava affilando le armi per farmi parlare di una cosa di cui non avevo voglia e il tuo arrivo è stato provvidenziale, altro che la manna…”
“Capisco, come sorella minore di due fratelli molto protettivi conosco la sindrome da carenza di ossigeno, causata da due cerberi sulla porta.”
“Eppure è stato Roger a farti conoscere Sean.”
“Oh, ma tu non sai cosa è stata la mia adolescenza, tornavano in licenza ed erano domande su domande, cose che non mi chiedevano nemmeno i miei genitori si sentivano autorizzati a domandarle loro.”

“Uh Uh allora è vero, noi ci capiremmo al volo!”

“Comunque se hai bisogno di una persona discreta per depistarli, conta su di me!”
Nel frattempo erano giunte alla macchina, un piccolo catorcio rosso granata un po’ ammaccato, vi salirono e Ashley che non voleva raccontare i dettagli a suo fratello che avrebbe capito a chi si riferiva, si confidò invece con Elizabeth, che poco sapeva dell’ufficio dei suoi.
“Lavora per i miei genitori e all’inizio ero d’accordo con lui che non era il caso che sapessero che ci frequentavamo, ma dopo un po’ la cosa ha iniziato a darmi sui nervi, poi ieri sera l’ultima goccia, non mi ha avvisato di quello che stava succedendo a mio fratello, non credo di poterlo perdonare anche se, prima in volo, ho avuto tanti dubbi.”

Elizabeth non girò la chiave dell’accensione, osservò quella sua coetanea che decideva che si fidava talmente di lei da farle una confidenza così personale, conoscendola appena da un giorno, o i Rabb erano degli emeriti incoscienti, o lei ispirava fiducia.

“Ascolta, forse ne dovresti parlare con tua madre, in fondo ha sposato un suo collega e vi lavora insieme, credo che avrebbe un punto di vista molto obbiettivo e ti aiuterebbe a valutare le cose con maggior chiarezza; non devi necessariamente dirle che lavora per loro, basta che tu dica che lui teme di passare per quello che approfitta della figlia dell’ammiraglio così può essere chiunque per un motivo o per l’altro conosca tuo padre.”
“Ma secondo te, lui ha ragione quando dice che me la prendo con lui perché non posso prendermela con i miei.”
“be…mio fratello era in servizio con Sean e sai quando mi ha fatto sapere che succedeva? Dopo che lui era partito per Bethesda, non prima…e capisco la tua rabbia perché è la stessa che ho provato io, solo che io l’ho sfogata su un infermiera, tu avevi una vittima migliore, un vero capro espiatorio!”
“Devo telefonargli, ti secca aspettarmi qualche minuto?”
“No, fai pure, posso uscire io.”

Ma non le dette il tempo di farlo, corse fuori e si fermo nell’hangar vicino allo Stearmen, la osservò mentre parlava concitata al telefono e ogni tanto col la mano libera toglieva immaginaria polvere dalla fusoliera giallo limone.
Penso che un giorno chiederò a Sean se mi porta a fare un giro, deve essere un’esperienza inebriante.

Ash rientrò in auto pareva più serena ora.

“Non c’era, ma gli ho lasciato un messaggio in segreteria, poi a casa parlerò con mia madre, o magari lo farò quando rientro dal campo, ho due settimane molto dure davanti.”
“Vedrai che te la caverai alla grande, Sean oggi mi ha invitato al ballo che si terra tra due settimane, verrai con lui?”
“Se accetterà il mio ramoscello di ulivo sì, ma ti prego, magari continuerà a non volere che i miei sappiano e in quel caso…”
“In quel caso il tuo cavaliere sarà solo un collega dei tuoi, che impietosito perché uscendo dal campo non hai trovato lo straccio di un cavaliere si è offerto di accompagnarti. Va bene come copertura?”
“Sei grande, se mio fratello fa il cretino dimmelo che lo sistemo per le feste, pure quelle degli altri stati!”
“Me lo ricorderò, anche se mi auguro che non serva;-).”

NOTTE
Ash era sveglia sotto la coperta, con Faith aveva parlato a monosillabi, l’amica sapeva che lei si vedeva con Ray, ma non le aveva mai detto dei suoi dubbi, come invece aveva fatto con Elizabeth, era felice di averla conosciuta, sperava anche lei con tutto il cuore che non ci fosse bisogno del suo intervento con il fratello, e poi era troppo felice, tra due settimane avrebbe fatto il suo ingresso al braccio di Ray e la loro relazione non sarebbe più stata segreta.

Non aveva detto nulla alla madre, l’aveva vista molto turbata e si era detta che era meglio rimandare a tempi più sereni, aveva avuto l’intuizione giusta vista la telefonata che aveva ricevuto prima di arrivare, con Ray.

Sì girò su un fianco e si ripromise di addormentarsi, tra poche ore il sergente istruttore avrebbe fatto scattare l’intera camerata e sarebbe iniziato l’inferno, e all’inferno è meglio andarci riposati!

RIFUGIO
AJ durante la mattinata aveva scritto parecchio, poi nel pomeriggio era andato a fare una passeggiata per i boschi e adesso che era ormai buio e il sonno pareva non volesse arrivare, stava indugiando sui pensieri che gli erano venuti nel pomeriggio.
Aveva deciso di proseguire raccontando mano a mano dei suoi anni allo JAG, ma il pensiero tornava al Vietnam, una volta lo aveva detto a Rabb, quella guerra ha lasciato lunghe ombre, e purtroppo non era stata l’unica a lasciarne.
Mentre si inoltrava nella boscaglia si era ricordato di un’altra fitta foresta, e dell’agguato che ne era seguito…

Approssimativamente siamo alla
FINE ANNI 60, INIZIO ANNI 70
VICINO AL FIUME T’CHAO

Era in perlustrazione con i suoi uomini quando erano caduti in un imboscata, erano accerchiati e pareva che fosse tutto perduto, quando ecco iniziare gli spari; non che fino ad allora non ce ne fossero stati, ma questi erano diversi, arrivavano dall’alto, e ad ogni colpo cadeva un vietcong….alla fine aveva contato 18 colpi, e c’erano 18 soldati nemici a terra, un cecchino aveva salvato lui e la sua squadra…

RIFUGIO
Aveva raccontato i fatti a Rabb, gli stava affidando la difesa di quel soldato, che si era cacciato nei guai, lui gli doveva la vita, e come minimo gli avrebbe fornito la migliore difesa possibile; anche se sapeva che non sarebbe stato facile visto quello che aveva combinato, c’era la guerra in Bosnia e lui aveva rifiutato in modo davvero particolare di eseguire un ordine…

1995
BASE DI QUANTICO

Un sergente istruttore sta facendo esercitare dei futuri tiratori scelti in un campo della base, arrivò una jeep e il colonnello che ne scese andò dal sergente per congratularsi del suo nuovo incarico, gli disse che sarebbe andato ad addestrare degli uomini direttamente sul campo per i corpi di pace i Bosnia, e si voltò per allontanarsi.

Il sergente gli disse che lui aveva preso degli accordi con i precedenti comandanti della base e che lui non sarebbe dovuto partire, ma il colonnello salì sulla jeep e gli disse di prepararsi per l’indomani, e partì, ignorando palesemente il suo sottoposto, che si fece dare un fucile da uno degli uomini e mentre la jeep era già distante fece fuoco, colpendo lo specchietto retrovisore dal lato del colonnello.
Questi fece partire la denuncia per tentato omicidio nei confronti del sergente e qui l’ammiraglio narrò a Rabb e alla Krennick della sua disavventura in Vietnam, affidò a Rabb il caso, ed egli parti immediatamente per la base di Quantico, insieme al tenente Austin.
Il colonnello Gordon voleva sistemare la questione in tempi brevi, ed era seccato che non si potesse chiedere la pena di morte, era una cosa prevista solo in caso che fosse stato omicidio premeditato, e lui era vivo, quindi doveva accontentarsi di sbatterlo in cella e fuori dal corpo dei marines, ma Rabb chiese del tempo dato che si doveva evitare troppo interesse da parte della stampa sul caso.

Chiese di andare a parlare col prigioniero, l’uomo che vide pareva tutto meno che preoccupato, gli disse che lui era in una posizione favorevole, aveva degli accordi con i comandanti precedenti della base per cui lui sarebbe dovuto rimanere in servizio solo per addestrare gli uomini a cavarsela e non sarebbe più andato direttamente sui campi di battaglia, ma il colonnello Gordon non aveva voluto ascoltarlo.

“Sa lei anni fa salvò la vita ad un giovane tenente, ora è l’ammiraglio Chegwidden, vuole che abbia la migliore difesa possibile.”
“Ho salvato la vita a tanti giovani tenenti laggiù….”
Spiegò ad Harm che era bravo come istruttore perché sapeva un sacco di cose, una frase sconcertò un poco l’avvocato…
“Per esempio, so bene che o lei è gay nonostante le apparenze, o lavora con una donna che porta un profumo di lilla.”

Quando tornò nell’ufficio che era stato assegnato loro per le indagini, e stava osservando cosa Mag avesse trovato sullo stato di servizio del sergente, non seppe astenersi dal verificare…e si stupì, la fragranza era molto leggera, ma era sicuramente lilla…come avesse fatto Crockett a percepirla addosso a lui era un mistero, ma aveva altro a cui pensare.

I rapporti sul sergente erano per la maggior parte criptati, insomma non c’era modo di sapere qualcosa sul passato di quell’uomo.
Mag era sorpresa.
“Ma perché segretare tutto in questo modo?”
“Semplice per non far sapere che addestriamo uomini alla guerriglia, specie in altri stati.”

A volte Harm trovava l’ingenuità della collega davvero disarmante, ma adesso la sua priorità era scoprire qualcosa che lo aiutasse a difendere Crockett.

Telefonò alla Krennick per avere maggiori informazioni, il dialogo lo mise un po’ in crisi.

“Capitano, se ha dei problemi con l’indagine posso sostituirla con altri.”
“Non ho dei problemi, mi occorrono delle informazioni, altrimenti io non ho un indagine…”
“Che strano…mi è sembrato di sentirla implorare il mio aiuto?”
“Io non imploro…”
“Forse dovrebbe imparare a farlo!”
Harm pensò per alcuni secondi come tenere lontana da se quella donna, e nello stesso tempo farsi dare le informazioni che gli servivano….decise che le due cose erano difficilmente attuabili insieme, era evidente che lui le interessava e la cosa lo metteva a disagio perché quella donna gli pareva attraente come una mantide religiosa, sì, l’insetto che si nutre del suo compagno dopo l’accoppiamento.

“Ecco, sarei felice di ogni aiuto che lei potesse darmi nel ricevere maggiori dettagli sulla carriera di tiratore del sergente.”
“Farò il possibile per venirle incontro capitano.”

Dopo quella poco attraente conversazione andò con Mag a ispezionare la stanza del sergente, che trovarono piena di trofei ricevuti per l’abilità al tiro, nelle gare che i marines organizzavano annualmente, poi andarono a parlare al prigioniero, e scoprirono la sua evasione, era fuggito sulle colline che attorniavano la base; per il colonnello Gordon quello chiudeva l’inchiesta avrebbe mandato i suoi uomini a stanare il fuggitivo.

Mentre gli uomini si preparavano arrivò la Krennick con lo stato di servizio del sergente, Harm e Mag dettero uno sguardo veloce alle carte e trovarono il libretto su cui annotava le missioni, Mag domandò ad Harm di che si trattava.
“Un tiratore scelto deve segnalare ogni uccisione compiuta.”
Sfogliò il libretto e arrivo all’ultimo foglio compilato.
“163…”
Mag si stupì
“Pare impossibile pensare che abbia ucciso 163 persone.”
Harm inarcò un sopracciglio e sorrise dell’ingenuità della collega.
“Impossibile? Se ne uccidono molte di più sganciando un solo missile sulle postazioni nemiche! Ma adesso preoccupiamoci del sergente.”

Uscirono all’aperto i marines erano pronti a partire alla ricerca con i sensori di calore, Harm chiese di andare con loro; il colonnello era contrario, ma lui fece notare che come legale del sergente avrebbe potuto aprire un inchiesta su di lui per intralcio alle indagini.

“E cosa crede che mi farebbero, lei è un avvocato, non può andare in missione con i miei marines!”

Intervenne Mag.

“Signore, un inchiesta dello JAG, comunque si concluda, ha effetti paralizzanti sulla carriera, glielo lasci fare il volo in elicottero.”

La minaccia implicita ebbe l’effetto sperato ed Harm si ritrovo in partenza con mimetica e volto colorato, mentre si dirigevano sul luogo in cui i sensori avevano avvistato una zona di calore che doveva corrispondere al sergente, lui disse che sarebbe rimasto indietro, la risposta del marines fu sarcastica, ma non potè replicare in alcun modo…

“È ovvio signore, la Marina sta sempre al largo quando noi marines andiamo all’attacco!”
Poco dopo quegli uomini si ritrovano a scendere dall’elicottero con cui erano saliti, privi dei vestiti, erano caduti nell’imboscata del sergente, che non aveva fatto loro del male, ma li aveva umiliati per bene.
Il colonnello era furibondo, chiese dove fosse finito quel dannato avvocato, e gli venne riferito che era rimasto staccato da loro e non ne avevano notizie.

Dissero al tenente Austin che probabilmente era già stato catturato.

“Voi non conoscete il capitano Rabb.”
“E lei non conosce Gunny!”

Nel frattempo era scesa la notte, Harm aveva individuato il sergente, ma si era tenuto a debita distanza, sistemando le sue piastrine in modo che al mattino con la luce dal sole facessero riflesso e lo distraessero mentre si avvicinava.
Il mattino seguente, il sergente notò il trucco, e commentò che era un po’ vecchio, Harm si avvicinò e scopri un filo metallico che lo avrebbe fatto scoprire, indietreggiò e non si avvide di una altro filo, che aveva messo allo scoperto passandoci sopra, e che mentre andava indietro si incastrava ai suoi anfibi….un esplosione e un razzo da segnalazione rischiarò l’alba.

Dal campo altri elicotteri si stavano preparando al decollo, Mag venne richiamata dal colonnello che la voleva lasciare a terra, ma lei caparbiamente ottenne di salire a sua volta, per raggiungere il collega.
Intanto Harm seduto su un albero caduto stava intagliando un ramoscello.
“Venga fuori Gunny, sono solo!”
“Se invece di un razzo da segnalazione avessi usato una mina, lei sarebbe morto!”
“La ringrazio di essersi contenuto!”

L’uomo scese dal declivio, dietro ad Harm, era ammirato.

“Credevo che gli avvocati dello Jag fossero solo palloni gonfiati, ma devo riconoscere che lei ha dei numeri, dove ha imparato? Non sapevo che agli avvocati insegnassero tecniche di guerriglia.”
“Lo devo ad una gioventù bruciata in Laos, insieme ad un certo Stricker.”
“Lei è stato con Francis Stricker? Ma andiamo è troppo giovane!|”
“Nemmeno sua madre lo chiama più Francis… Mio padre era disperso in Vietnam e io a 16 anni andai a cercarlo.”
“No questa proprio non la bevo…”

Harm stava per replicare quando i due elicotteri in volo distolsero la loro attenzione; si nascosero, lui voleva convincere “gunny” ad arrendersi e per farlo lo seguì senza dire altro.
Egli gli racconto di alcune sue missioni, in una di queste aveva dovuto dare la caccia ad un cecchino che dai tetti di Beirut sparava sui soldati americani di guardia all’ambasciata o all’aeroporto, fu la volta di Harm di dubitare della sua parola quando gli disse che quando lo prese era distante oltre due km. (è un telefilm che pretendete?)

Una frase colpì Harm
“Non mi piaceva quello che facevo, ma avevo imparato a farlo bene, e il comandante Garcia mi aveva accordato questa tregua in attesa della pensione, il colonnello mi deve stare a sentire.”

Dopo un po’ avvistarono alcuni dei marines.

“Adesso basta, si arrenda e mattiamo fine a questa farsa, un pareggio.”
“Non mi piacciono le partite che finiscono pari…”
E dicendo queste parole prese la mira, Harm fece per fermarlo, ma ormai era tardi il colpo era partito.
E aveva centrato un alveare che stava sulle teste degli ignari marines, che si ritrovarono a dovere fuggire dalla postazione.
Harm si alzò e invitò il sergente per l’ennesima volta alla resa, egli nego ancora, ed essendo lui armato invitò l’avvocato ad andarsene, questi aveva ancora in mano il cannocchiale con cui avevano stanato i soldati di prima, fece per ridarglielo, ma appena il sergente ebbe una sola mano sul fucile con un rapido movimento gli prese l’arma.

“Adesso scendiamo.”
Il sergente non si arrese così facilmente, prima invitò l’avvocato a sparagli, e visto che non era certo nelle intenzioni del capitano farlo, finirono con il fare a pugni, Harm riuscì a prendere il sopravvento e puntandogli un coltello alla gola gli chiese fin dove voleva spingersi.

Il sergente gli rispose di non capitargli mai nel mirino.

Invece fu proprio lì che andò, una volta rientrati alla base lui aveva cercato di convincere Gordon, durante una corsetta mattutina, che il lavoro che avevano fatto fare a Crockett lo aveva portato ad ignorare la sua coscienza a lungo e adesso non era giusto chiedergli di farlo di nuovo, il colonnello obbiettò che non c’erano rapporti a proposito della storia asserita dal sergente, quel pomeriggio Rabb disse che avendo contattato il comandante Garcia sapeva che aveva dato la sua parola e si aspettava venisse rispettata anche senza un rapporto scritto.

“Ma rimane il fatto che ha tentato di uccidermi, non posso passarci sopra!”
“Colonnello, con tutto il rispetto, ma se gunny avesse voluto ucciderla lei adesso sarebbe morto.”
“Comandante, ero su un automezzo in movimento, a quasi un km di distanza, e lei vuole farmi credere che aveva mirato allo specchietto?”
“Sì signore, e glielo posso dimostrare, mi conceda di far ritentare il tiro al sergente.”

Il colonnello concesse, e il mattino seguente erano al campo dove era avvenuto tutto, Harm chiese al sergente se quando aveva sparato intendeva colpire il colonnello, e a risposta negativa gli disse che avrebbe guidato lui la jepp lungo la strada per permettergli di dimostrarlo senza mettere in pericolo la vita del colonnello.
Il sergente gli disse che era serio quando gli aveva detto di non mettersi davanti al suo mirino, e Harm replicò:

“Qui non si mette in dubbio la sua serietà, ma le sue intenzioni quel giorno!”

Nel frattempo si avvicinò un altro automezzo da cui scese l’ammiraglio, Harm si volto verso la Krennick.
“Cosa ci fa qui?”
“L’ho chiamato io, per fermare questa sciocchezza!”
Invece l’ammiraglio dopo avere ricevuto il saluto dai sottoposti, si rivolse a Crockett.
“Mi hanno detto che oggi ci sarà una sua esibizione di tiro, splendida giornata per un’esercitazione, vero?”
“Sì, signore.”

Harm salì sulla jepp, Mag lo accompagnò al mezzo e gli chiese se era sicuro di quel che stava facendo, lui le rispose che ormai era un po’ tardi per tornare indietro.
Partii e arrivato al punto stabilito blocco il mezzo quando il proiettile mando in frantumi lo specchietto sinistro dell’auto, un sospiro di sollievo gli venne spontaneo prima di girarsi a sorridere a chi stava guardano col binocolo.
Il colonnello decise che non poteva non lasciare cadere le accusa di tentato omicidio, condannò il sergente a rifondere il costo dello specchietto e a rimanere consegnato in caserma a mezza paga per qualche mese.

L’ammiraglio invitò il sergente a bere una birra con lui per ricordare i vecchi tempi, Harm arrivò in tempo per sentire la risposta di gunny.
“Si, signore, con vero piacere.”
E gli disse, a bassa voce.
“Non lo ha ancora riconosciuto, vero?”
“Un sergente non può dire ad un ammiraglio che non lo riconosce.”

Nel frattempo la Krennick si avvicinò, mandò la Austin in libera uscita fino al mattino seguente, e Harm stava iniziando a sudare freddo, quando l’ammiraglio che si stava allontanando si voltò.
“Capitano Rabb, si unisca a noi!”
“Si, signore.”

Ad Allison Krennick non rimase che guardare piccata la sua preda che le sfuggiva per l’ennesima volta.

RIFUGIO
Quella volta ho avuto la netta impressione che Harm avesse tirato un sospiro di sollievo ancora più grande di quello che doveva avere fatto quando il sergente aveva sparato allo specchietto e non a lui.
Ma si era lasciato trascinare dai ricordi, era tornato a pensare al primo anno allo JAG, quando le sua intenzione era di andare oltre.
Be’ e che importa? Ne ho di tempo, meglio lasciare che i ricordi vengano da soli che cercarli…

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